«Venezia, la salvezza è da costruire al Penzo»
Miceli, pupillo di Novellino, segnò il suo unico gol in A proprio contro la Fiorentina: «Potrebbe decidere il fattore campo»
Michele Contessa
Michele Contessa /VENEZIA
Un Micio e un Cagnaccio, due centrocampisti-diga, quasi insuperabili. Walter Novellino costruì il Venezia da promozione sui gol di Cossato e Schwoch, sbarrando però la strada agli avversari con un tandem di neutralizzatori che erano Beppe Iachini, il Cagnaccio, e Salvatore Miceli, il Micio. Stesso copione anche l’anno successivo in Serie A, ma serviva qualità in mezzo al campo e Zamparini consegnò al tecnico la classe cristallina di Sergio Volpi. Miceli doveva partire come rincalzo, ma riuscì a collezionare 27 presenze, segnando anche un gol, l’unico messo a segno in Serie A. Contro chi?
«E come posso dimenticarlo», ribatte l’ex centrocampista arancioneroverde, 47 anni, rientrato nella sua Calabria, «contro la Fiorentina».
Prossimo avversario del Venezia, lunedì 18 ottobre, al Penzo.
«Segnai sotto la curva dei nostri tifosi in un pomeriggio indimenticabile: il mio gol, la tripletta di Alvaro Recoba, la vittoria roboante contro la Fiorentina di Batistuta, Oliveira, Cois, Toldo, Trapattoni in panchina. Stavamo attraversando un periodo di grazia, credo che contro i viola arrivò la quinta o sesta vittoria consecutiva in casa. Ecco, il Venezia di Zanetti deve costruire al Penzo la sua salvezza, è a Sant’Elena che devono essere conquistati i punti per rimanere in Serie A».
Era il 14 marzo 1999, minuto 42 del primo tempo e Recoba aveva già beffato Toldo su calcio di punizione.
«Alvaro calciò un corner con la solita maestria, mi infilai tra un paio di difensori e centrai di testa la traversa, sulla ribattuta fui il più lesto, ma Amoroso ribatté sulla linea, al terzo tentativo il pallone entrò. Sembrava un flipper».
Miceli sopra i cartelloni pubblicitari, braccia al cielo verso i tifosi, sorretto alle spalle da Pippo Maniero, poi, qualche minuto dopo, arrivò il tris di Recoba, ancora su calcio di punizione, nella ripresa segnarono nel finale Esposito (su rigore) e ancora il “Chino”.
«Mi piace come ha giocato il Venezia in Serie B, adesso sta cercando di riproporre lo stesso sistema anche in Serie A. È ovviamente più difficile, ma vedo che non ha perso l’animus pugnandi, è una squadra che gioca, corre, pressa, deve fare i conti con avversari di livello superiore rispetto alla passata stagione, ma quando hai un’idea di gioco ben precisa, sei già sulla buona strada. Mi auguro che possa salvarsi, per la città, i tifosi che non dimenticherò mai».
Dopo la salvezza andò in prestito al Napoli.
«Centrai un’altra promozione con Novellino, rientrai al Venezia e inizialmente feci parte della rosa di Prandelli in Serie B. Nel girone d’andata giocai spesso, poi Cesare preferì un centrocampista più tecnico come Maini, da affiancare a Marasco, e a gennaio andai al Piacenza a titolo definitivo».
Sempre con Novellino.
«Se non sei nettamente superiore, in Serie A sono gli episodi a decidere le partite, tante squadre sono più o meno sullo stesso livello, bisogna che il Venezia sappia portare gli episodi dalla sua parte, come è accaduto a Cagliari nell’ultima partita. È una squadra che subisce poco, concede poco, deve imparare a capitalizzare di più le occasioni che crea. Lo scorso anno mi impressionò Maleh, e la Fiorentina l’ha preso, mi piace tantissimo Johnsen, si vede che il norvegese ha numeri e qualità, può crescere ancora. Lunedì? Sarà una bella partita, la Fiorentina ha una squadra interessante, ma il fattore campo potrebbe risultare decisivo». —
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