Fu un ottimo fiorettista «La scherma mi ha aiutato»
S.B.VENEZIA
Lo spirito olimpico, in Marco Balich, è un aspetto che risale fin dalla sua gioventù, quando era uno schermidore al Dielleffe. Con il fioretto ha ottenuto ottimi risultati in un periodo in cui la scuola veneziana e mestrina dominava la scena mondiale. E nel 1979 arrivò anche vicino alla convocazione per le Olimpiadi estive di Mosca dell’anno successivo. «Furono quelle del boicottaggio», ricorda lo stesso Balich, «poi, per carità, davanti avevo personaggi di un livello assoluto nella nazionale italiana. Ma anche il solo fatto di essere nel gruppo dei papabili fu una emozione enorme. A Mosca non ci andai, tuttavia il legame con le Olimpiadi è rimasto fortissimo».
E sulla scherma aggiunge: «Credo che a questa disciplina io debba rivolgere due grandi ringraziamenti. Prima di tutto la scherma è una disciplina sportiva che ti fa concentrare, ti mette in una sfida con qualcuno, o vinci o perdi, e se perdi ci devi riflettere perché è solo colpa tua. Una sconfitta ti deve stimolare a rialzarti. Su questo aspetto mi è stata molto utile nella vita. Poi, l’aver fatto un anno all’estero dopo la delusione della mancata Olimpiade a Mosca. Andai a Chicago negli Stati Uniti, trapiantato in un’altra famiglia per aprirmi gli orizzonti. La disciplina che si vive nella scherma mi ha ampliato le vedute e reso abitante felice del nostro pianeta». —
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