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Quinzi e Moroni sono in semifinale

Due ventenni azzurri alla ribalta, possibile una finalissima tutta italiana. Avanti anche Petrovic e Krueger. Arnaboldi ko

di Simone Bianchi
2 minuti di lettura

MESTRE. L’Italia va a caccia della Save Cup con Quinzi e Moroni. Due squilli, due modi totalmente diversi di imporsi nei quarti e raggiungere la semifinale in programma oggi. Una battaglia di nervi e di tecnica quella affrontata dal primo, una prova di forza e controllo quella del secondo. Ventenni terribili che vogliono dire la loro a Mestre e in questo modo far felici gli organizzatori che sognano una finale tutta azzurra. Il livello delle quattro partite disputate ieri è stato alto. Ad aprire la giornata del singolare, Moroni sul campo centrale. Avversario di turno il lituano Laurynas Grigelis, giustiziere di Luca Vanni giovedì e tennista capace di grandi alti e bassi. Moroni si è messo subito a suo agio, giocando sciolto e libero da pensieri come aveva fatto anche l’altro ieri contro il bosniaco Brkic. Ne è nato un set veloce, chiuso 6-2, e doppiato da un 6-0 che non ha ammesso repliche. Avere un italiano in semifinale era già una cosa importante per gli organizzatori del XVI Venice Challenge, oltretutto Moroni è un talento emergente portato a Mestre dalla Fit con una wild card in tabellone principale. Pochi minuti dopo a qualificarsi per le semifinali è stato il serbo Danilo Petrovic, che sul campo 3 ha perso il primo set 6-1 con lo spagnolo Gutierrez-Ferrol, riuscendo poi a girare la partita e imporsi 6-4 6-1. Un risultato che ci sta, non fosse per la seconda testa di serie che porta in dote il serbo. Fin qui tutto come da pronostico. Poi tocca ad Andrea Arnaboldi e allo statunitense Mitchell Krueger, testa di serie numero 1 mancata di un soffio all’ultimo momento. Il mancino milanese è apparso in difficoltà dai primi giochi. Il problema? Solo fisico, un risentimento muscolare alla coscia. Poca resistenza e limitazione nei movimenti, tutti problemi gestionali per una partita che si poteva mettere sulla battaglia tra i due. Alla fine il nordamericano ha chiuso 6-2 il primo set e sul 3-0 del secondo Arnaboldi ha alzato bandiera bianca. Il tutto in 57’ di gioco. Ecco che allora gli occhi del pubblico si sono spostati tutti sul centrale. Derby italiano vero, quello tra Gianluigi Quinzi e Lorenzo Giustino. Un piccolo Fognini quest’ultimo, per somiglianza, modo di muoversi sul campo e vestiario. Le differenze? Tecniche e di conto in banca. Buon primo set quello comunque da lui giocato, con Quinzi in difficoltà, macchinoso nei movimenti da fondocampo e troppo falloso. Tanti errori gratuiti che potevano costargli la partita, e invece dopo il 2-6 iniziale il talento marchigiano, quarta testa di serie a Mestre, ha ingranato la marcia giusta. Un diesel, come già visto in altre occasioni, più forte anche delle vesciche ai piedi. Ed ecco che tutte le occasioni giuste le ha poi sfruttate, con Giustino a innervosirsi mentre gli saltavano in continuazione corde alle racchette. Tie-break per Quinzi a 5 e parità. L’ultimo set il talento marchigiano ha fatto il break, si è portato 4-2, ha retto all’urto del ritorno di Giustino e poi ha chiuso i conti 6-3. L’obiettivo è ora la finale, si può fare e per lui non sarebbe la prima.

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