Il Regno Unito sfida il colesterolo cattivo, le Ldl, nei pazienti ad elevato rischio per malattia aterosclerotica cardiovascolare o ASCVD, che vede proprio nell'accumulo di colesterolo Ldl all'interno della placca uno dei propellenti che danno il via alle complicazioni, come infarto ed ictus. Sotto la lente d'ingrandimento ci sono le persone con storia di eventi precedenti (ad esempio infarto miocardico o angina instabile che necessita di ricovero ospedaliero, procedure di rivascolarizzazione coronarica o di altra natura arteriosa, malattia coronarica, ictus ischemico o malattia arteriosa periferica) e che hanno valori persistentemente superiori a 2,6 millimoli/litro, circa 100 milligrammi per decilitro. Per loro il target deve essere più basso. E va raggiunto.
Nasce con questi ambiziosi obiettivi la partnership del NHS (National Health Service) britannico con Novartis, nell'ambito di una collaborazione d'avanguardia basata sull'approccio di "population health", unico nel suo genere.
La collaborazione passa infatti alla fase di implementazione in seguito alla raccomandazione positiva ricevuta dal National Institute for Health and Care Excellence (NICE) per l'uso di inclisiran in medicina generale, con raccomandazioni molto precise. Il farmaco viene indicato per il trattamento di pazienti adulti ad elevato rischio secondo i criteri sopracitati, che presentano livelli persistentemente elevati di Ldl-Colesterolo (2,6 millimoli/litro o più, nonostante la terapia con statine alla dose massima tollerata con o senza ezetimibe).
Inclisiran è il primo e unico agente definito "siRNA" (small-interfering - RNA) in grado di ridurre, interferendo appunto con l'RNA-messaggero, i livelli di colesterolo "cattivo" o Ldl. Agisce in modo complementare alle statine alla dose massima tollerata e una dieta ipolipemizzante, prevenendo la produzione della proteina target nel fegato, aumentando l'assorbimento da parte del fegato stesso di Ldl ed eliminandole dal flusso sanguigno. Inclisiran viene somministrato in una dose iniziale, di nuovo dopo tre mesi e poi solo due volte l'anno con un'iniezione sottocutanea che va fatta da un operatore sanitario.
Gli studi clinici dimostrano che grazie a questo trattamento si può mantenere una riduzione del colesterolo Ldl nei periodi che intercorrono tra le diverse somministrazioni.
La partnership tra Novartis e NHS, che si sviluppa attraverso la collaborazione con il NHS Accelerated Access Collaborative e l'Academic Health Science Network (con il supporto di NHS Digital), vuole aiutare ad identificare, trattare e monitorare in modo proattivo le persone con ASCVD (la sigla sta appunto per malattia aterosclerotica cardiovascolare, condizione che appare legata ad oltre l'85% di tutti i decessi per patologie di questo tipo), che hanno già avuto un evento e debbono quindi raggiungere obiettivi specifici di Ldl.
Secondo le previsioni, in tre anni dovrebbero essere circa 300.000 i soggetti da trattare con inclisiran perché ad elevato rischio cardiovascolare. "Questo approccio a una gestione "population health" è potenzialmente rivoluzionario, in quanto cerca di migliorare la salute di una nazione identificando in modo proattivo gli individui "a più alto rischio", e di introdurre soluzioni efficaci che miglioreranno il loro futuro stato di salute. Ciò rappresenta un progresso significativo nella cura del paziente attraverso un'efficace gestione delle dislipidemie - è il commento di Kausik Ray, Professore di Public Health all'Imperial College London e cardiologo consulente onorario presso l'Imperial College NHS Trust.
"Come medico, vedo molti pazienti in cui i livelli di colesterolo non sono sufficientemente controllati per il loro livello di rischio, spesso nonostante l'uso ottimale delle terapie disponibili, il che li espone a un aumentato rischio di infarto o ictus. Avere un accesso più rapido e più ampio a un farmaco come inclisiran, che offre sia un dosaggio di mantenimento due volte l'anno, sia la possibilità di essere utilizzato in "Primary Care", dove viene curata la maggior parte dei pazienti, nonché di garantire una riduzione sostenuta dei livelli di LDL-C, è una tappa estremamente positiva nella cura del paziente." "Le malattie cardiovascolari sono state a lungo la causa numero uno di mortalità e questo problema irrisolto richiede di re-immaginare il modo in cui ci occupiamo della salute del cuore" - sottolinea Vas Narasimhan, Ceo di Novartis. "Questa collaborazione pionieristica con il NHS britannico ha le potenzialità per stimolare un cambiamento radicale nella salute cardiovascolare nel Regno Unito e conferma l'impegno di Novartis a lavorare con i sistemi sanitari di tutto il mondo per migliorare gli outcome (esiti, ndr) dei pazienti, creando insieme nuove soluzioni di accesso per i farmaci innovativi."