Sono circa 300mila i ragazzi e i giovani italiani con una dipendenza da internet e quasi il 4% degli adolescenti presenta un uso problematico delle tecnologie. Con la pandemia peraltro il problema è in crescita. Agire tempestivamente, soprattutto nei giovanissimi, è importante per evitare che si passi da un uso eccessivo del mezzo a una vera e propria patologia. Uno studio tedesco, condotto dall'Università di Goethe a Francoforte e dall'Università di Heidelberg, ha mostrato che un intervento mirato di terapia cognitivo comportamentale può essere efficace nel ridurre i sintomi associati a un uso patologico di internet e dei videogiochi. I risultati sono pubblicati sulla rivista Jama Network Open.
Cercare il piacere nella realtà
L'intervento proposto ha permesso ai ragazzi di identificare le situazioni critiche alla base dell'abuso di internet o dei giochi. Fra queste, momenti di noia e mancanza di motivazione, ansia da performance, ansia sociale, episodi di procrastinazione e difficoltà nel portare a termine un compito. Circostanze che possono fungere da trigger e spingere alla ricerca di una ricompensa più immediata e semplice, come quella che si ottiene giocando, navigando online o stando sui social. Questo bisogno di una ricompensa rapida, ripetuta e sempre maggiore, può diventare pericolosa perché associata a comportamenti di dipendenza. Una volta chiarite le situazioni a rischio, gli specialisti hanno aiutato poi i ragazzi a ridare il giusto peso all'uso di internet e all'importanza delle attività nel mondo reale. Successivamente mostravano ai giovani alternative valide non virtuali, soprattutto per i momenti di noia, altrettanto gratificanti, e ne discutevano con loro.
Cosa possiamo fare
Genitori, familiari ed educatori possono fare molto quando si accorgono di un uso eccessivo dei dispositivi o di atteggiamenti anomali da parte del bambino o dell'adolescente. “I segnali cui prestare attenzione riguardano la presenza di un cambiamento repentino nei comportamenti del ragazzo”, sottolinea l'esperto, “per esempio una forte riduzione o addirittura l'abbandono dell'attività sportiva o di altre attività sociali e ricreative. E ancora, la disobbedienza agli adulti, utilizzare di nascosto i dispositivi e negare che se ne sta facendo un uso eccessivo”. In questi casi, soprattutto se il problema persiste è bene porre rimedio quanto prima. “Se questi comportamenti tendono a ripetersi è opportuno domandare un aiuto professionale”, spiega Vieno, “per esempio si può chiedere un primo colloquio allo psicologo scolastico, una figura sempre più presente negli istituti. Ci sono poi varie altre opzioni, dai servizi pubblici per le dipendenze Serd – che oggi sono molto articolati e non trattano più soltanto l'uso di sostanze ma si occupano anche di prevenzione – ai consultori familiari”.