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Il dottor 'Feel good' insegna a combattere l'ansia: "Lo stress è come il sale, ne serve poco"

Il dottor 'Feel good' insegna a combattere l'ansia: "Lo stress è come il sale, ne serve poco"
David Gourion è professore di Psichiatria a Parigi. Nel suo ultimo libro spiega in 7 sedute come sgomberare la mente dal superfluo. Cominciando a non leggere i messaggi di lavoro nel week-end
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In Francia lo chiamano 'Mr Feel Good', perché aiuta le persone a combattere l'ansia e a stare meglio. Con una ricetta piena di consigli pratici che si basano su ricerche scientifiche. David Gourion studia da anni questi temi: è professore di Psichiatria all'università di Parigi ed è stato per anni responsabile della Clinica Sainte-Anne, dove ha approfondito i disturbi bipolari e depressivi. Nel suo ultimo libro Antistress, combattere l'ansia, la depressione e la fame compulsiva in sette semplici passi (ed.Sperling&Kupfer) presenta una serie di esercizi. È convinto che molti disagi legati alla sfera emotiva, se non costituiscono un disturbo grave, possono essere contrastati allenando la mente a regolare lo stress, con una serie di mosse semplici.

Professor Gourion, esistono già molti metodi per combattere l'ansia, come la mindfulness e lo yoga e molti libri di auto-aiuto. Lei cosa propone di nuovo?
"Spesso prescrivo ai miei pazienti sedute di yoga o mindfulness per stare meglio, ma questi metodi non funzionano con tutti. Io, ad esempio, combatto la mia ansia con lo sport, ma non ci riesco con la meditazione. Ci vuole qualche cosa che funzioni per tutti e che parta dalle terapie cognitive. Testi su queste terapie sono presenti nella letteratura scientifica, ma serviva qualche cosa di divulgativo e semplice. Nei giorni del lockdown non riuscivamo a curare i pazienti che avevano bisogno di aiuto. C'era troppa richiesta e pochi medici disponibili ed è ancora oggi così. Per questo, nei giorni dell'isolamento, mi sono messo a scrivere questo piccolo manuale. A volte un piccolo consiglio può cambiare le cose, questo naturalmente se non siamo in presenza di una depressione vera e propria o di un disturbo grave".

Come affrontare tutto questo stress, sempre più presente nelle nostre vite?
"Io propongo 7 sedute che si affrontano leggendo una volta a settimana un diverso capitolo del libro. Siamo tutti stanchi e non dobbiamo caricarci troppo. Il primo punto è: 'Non siamo i nostri camerieri'. Le faccio un esempio: se alle 24 di sera chiama uno stagista del nostro ufficio e ci dice che va aggiustata la macchinetta del caffè, un problema non prioritario, rispondiamo che ne parleremo il giorno dopo. Dobbiamo far la stessa cosa con le nostre preoccupazioni. Devo essere capace di non pensarci nell'immediato e di affrontarle più avanti. Devo sgomberare la mente da ciò che è superfluo".

Questi consigli funzionano veramente?
"Sono soluzioni semplici che aiutano chi è stanco e stressato. Negli ultimi 20 anni ho usato molto queste terapie motivazionali per combattere le dipendenze, come quella dall'alcol. Per il paziente non è facile accettare il cambiamento, ma quando lo fa può stare molto meglio. Piano piano, con indicazioni di questo tipo, è possibile disattivare i meccanismi che generano stress e allenare la mente a regolarlo".

Una gran fonte di stress oggi è legata alla tecnologia. I messaggi di lavoro che invadono anche il tempo libero.
"Passiamo il week-end a rispondere a sms di lavoro che arrivano su Whatsup. La tecnologia è invasiva e dobbiamo difenderci, applicando buone abitudini. Nelle ore di riposo dobbiamo 'staccarè e non controllare le comunicazioni dell'ufficio. Sono regole di igiene per uno stile di vita sano".

A volte le persone molto ansiose prevedono il peggio e si allarmano inutilmente. Come disinnescare questo meccanismo?
"Il cervello ha difficoltà a distinguere i fatti dalle ipotesi. Abbiamo tutti le stesse paure. Prima di un controllo medico ci chiediamo: "Se fossi malato? Se avessi un tumore?", ma nell'ansioso c'è mancanza di flessibilità cognitiva. La persona si blocca sui pensieri negativi, mentre chi non soffre di ansia riesce a pensare ad altro e a evitare così l'eccessivo pessimismo".

Come uscire da questa situazione?
"Propongo degli esercizi molto semplici. Chiedo alle persone di fare rumore con le due mani e di spostare l'attenzione prima sul rumore che arriva da destra poi da sinistra. Poi chiedo di concentrarsi ancora una volta sul suono che arriva da entrambe le mani e poi su quello dell'ambiente circostante, di solito la stanza in cui ci troviamo. Questa tecnica aiuta a far capire che possiamo spostare la nostra attenzione su altro. Allontanarci dai pensieri negativi. E' importante motivare le persone al cambiamento".

Questi esercizi sono utili per fare prevenzione?
"Il metodo funziona quando si è stressati, ma non c'è ancora una forma grave di ansia o depressione. E' una forma di prevenzione e va accompagnato da corretti stili di vita: la dieta giusta, un numero adeguato di ore di sonno e l'assenza di alcol e droghe. Con consigli semplici è possibile prevenire le conseguenze psicologiche più frequenti dello stress cronico: attacchi di depressione, ansia, manie e fame compulsiva".

Lei scrive che lo stress è come il sale, ne serve poco. Come capire che siamo troppo stressati?
"Se non conoscessimo lo stress non conosceremmo neanche la pace e la serenità. E' un motore per l'azione e aumenta le facoltà cognitive, porta al massimo delle prestazioni intellettuali. Ma se lo stress aumenta troppo blocca. E' in quel momento che fa male alla nostra salute e danneggia il sistema immunitario. Può cambiare la nostra vita. Per questo va sorvegliato e regolato".

Cosa dire a uno studente che rischia di non fare gli esami perché troppo ansioso?
"Gli dico di distinguere le cose gravi da quelle che non lo sono. Morire è terribile, non altre cose. Poi chiedo di immaginare cosa accade se non supera l'esame. Lui risponde che teme di perdere un anno, poi un altro, di non laurearsi, di vivere come un barbone, rifiutato dalla famiglia a causa del fallimento. A quel punto faccio altre domande: "Sei sicuro che possa accadere una cosa del genere?". Dopo averci ragionato, il ragazzo capisce che si tratta di una cosa poco probabile. Ha esagerato. E' brutto essere bocciato ma non è un danno irreparabile. Pongo domande per far capire quanto queste ipotesi siano poco concrete. Tante domande, perché gli ansiosi non hanno bisogno di risposte ma di domande per realizzare che lo scenario che immaginano è poco probabile. Se forniamo a un ansioso risposte, si aggrappa a noi e si crea una dipendenza. Non diventa autonomo e non riesce a combattere il suo disagio. Meglio farlo pensare. Piano, piano, con il ragionamento, l'ansioso trova una via per liberarsi dalla sua ansia".