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Covid-19, la risposta immunitaria dei bambini cambia con l'età

Covid-19, la risposta immunitaria dei bambini cambia con l'età
E' più forte negli under 10. La scoperta di un team di ricercatori statunitensi spiega perchè i più piccoli si ammalano meno e suggerisce strategie per le vaccinazioni
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LA risposta immunitaria dopo l’infezione da Sars-Cov-2 è diversa a seconda dell’età e sono i bambini ad averla più forte, producendo più anticorpi di adolescenti e adulti. A dimostrarlo è uno studio pubblicato su Jama Network Open di un team di ricercatori della Weill Cornell School of Medicine di New York che ha analizzato i test sierologici di circa 32mila persone di età diversa effettuati a New York tra il 9 aprile e il 31 agosto 2020.

Sieroprevalenza simile ma risposta diversa

Gli autori della ricerca hanno analizzato i test sierologici - gli esami del sangue che rilevano la presenza di anticorpi specifici contro Covid e indicano se si è entrati in contatto con il virus anche in assenza di sintomi – di 31.426 persone: 1194 pazienti pediatrici – cioè tra 1 e 18 anni - e 30.232 adulti. Il risultato è stato che la sieroprevalenza nelle due popolazioni, cioè la percentuale di pazienti che al test sierologico mostravano i segni di infezione, era simile: circa 17% nei bambini e circa 19% negli adulti. Come dire che il virus circola grosso modo alla stessa maniera nelle differenti classi anagrafiche.

 

Tra 1 e 10 anni IgG al massimo

Il passo successivo è stato di misurare i livelli di anticorpi IgG (le molecole neutralizzanti che si legano alla proteina spike del virus impedendo al Sars-Cov-2 di entrare e invadere le cellule) in un sottogruppo di bambini e adulti tutti positivi al test sierologico: ebbene, il livello mediano di anticorpi IgG è risultato due volte più alto nei bambini tra 1 e 10 anni rispetto agli adolescenti tra 11 a 18 anni. Che a loro volta di IgG, ne avevano il doppio, rispetto ai giovani adulti tra 19 e 24 anni.

Bambini serbatoio

Cosa ci dicono questi risultati? Prima di tutto che “la risposta anticorpale è differente a seconda dell’età, con i bambini più piccoli che mostrano livelli anticorpali specifici contro il virus del Covid rispetto agli altri”, come hanno detto gli autori. Inoltre, questi nuovi dati “possono in parte spiegare perché nei bambini infetti i casi gravi di malattia e i sintomi sono molto meno frequenti che in altre fasce di popolazione", hanno aggiunto.

 

Ma lo studio ci dice anche qualcos’altro: che i bambini benché asintomatici possono rappresentare un importante serbatoio per la trasmissione virale all’interno della comunità, e che quindi per frenare la pandemia sarebbe opportuno incrementare lo screening in età scolare, anche in assenza di segnali evidenti di infezione. 

Strategie mirate per individuare e gestire malattia

Non solo: “le differenze nelle manifestazioni della malattia basate sull'età suggeriscono che sono necessarie strategie di trattamento mirate all'età” hanno scritto  gli autori nel testo della pubblicazione. E “le misure della quantità e qualità degli anticorpi – hanno scritto - potrebbero anche aiutare a guidare scelta e distribuzione razionali dei vaccini in base all'età”.

Perché il Covid-19 è più buono con i bambini

All’inizio poteva sembrare controintuitivo, quasi paradossale, che proprio un virus respiratorio fosse più buono con i bambini, che in fondo, dei virus respiratori, sono le vittime predestinate, come è noto a tutti i genitori.  Eppure è così: i più piccoli quando vengono infettati si ammalano meno e meno gravemente. Essendo la ricerca sull’argomento molto attiva, le ragioni del rapporto tra pandemia e pediatria sono per ora ipotesi. Una di queste riguarda i recettori ACE2, che in età pediatrica sono meno espressi sulla superficie delle cellule del sistema respiratorio: l’idea è che i bambini hanno quindi meno porte a disposizione per il nuovo coronavirus. Un’altra ipotesi è che i bambini possano beneficiare di una risposta immunitaria innata più attiva di quanto non sia concesso a noi adulti (come è stato per altro  suggerito anche da uno studio recente), oltre che naturalmente e di minori comorbidità. Un'altra ancora è che le vaccinazioni pediatriche potrebbero conferire un effetto protettivo aspecifico contro il SARS-CoV-2. Un'ulteriore possibilità per spiegare i  livelli di anticorpi più elevati nei bambini è la reattività crociata con altri coronavirus umani.