Modolo, dalla D alla A un salto incredibile «Non me lo sarei mai immaginato»
Intervista al capitano del Venezia che non potrà esordire a Napoli causa squalifica: «Sento grande entusiasmo»
Simone Bianchi
VENEZIA
Sembra passata una eternità dal campionato di Serie D 2015-16 a trazione statunitense, alla Serie A di oggi. Dai campi di Dro, Seren del Grappa, Levico o Tamai, quest’ultimo circondato dagli stand della Sagra della Renga con i suoi profumi, mentre Marco Modolo inseguiva gli attaccanti friulani in area di rigore. Modolo che oggi è il capitano di un Venezia che dopo sei anni è pronto a calcare l’erba di stadi come San Siro, l’Olimpico o il Maradona, dove esordirà il 22 agosto. Un percorso eccezionale, che a guardarsi indietro quasi neppure ci si crede.
«Non sembra vero a pensarci, eppure ci siamo», osserva Modolo,«a livello personale, un calciatore o ci arriva perché è fortunato e cresce in un settore giovanile importante, oppure come me, che mi sono rotto il ginocchio all’Inter Primavera, deve ripartire quasi da zero. A 22 anni mi sono chiesto se il calcio potesse essere la mia vita o se fosse meglio fare altro. Però, è ancora più bello quello che guadagni un passo per volta. Ma dietro a questa scalata c’è anche tanto impegno, ci sono sacrifici, ti senti ripagato per questi anni e per tutta la carriera. Ora l’obiettivo è rimanere in A».
Ci avrebbe mai creduto?
«Nessuno se lo sarebbe mai immaginato, me compreso, sei anni fa. Sapevo solo che c’era una proprietà importante. Favaretto mi chiamava ogni giorno per firmare, e poi la figura di Perinetti era la garanzia maggiore».
Quali sono i suoi ricordi più forti a oggi?
«La finale di ritorno dei playout di B persa con la Salernitana, il punto più basso. Dopo due anni importantissimi con Inzaghi, fu una marcia indietro incredibile. Ne ho sofferto tanto, ma ci è servito per fermarci e ripartire. In A siamo arrivati anche per merito di quella sconfitta. Poi penso alla vittoria di Padova in C, che ci ha lanciati verso la promozione in casa dei rivali storici. E ovviamente il ritorno con il Cittadella di pochi mesi fa».
Come sta iniziando questa stagione?
«Le emozioni sono tante, diciamo che da quando è uscito il calendario abbiamo realizzato quello che abbiamo fatto. Sento grande entusiasmo e voglia di lavorare per essere pronti il 22 agosto. Abbiamo la mente focalizzata sul Napoli».
Lei però salterà l’esordio per squalifica.
«Lo so, mi spiace immensamente, ma l’ammonizione è servita a qualcosa contro il Cittadella. Alla fine mi perdono da solo. Spero di poter seguire i compagni a Napoli».
Quando è uscito il calendario ha cercato qualche sfida in particolare?
«Quelle con Juventus, Inter e Milan».
La conferma di Zanetti è la miglior mossa di mercato del Venezia?
«Sì, come la riconferma del gruppo storico. Ci permetterà di ripartire con idee di gioco, filosofia e mentalità che già conosciamo. Ora sta a noi essere bravi a inserire i nuovi compagni nell’ambiente. Chi è arrivato è un buon giocatore, ma soprattutto una brava persona, vedi Caldara».
Nel vostro spogliatoio siete passati dal dialetto alle lingue straniere.
«Il presidente dice che siamo internazionali, noi dobbiamo imparare l’inglese e loro l’italiano. Per ora ci capiamo bene».
È più difficile partire favorito per una promozione o per salvarsi in A?
«A livello psicologico sono cose totalmente differenti, ma la pressione è comunque tantissima, si sente».
Lei, Svoboda, Caldara e Ceccaroni, pronti da centrali a sfidare Ronaldo, Lautaro o Immobile?
«Saremmo battuti in partenza pensando solo a questo. Dobbiamo prima crescere nell’identità tattica difensiva come reparto». —
I commenti dei lettori