In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Tumore del rene avanzato, nuove conferme per l’immunoterapia

Tumore del rene avanzato, nuove conferme per l’immunoterapia
Nivolumab in associazione con cabozantinib come trattamento di prima linea continua a dare risultati superiori rispetto alla terapia standard. I dati saranno presentati al Genitourinary Cancers Symposium 2021
2 minuti di lettura

NUOVE conferme per la terapia combinata con l’immunoterapico nivolumab e cabozantinib nel tumore del rene avanzato. A dimostrarlo sono i risultati di nuove analisi dello studio registrativo di fase 3 CheckMate -9ER: i benefici rispetto alla terapia standard di prima linea con sunitinib si mantengono nel tempo. I dati, che saranno presentati all’imminente Genitourinary Cancers Symposium dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO) 2021, riguardano un tempo di follow up di quasi due anni. In questo periodo, la combinazione dei due farmaci ha continuato a mostrare una sopravvivenza libera da progressione, un tasso di risposta obiettiva e una sopravvivenza globale superiori rispetto a sunitinib, con un basso tasso di eventi avversi che hanno portato all'interruzione del trattamento. Inoltre, non sono stati identificati nuovi problemi di sicurezza.


Il carcinoma a cellule renali è il più comune tipo di tumore del rene negli adulti e la sopravvivenza nello stadio avanzato è purtroppo ancora bassa. “Esiste un continuo bisogno di nuove terapie che mostrino un beneficio in diversi sottogruppi di pazienti con carcinoma a cellule renali avanzato”, ha spiegato Robert Motzer del Kidney Cancer Section Head, Genitourinary Oncology Service, e del Jack and Dorothy Byrne Chair in Clinical Oncology presso il Memorial Sloan Kettering Cancer Center: “Nello studio CheckMate -9ER, nivolumab in associazione con cabozantinib ha raddoppiato la sopravvivenza libera da progressione, ha aumentato la sopravvivenza globale e il tasso di risposta e, in un'analisi esplorativa, ha dimostrato un notevole controllo della malattia, e questi promettenti risultati di efficacia si sono stati mantenuti con l'estensione del follow-up. È inoltre degno di nota che i pazienti in questo studio hanno riportato miglioramenti significativi della qualità di vita, aspetto importante per i pazienti trattati per questa patologia impegnativa”.


I risultati

Nello specifico, l’associazione ha raddoppiato sopravvivenza libera da progressione mediana (17,0 mesi vs 8,3 mesi), quasi il doppio dei pazienti ha risposto alla cura (54,8% vs 28,4%) e si è registrata una riduzione del 34% del rischio di morte. In un’analisi esplorativa, l’associazione è stata correlata a un tasso di controllo della malattia (che includeva risposta completa, risposta parziale e malattia stabile) dell’88,2% rispetto al 69,9% con sunitinib. Il tasso di risposte complete, anch’esso esplorativo, è stato del 9,3% rispetto al 4,3% con sunitinib. Tra i pazienti trattati con nivolumab e cabozantinib, il 6,6% ha interrotto entrambi i farmaci a causa di eventi avversi, il 9,7% ha interrotto solo nivolumab e il 7,2% solo cabozantinib.


In un'analisi esplorativa per un sottogruppo di 75 pazienti con caratteristiche sarcomatoidi, l’associazione di nivolumab e cabozantinib ha mostrato beneficio in questa popolazione tipicamente associata a prognosi sfavorevole, riducendo il rischio di morte del 64% rispetto a sunitinib e dimostrando superiorità in termini di sopravvivenza libera da progressione (10,3 mesi vs 4,2 mesi) e ORR (55,9% vs 22,0%).


L'impatto della cura sulla qualità di vita

Benefici sono stati osservati anche per la qualità di vita correlata allo stato di salute in una ulteriore indagine esplorativa. Il trattamento con nivolumab in associazione con cabozantinib è stato associato a un più basso carico del trattamento, a una diminuzione del rischio di deterioramento e a una riduzione dei sintomi legati alla malattia, rispetto a sunitinib. “Gli obiettivi della terapia si sono ampliati da un prolungamento della sopravvivenza ad una migliore qualità di vita”, ha affermato Cristina Suárez, Medical Oncologist al Vall d´Hebron University Hospital, Barcellona (Spagna) e sperimentatore principale dello studio: “Le analisi aggiuntive presentate all'ASCO GU suggeriscono che i medici che trattano le persone che convivono con un carcinoma a cellule renali avanzato possono considerare questa associazione fin dalla diagnosi come opzione di prima linea”. Attualmente, nivolumab in associazione con cabozantinib è stato approvato per il trattamento di prima linea del carcinoma a cellule renali avanzato dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense a gennaio 2021, ed ulteriori richieste di approvazione sono in revisione da parte di altre autorità regolatorie nel resto del mondo.