Ogni tanto, soprattutto nella terza età, portate il dito al polso e registrate il numero dei battiti. Se raggiungete i 100 al minuto, parlatene con il medico. Anche se non avete disturbi, potreste soffrire di fibrillazione atriale. E magari potreste aver bisogno di un trattamento mirato, visto che questa condizione comporta una maggior facilità a formare coaguli di sangue che, spostandosi lungo le arterie, possono aumentare il rischio che compaia un ictus.
Il problema è che spesso chi soffre dell'aritmia più comune, specialmente dopo i 50 anni, non sa di averla. Anche se magari presenta elementi che aumentano la possibilità di svilupparla come il sovrappeso.
Fibrillazione atriale, un girovita "oversize" segnala il rischio

Lo studio STROKE AF ha preso in esame poco meno di 500 persone divise in due gruppi, seguite per poi un anno: in una coorte è stato impiantato il rilevatore sotto pelle, nell'altro si è solamente eseguito un controllo attraverso elettrocardiogrammi dall'esterno.
In coloro che avevano avuto l'impianto del "rilevatore" sottocutaneo è stata scoperta una fibrillazione atriale nel 12,1% dei pazienti, contro l'1,8% osservato attraverso i comuni monitoraggi. Il tutto nonostante gli episodi di disturbo del ritmo non fossero particolarmente brevi, con una durata di oltre un'ora.
Ma in tutti i casi i pazienti non si accorgevano di quanto avveniva nel loro cuore. Il dato è di estrema importanza per i casi di ictus criptogenetico, ovvero senza una causa dimostrata: grazie a questa tecnologia, in futuro, si potrebbe arrivare a sviluppare un trattamento mirato sulla coagulazione anche in soggetti a rischio, ma senza sintomi di fibrillazione atriale.

Col tempo questa situazione tende a deteriorare la funzione cardiaca e anche l'attività di spinta del sangue verso l'organismo che il muscolo cardiaco normalmente esercita. Durante l'aritmia viene a mancare quindi un'efficace contrazione atriale. Le camere atriali sono praticamente immobili e progressivamente si dilatano. L'attività elettrica atriale rapida viene condotta come di consueto ai ventricoli attraverso il nodo atrio-ventricolare, che filtra e riduce la frequenza degli impulsi che lo attraversano. La frequenza ventricolare risulta essere comunque elevata. Le conseguenze della perdita della funzione meccanica dell'atrio e quindi del suo contributo al riempimento del ventricolo, variano da soggetto a soggetto.
In assenza di cardiopatia organica una fibrillazione atriale parossistica di breve durata, che va avanti per poche ore, è in genere ben tollerata, senza alcun risentimento emodinamico (la pressione arteriosa si mantiene normale e l'unico sintomo avvertito dal soggetto può essere un fastidioso senso di palpitazione). Per questo scoprire il quadro è importante in chiave preventiva.