In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni
i ricordi di una venezia lontana

I mitici anni Cinquanta alla Giudecca con la Junghans che sfidava la Reyer

Laura Bergamin
2 minuti di lettura

VENEZIA

A Venezia oltre alla Reyer, ci fu un’altra squadra che negli anni ’50 approdò in Serie A di basket, la Junghans Giudecca. Ricordi di una Venezia lontana, tornati alla memoria grazie agli aneddoti dell’epoca in un incontro dal titolo “Quando la Giudecca giocava in Serie A di basket. Il miracolo del Dopolavoro Junghans” , organizzato alla Giudecca, al Centro civico Zitelle da Il Provvisorio, progetto che vede coinvolte molte associazioni di volontariato, in collaborazione con l’Università Iuav.

A Venezia il basket ebbe una fortissima diffusione nel territorio veneziano e arrivò ben presto anche alla Giudecca dove si organizzarono i primi tornei cittadini, alimentato poi nel corso degli anni nei vari dopolavoro aziendali, sia femminili che maschili. La stagione del basket giudecchino raggiunse il suo apice negli anni ’50, con due campionati disputati dallo Junghans nella massima serie e gli appassionati derby della laguna con la Reyer.

Claudio Bonamano del Panathlon club di Venezia ha moderato questo incontro che ha visto la partecipazione di molti ospiti, tra i quali tre storici capitani della Reyer, Manolo Guadagnino, Stefano Gorghetto e Mario Guerrasio e degli eredi di quelli che realizzarono il miracolo sportivo dello Junghans. A corredare l’incontro una mostra fotografica di immagini di quei tempi e di cimeli anche della Reyer. Per spiegare questo miracolo sportivo, Stefania Bertelli e Pietro Lando hanno illustrato il contesto pre industriale e industriale della Giudecca. Un’isola, grande polo industriale della città, molto abitata dove grande importanza assunsero le associazioni del Dopolavoro. Fu così che nacquero le associazioni sportive di calcio, di basket e la bocciofila. A presiedere la società di pallacanestro c’era Nino Passoni, il cui figlio Carlo ha raccontato alcuni aneddoti «Si giocava all’aperto, con la pioggia, il vento, la neve, i giocatori erano tutti imbacuccati e ricordo che noi ragazzini correvamo a casa a prendere le borse dell’acqua calda e dei mattoni refrattari per portarle ai giocatori che, nelle pause, si scaldavano sotto le coperte».

Tempi eroici ma una volta a Venezia a basket si giocava sempre all’aperto, spesso nei patronati. «Ricordo anche», continua Passoni” che all’epoca vi era un arbitro unico che aveva il cronometro, sempre e rigorosamente di marca Junghans. Memorabile fu la promozione in A dello Junghans. «Si giocava all’aperto», raccontano, «ma cominciò a piovere e non si poteva più giocare. Si spostarono così tutti alla Misericordia e dopo un secondo tempo equilibrato, allo scadere, Gigi Marsico, partendo da metà campo, segnò il canestro decisivo» . Molti ricordi anche da parte di Stefania Bertelli, che ebbe entrambi i genitori, che giocarono nelle squadre giudecchine: «Mia mamma mi raccontava che all’inizio giocavano con le gonne sotto il ginocchio, che i terreni erano fangosi e i palloni non rimbalzavano, ma si divertivano tanto». Bonamano ha ricordato che il 2 ottobre vi sarà un open day all’isola di San Servolo, dedicato al basket dove si ricorderanno nuovamente le origini di questo sport a Venezia. —

Laura Bergamin

I commenti dei lettori