
LO STUDIO
Lo studio – Energy Balance and Breast Cancer Aspect (EBBA)-II trial – diretto da Inger Thune dell’Ospedale Universitario di Oslo, ha coinvolto 375 donne partecipanti, tutte sottoposte a precedente intervento chirurgico per tumore al seno di stadio 1 o 2. Il 57% di loro ha ricevuto un trattamento chemioterapico adiuvante, il 78% la radioterapia e il 67% la terapia endocrina (la maggior parte delle pazienti ha ricevuto più di un tipo di trattamento).
I ricercatori hanno misurato su ciascuna paziente, prima dell’operazione, il VO2 massimo (indice del massimo consumo di ossigeno, una comune misurazione del benessere cardiovascolare). Le donne sono state successivamente divise in due gruppi: un gruppo doveva eseguire esercizi di cardiofitness (a partire da due-tre settimane dall’intervento), l’altro, di controllo, non praticava alcuna attività fisica.
I RISULTATI
Dopo sei mesi, le pazienti di entrambi i gruppi presentavano un declino nel VO2 massimo rispetto al loro livello preoperatorio: un andamento atteso, perché tipico dei mesi immediatamente successivi all’intervento e nelle prime cure. Il declino è risultato comunque più significativo nel gruppo controllo (10%) comparato al gruppo che eseguiva gli esercizi (2,7%).
A 12 mesi, invece, le donne che avevano assunto chemioterapia e che stavano ancora praticando gli esercizi non solo avevano recuperato, ma presentavano persino un miglioramento del 2,3% rispetto al VO2 massimo preoperatorio. Nel gruppo di donne di controllo, invece, si è registrato un declino del 3,8%.
Molti dei benefici dell'attività fisica nelle donne operate per tumore al seno sono ben noti da tempo, e vanno dalla riduzione del rischio di recidiva al benessere generale, come una riduzione della fatigue e recupero delle funzionalità del braccio operato in caso di dissezione ascellare. “la tossicità indotta dai trattamenti è una delle complicanze più preoccupanti e le malattie cardiovascolari sono una tra le prime cause di morte tra le donne che sopravvivono al tumore al seno”, sottolinea Thune. Bisognerà ora stabilire se esercizi cardiovascolari mirati possano effettivamente aiutare nella gestione delle complicanze per il cuore legate ad alcuni farmaci anti-cancro, e come includerli nella gestione delle pazienti durante i follow up.