Sposi e atleti da dieci anni l’Ironman per festeggiare
Elena Padovese e Adriano Gall chiudono la prova di triathlon in 13 ore e 32 minuti All’arrivo mano nella mano, il loro bimbo ad applaudirli. «Pronti per altre gare»
di Simone Bianchi
2 minuti di lettura

MESTRE. Dieci anni di matrimonio rappresentano una data significativa da festeggiare, ma c’è chi non si accontenta di una cena al ristorante o di un weekend in montagna, e punta dritto a un triathlon di classe Ironman. Protagonista è una coppia speciale, che ha fatto di questo sport non un passatempo, ma un momento per condividere davvero molto, perfino una ricorrenza come questa. Lei è di Concordia e si chiama Elena Padovese, lui invece è triestino ed è Adriano Gall. Una coppia d’acciaio, pronta a misurarsi perfino con l’Ironman e le sue distanze da capogiro per mettere alla prova il fisico. E ad attenderli al traguardo, che hanno tagliato mano nella mano, Elena e Adriano hanno trovato un tifoso speciale, il loro bambino di un anno.
«È vero, è stato un modo decisamente insolito per festeggiare dieci anni di matrimonio», racconta Elena Padovese che ora vive a Trieste con il marito, «Ma per noi era una sfida e un obiettivo da raggiungere. Due anni fa ci eravamo preparati per l’Ironman dopo aver disputato varie gare su distanze minori, però quasi contemporaneamente abbiamo scoperto che non eravamo rientrati tra gli iscritti. E io avevo saputo che sarei diventata mamma. L’insieme di queste cose ci ha spinti a riprovarci e a legare la prova al nostro anniversario. Tutto combaciava perfettamente».
Elena Padovese nella vita quotidiana è una personal trainer certificata Ironman coach, mentre il marito è un business coach. Sabato 23 settembre a Cervia si sono cimentati, insieme ad altri 2.600 iscritti provenienti da ogni angolo del pianeta, nella gara massacrante che prevede 3,8 chilometri a nuoto, 180 di bicicletta e una maratona per chiudere. Tempo limite totale: 16 ore. Alla fine ce l’hanno fatta guardando con disinvoltura il cronometro al polso, perché alla fine quello che contava era tagliare il traguardo e poter festeggiare assieme questo momento speciale, prima di correre ad abbracciare il piccolo Edoardo. Il tempo complessivo per la coppia sotto al traguardo? 13 ore, 32 minuti e 27 secondi. Tanto di cappello e comunque tanta gioia per i due protagonisti. «Non so se possa essere letta come un’impresa perché alla fine il podio è rimasto ben lontano», sottolinea la “mamma d’acciaio”, «Ma ci sono molti altri aspetti che si mescolano. Non ultimo il fatto che in un anno, arrivando da una gravidanza, non è facilissimo prepararsi fisicamente e psicologicamente per un Ironman. Non lo sarebbe per molte altre cose, quindi di sicuro non lo è per una prova stressante come questa».
Ma la strategia ideata dalla coppia prevedeva che Elena prendesse vantaggio nella frazione di nuoto, mantenesse il distacco durante il tratto in bici, per poi essere raggiunta dal marito durante la maratona, data la sua minore velocità in quella frazione. Ma non tutto è andato esattamente secondo i piani. Le difficoltà non sono mancate, come la temperatura dell’acqua dell’Adriatico di 18,4 gradi, che dopo più di un’ora di nuoto ha intorpidito mani e piedi. Ma pure le cinque soste forzate del marito durante la frazione in bici, dovute alla perdita di una borraccia e alla caduta della catena. Infine il vento a sfavore durante tutti gli ultimi 90 chilometri della seconda tratta. La moglie nel frattempo ha rispettato la strategia stabilita, senza però vedersi raggiungere dal marito. Così al 30esimo chilometro della maratona ha deciso di rallentare per aspettarlo e concludere insieme la gara. E adesso? «Ci aspettano tante altre gare», conclude Elena Padovese, «a partire dalla Corsa della Bora, il 6 gennaio». Un nome che è tutto un programma, visto che si correrà in salita e al gelo.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
«È vero, è stato un modo decisamente insolito per festeggiare dieci anni di matrimonio», racconta Elena Padovese che ora vive a Trieste con il marito, «Ma per noi era una sfida e un obiettivo da raggiungere. Due anni fa ci eravamo preparati per l’Ironman dopo aver disputato varie gare su distanze minori, però quasi contemporaneamente abbiamo scoperto che non eravamo rientrati tra gli iscritti. E io avevo saputo che sarei diventata mamma. L’insieme di queste cose ci ha spinti a riprovarci e a legare la prova al nostro anniversario. Tutto combaciava perfettamente».
Elena Padovese nella vita quotidiana è una personal trainer certificata Ironman coach, mentre il marito è un business coach. Sabato 23 settembre a Cervia si sono cimentati, insieme ad altri 2.600 iscritti provenienti da ogni angolo del pianeta, nella gara massacrante che prevede 3,8 chilometri a nuoto, 180 di bicicletta e una maratona per chiudere. Tempo limite totale: 16 ore. Alla fine ce l’hanno fatta guardando con disinvoltura il cronometro al polso, perché alla fine quello che contava era tagliare il traguardo e poter festeggiare assieme questo momento speciale, prima di correre ad abbracciare il piccolo Edoardo. Il tempo complessivo per la coppia sotto al traguardo? 13 ore, 32 minuti e 27 secondi. Tanto di cappello e comunque tanta gioia per i due protagonisti. «Non so se possa essere letta come un’impresa perché alla fine il podio è rimasto ben lontano», sottolinea la “mamma d’acciaio”, «Ma ci sono molti altri aspetti che si mescolano. Non ultimo il fatto che in un anno, arrivando da una gravidanza, non è facilissimo prepararsi fisicamente e psicologicamente per un Ironman. Non lo sarebbe per molte altre cose, quindi di sicuro non lo è per una prova stressante come questa».
Ma la strategia ideata dalla coppia prevedeva che Elena prendesse vantaggio nella frazione di nuoto, mantenesse il distacco durante il tratto in bici, per poi essere raggiunta dal marito durante la maratona, data la sua minore velocità in quella frazione. Ma non tutto è andato esattamente secondo i piani. Le difficoltà non sono mancate, come la temperatura dell’acqua dell’Adriatico di 18,4 gradi, che dopo più di un’ora di nuoto ha intorpidito mani e piedi. Ma pure le cinque soste forzate del marito durante la frazione in bici, dovute alla perdita di una borraccia e alla caduta della catena. Infine il vento a sfavore durante tutti gli ultimi 90 chilometri della seconda tratta. La moglie nel frattempo ha rispettato la strategia stabilita, senza però vedersi raggiungere dal marito. Così al 30esimo chilometro della maratona ha deciso di rallentare per aspettarlo e concludere insieme la gara. E adesso? «Ci aspettano tante altre gare», conclude Elena Padovese, «a partire dalla Corsa della Bora, il 6 gennaio». Un nome che è tutto un programma, visto che si correrà in salita e al gelo.
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