Dopo un anno di Covid, confinati nello spazio di casa senza palestre, piscine e la possibilità di uscire quando vogliamo, gli effetti della sedentarietà iniziano a farsi sentire sia a livello fisico che psicologico. E’ vero che una corsetta al parco non ci viene negata e che anche a casa possiamo allenarci con le app, ma non è proprio la stessa cosa. Ci sono intere categorie di persone, dagli anziani, alle donne in menopausa, a chi ha problemi cardiovascolari o articolari che in palestra ci andavano non per prepararsi alla prova costume, ma per curarsi.
Non solo: la riabilitazione motoria è utile anche a chi esce dal Covid-19 con problemi respiratori cronicizzati. Ma la vera urgenza collettiva è il rilancio dell'attività fisica tra i giovani dopo mesi di lockdown e di palestre chiuse durante i quali molti ragazzi che prima svolgevano una pratica agonistica hanno dovuto interrompere gli allenamenti. Ecco tutti i danni che la sedentarietà sta facendo alla nostra salute e perché è urgente ricominciare al più presto a fare attività fisica.
Uno dei primi effetti dello stare fermi per tutti questi mesi è stato senz’altro l’aumento di peso. Da uno studio del Crea Alimenti e Nutrizione, è emerso che tra lo smart working, le limitazioni imposte dal lockdown e la maggiore tendenza a dedicarsi alla cucina, il 44% degli italiani è aumentato di peso a causa del Covid. La situazione più grave riguarda le persone obese, soprattutto quelle collocate in smart working e in cassa integrazione, che possono arrivare a un aumento medio di peso pari a ben quattro chilogrammi.
L’obesità è un fattore di rischio cardiovascolare che in abbinamento alla sedentarietà può fare molti danni. “Condurre una vita sedentaria - spiega il cardiologo Roberto Ferrari, professore emerito dell’Università di Ferrara e responsabile del progetto "Ferrara, città della prevenzione" - non aiuta a mantenere la frequenza cardiaca il più bassa possibile, cosa importante per agevolare il lavoro del cuore. Ogni giorno il muscolo cardiaco fa almeno 100mila battiti spostando 9mila litri di sangue che percorrono 233mila chilometri. Per fare questo lavoro - prosegue il cardiologo - il cuore consuma circa 30 chili di Atp, la molecola da cui ricava energia. Se - grazie all’attività fisica - si riesce a ridurre di 10 battiti al minuto al giorno la frequenza cardiaca, si riduce di circa 5 chili l’energia di cui il cuore ha bisogno per funzionare”.
Il movimento costante aiuta anche a tenere a bada il colesterolo: “L’esercizio fisico è fondamentale per mantenere più puliti i vasi sanguigni e si è visto che frequenza cardiaca e colesterolo sono correlati ad un tasso di mortalità più elevato anche nella popolazione sana”.
Obesità e sedentarietà possono causare anche insulino-resistenza e diabete di tipo 2. “Nel caso di ipertensione e diabete - spiega Francesco Landi, direttore Uoc Medicina interna geriatrica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma - l’esercizio fisico riduce il fabbisogno di farmaci ed agisce come se fosse una ‘polipillola’ perché ha un effetto benefico su tutti gli organi”.
Camminare regolarmente, infatti, può aiutare a controllare il diabete e a prevenirlo perché muoversi a piedi fa diminuire i valori di glucosio nel sangue. Prendere peso non aiuta neppure contro il Covid-19: “Le persone obese - prosegue Landi - sono quelle che prendono il Covid-19 in forma più grave perché presentano un’infiammazione più elevata ed inoltre riscontrano difficoltà respiratorie maggiori”.
Si è scoperto, infatti, che le persone obese sono più vulnerabili nei confronti del Coronavirus con il 50% in più di probabilità di contrarlo con esito fatale rispetto a un normopeso.
La sedentarietà presenta il conto anche a schiena, cervicale e articolazioni. Secondo una recente indagine pubblicata sull’International Journal of Environmental Research and Public Health, la prevalenza di casi di mal di schiena è passata dal 38,8% del pre-quarantena al 43,8% dopo il lockdown. E dai dati di un’indagine condotta sui lavoratori in smartworking da Fellowes, principale fornitore di soluzioni per uno spazio di lavoro sano, emerge che per oltre la metà degli impiegati (51%) la propria postazione di lavoro domestica è fonte di un maggiore affaticamento rispetto alla scrivania in ufficio e solo il 31% è organizzato in maniera consona per il lavoro agile. Il 15%, infatti, ammette di lavorare sul tavolo da pranzo, l’11% sul tavolo da cucina, il 5% sul divano e il 3% sul letto. Non c'è da stupirsi, quindi, che i lavoratori soffrano di diversi disturbi, tra cui stanchezza oculare (51%), mal di testa (48%), mal di schiena (30%), torcicollo (32%) e dolore alle spalle (28%).
A farne le spese sono anche le articolazioni, soprattutto dai 50 anni in su: “Lavorare con una postura sbagliata o rimanere seduti sul divano troppo a lungo - spiega Landi - favorisce l’anchilosi e l’osteoporosi perché l’osso si autoproduce grazie allo stimolo meccanico del muscolo. Infatti, stiamo osservando nei pazienti anziani che non hanno avuto Covid ma sono stati in lockdown prolungato, un’alterazione della performance fisica con una diminuzione del tono muscolare e anche un peggioramento cognitivo a causa dell’isolamento sociale”.
In effetti, a soffrire le conseguenze della sedentarietà sono stati soprattutto gli anziani che, essendo soggetti più a rischio Covid, hanno dovuto limitare ancora di più gli spostamenti e le relazioni sociali. Per valutare gli effetti che l’inattività sta avendo sugli anziani, al Policlinico Gemelli di Roma è stata avviata una survey sugli over 80 che vanno a fare il vaccino e che non sono stati contagiati. “Attraverso dei questionari sulla qualità di vita e la prova del dinamometro che misura la forza nelle mani, vogliamo valutare l’impatto indiretto che ha avuto il Covid-19 su questa fascia di popolazione”, spiega Landi. Al momento sono stati raccolti i dati di 300 anziani ma si punta a raggiungere i mille entro Pasqua.
“Il movimento da sempre è vita e salute. Questo è vero non solo per le persone che devono recuperare una disabilità ma anche per tutti i nostri anziani quando rimangono soli ed inattivi a casa per colpa della pandemia – conferma Maurizio Massucci, presidente del Comitato Scientifico della Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa (Simfer). “Non solo l’inattività fisica nuoce alla salute ma anche lo stare semplicemente ore ed ore seduti davanti alla Tv, può favorire di per sé l’insorgenza di alcune malattie come quelle metaboliche e dell’osso. Chi si muove regolarmente allontana anche il rischio della depressione e della perdita di fiducia nel futuro”.
Per questo motivo HappyAgeing-Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo ha deciso di lanciare con Simfer ‘Muoviamoci insieme’, un servizio che mira a invogliare le persone anziane a fare attività sportiva. Sui social e sul portale di HappyAgeing sono stati pubblicati 8 video in cui viene spiegato come svolgere in maniera corretta gli esercizi fisici.
Le conseguenze dell’inattività fisica si fanno sentire anche sui pazienti affetti da emofilia. Secondo un’indagine commissionata da Sobi, quasi la metà dei pazienti intervistati non ha mai svolto alcun tipo di attività fisica. Tra marzo dall’inizio della pandemia e ottobre 2020, il 34% di chi la praticava ha smesso. Un dato, che aumenta del 50% nei pazienti con una forma grave di emofilia. A non praticare sport sono soprattutto i più giovani. Che, nella fascia da 0 a 18 anni, arriva a toccare il 72% del totale degli intervistati.
“Nei pazienti con emofilia le articolazioni e i muscoli non stimolati dall'attività fisica sono più a rischio di sanguinamenti. Per questo è importante controllare lo stato articolare periodicamente e riconoscere le articolazioni più fragili”, ricorda Anna Chiara Giuffrida, specialista in Ematologia, Unità Operativa Complessa di Medicina Trasfusionale Aou di Verona. “Attenzione anche alla ripresa dell'attività fisica: articolazioni e muscoli fermi per mesi sono maggiormente soggetti a traumi. Nei Centri per l’emofilia, luoghi sicuri anche in periodo Covid, i pazienti possono richiedere un programma su misura per ripartire ad allenarsi in sicurezza”.
Per questo è nato il progetto Articoliamo, sostenuto da Sobi con il patrocinio di FedEmo, che si sviluppa attorno a un sito internet interamente dedicato alle persone con emofilia, www.articoliamo.com, ricco di materiali utili e interattivi a disposizione di pazienti e caregiver (tra cui video-allenamenti, indicazioni, ricette e suggerimenti per una corretta alimentazione); un tour con incontri di informazione virtuali tra specialisti e persone con emofilia e momenti di formazione per gli stessi specialisti sull’ecografia articolare.
Movimento anti-Covid
Svolgere regolarmente attività fisica può essere d’aiuto anche per contrastare il Covid-19. “Se si è in una buona forma fisica e si ha la sfortuna di incontrare il Covid-19 - spiega Landi - l’organismo ha la capacità di reagire meglio come dimostrano i tanti sportivi, ad esempio calciatori, che si sono ammalati ma non in modo grave”. Forse perché sono giovani? “Non è soltanto una questione d’età: piuttosto lo sport fortifica ed è un immunomodulante a qualunque età”, risponde Landi. Lo dimostra anche un’indagine condotta all’Henry Ford Hospital di Detroit negli Stati Uniti. Lo studio rileva che i malati di Covid-19 che praticano sport il modo costante hanno minor rischio di essere ospedalizzati.
Muoversi aiuta anche nella ripresa post-Covid: “Chi si è contagiato lamenta in più del 50% dei casi un affaticamento che dura a lungo. Per loro la strategia migliore è quello di fare attività fisica ricominciando con un protocollo adattato e facendosi seguire da un istruttore qualificato”.
Visto che le palestre continuano a restare chiuse, come continuare a muoversi? Dal primo lockdown in poi, molti sportivi si sono attrezzati per allenarsi dentro casa. Secondo una classifica stilata da Trovaprezzi.it, il comparatore di prezzi online, in cima alla classifica delle macchine più ricercate online compaiono i tapis roulant, seguiti da cyclette e fitness bike. E’ boom anche per i video tutorial, i corsi online e le app come Revolution, gli allenamenti digitali offerti da Virgin Active che hanno riscontrato un grande successo: “A un anno di distanza Revolution è oggi uno dei protagonisti del Fitness On Demand in Italia e la community cresce giorno dopo giorno”, spiega Luca Valotta, presidente e direttore generale di Virgin Active Europa. “Abbiamo aggiunto nuove discipline, sviluppato nuove formule di abbonamento e soprattutto abbiamo capito che la voglia e la necessità degli italiani di restare attivi e in movimento sono riusciti a superare un blocco culturale e tecnologico che molti di noi avevano pre-pandemia”.
Riaprire palestre e piscine
Allora, possiamo fare a meno delle palestre? “L'allenamento digitale - prosegue Valotta - non sostituisce l'esperienza fisica che puoi vivere all'interno di un Club. Ai nostri soci mancano l'interazione umana e il confronto in classe con i trainer”. La pensa così anche il professor Francesco Landi: “La pratica sportiva è essenziale per la salute. Piscine e palestre non sono luoghi di divertimento ma di cura e riaprire in sicurezza è possibile anche perché tutte le federazioni sportive hanno adottato dei protocolli di sicurezza molto ferrei”. Virgin Active è stata la prima realtà nazionale a dotarsi di un proprio protocollo igienico sanitario per tutelare la salute dei propri dipendenti e dei clienti. “Il nostro manifesto, realizzato dopo il primo lockdown - ricorda Valotta - rispetta pienamente tutte le misure di sicurezza e distanziamento richieste dal comitato scientifico”. Una proposta? “Il nostro è piuttosto un invito: chiediamo a chi decide il da farsi, di informarsi meglio sul nostro settore e di lasciarsi guidare e consigliare da chi come noi questo lavoro lo fa da decenni”.
Il programma "Fit for life" dell’Unesco
Intanto, anche l’Unesco ha deciso di sostenere un progetto per l'implementazione di una educazione fisica di qualità, che metta al centro la persona e promuova sani stili di vita, partendo dai giovani e per tutta la vita. La campagna ‘Fit for Life’ ha l’obiettivo di contrastare gli effetti del Covid sulla salute fisica e mentale con progetti di Quality Physical Education. Contrariamente ai programmi di educazione fisica tradizionali, che adottano un approccio uguale per tutti, un'educazione fisica di qualità si basa sull'opportunità data a tutti gli studenti di accedere a un programma bilanciato e inclusivo. Parte integrante della campagna sono tre nuove pubblicazioni basate su evidenze scientifiche che rendono operativi i risultati del progetto pilota sull'educazione fisica di qualità promosso dall'Unesco in quattro Paesi del mondo (Fiji, Messico, Sudafrica e Zambia) e considerato una delle iniziative globali più significative nel campo dell'educazione fisica. E’ stato realizzato anche un kit di strumenti progettato per incoraggiare i giovani e le organizzazioni giovanili a sostenere e contribuire efficacemente allo sviluppo di politiche di educazione fisica di qualità.