Rivoluzionare le cure primarie, nasce il "manifesto" per l'assistenza territoriale alla salute
di Claudia Carucci
Il 7 novembre la presentazione del progetto "Verso il Libro Azzurro"
Aggiornato alle 3 minuti di lettura
CON una conferenza stampa necessariamente on line, in programma sabato 7 novembre, il gruppo promotore della Campagna Primary Health Care (Phc) now or never presenterà il progetto “Verso il libro azzurro - Un manifesto aperto per la riforma delle Cure Primarie in Italia”. L’obiettivo è innescare un processo collettivo e partecipato che porti alla trasformazione radicale dell’assistenza territoriale alla salute: ora o mai più!
Il manifesto
Il manifesto “Verso il libro azzurro” è stato scritto da un gruppo di giovani medici di famiglia, infermieri di famiglia e comunità, medici igienisti e antropologi che ispirano la loro opera alla Dichiarazione di Alma Ata (redatta nel 1978 alla Conferenza Internazionale sull’assistenza sanitaria primaria organizzata dall’Oms e dall’Unicef nell’ex Unione Sovietica con 134 paesi partecipanti e 67 organizzazioni internazionali, allo scopo di sottolineare, come recitava il titolo dell’evento, la “Salute per tutti entro il 2000”) e al documento portoghese del 1990 intitolato “Livro Azul – Um futuro para a Medicina de Familia em Portugal”.
Così come accaduto in Portogallo (dove il documento influenzò concretamente il programma di governo, tanto da essere approvato come legge di riforma nel 2005), anche per il progetto italiano, l’obiettivo è quello di stimolare ricerca scientifica e nuovi modelli di cure primarie, e anche sostenere il dibattito etico-politico negli ambienti sanitari e nella società civile. Il manifesto “Verso il libro azzurro” si compone di 12 elementi cardine, in larga parte provenienti dalla tradizione di Alma Ata.
I 12 punti del manifesto
Al numero uno c’è naturalmente la Salute come diritto fondamentale e interesse della collettività, in quanto sancito dalla Costituzione Italiana (Articolo 32). Un punto di partenza essenziale, con il quale viene ripudiata la visione della Salute come eventuale strumento di profitto o di incentivo alla speculazione di gruppi o di singole persone.
Secondo concetto, la necessità di un cambiamento radicale nell’approccio alla cura delle persone, incentrato oggi sulla patologia e invece idealmente bisognoso di una visione più ampia dove non ci si limiti all’erogazione di servizi ma si punti a contrastare l’insorgenza delle malattie attraverso strategie di prevenzione e promozione della salute.
Terzo obiettivo, la costruzione di un nuovo modello sanitario che si interessi al benessere dell’intera comunità, attraverso la garanzia di un’assistenza continua, accessibile e flessibile al paziente con l’attivazione di una rete interprofessionale e intersettoriale, sia per il trattamento delle malattie che per le cure riabilitative o palliative.
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Numero 4 il potenziamento dei distretti socio-sanitari affinché siano efficienti in fatto di programmazione ed erogazione dei servizi alle persone. E creino anche un dialogo attivo tra territorio e settore ospedaliero, come anche tra settore sanitario e settore sociale. La medicina orientata alla persona e alla famiglia, ma, in contemporanea, anche alla popolazione tutta.
E proprio parlando di territori, al suo quinto capitolo, il manifesto invita a trattare la salute in modo mirato e specifico, tenendo conto delle variabili geografiche, culturali, sociali, esistenziali e politiche di quella popolazione. Filosofia confermata con l’elemento 6 che promuove politiche e strategie in grado di adattarsi alle caratteristiche uniche di ogni territorio con risposte organizzative diversificate. Gli operatori dovranno sapere interpretare il contesto, interrogarsi su problemi operativi e assistenziali, individuare e ottimizzare le risorse e adoperarsi per colmare le lacune e rimuovere ostacoli presenti.
Le case della salute alle quali fa riferimento il settimo titolo di “Verso il libro azzurro” sono strutture fisiche e organizzative che devono rispecchiare i principi e le modalità di lavoro della Primary Health Care per non restare dei contenitori inefficaci. La finalità di tali strutture deve essere quindi quella di rispondere a bisogni, opportunità, desideri unici di ogni territorio, attraverso pratiche quotidiane di lavoro interprofessionale e intersettoriale. Queste realtà devono offrire spazi fisici e decisionali volti a favorire i processi di partecipazione attiva dei soggetti che abitano in quel particolare territorio (8). Questo favorirà la partecipazione della comunità tutta, con proposte per il miglioramento delle condizioni di salute dell’area e delle politiche sanitarie locali.
L’interconnessione delle realtà è evidentemente una priorità del progetto e questo viene elaborato nella parte 9 del documento in cui si parla di interprofessionalità e interdisciplinarietà degli interventi; prossimità, capillarità e proattività sia nella rilevazione dei bisogni che nella costruzione degli interventi socio-sanitari; capacità di sviluppare strategie adattative e processi di educazione permanente basati sui diversi contesti. Uno sguardo al futuro con il capitolo 10 nel quale viene proposto che le Cure Primarie possano diventare materia universitaria con l’istituzione di uno specifico settore scientifico disciplinare. Si chiede l’istituzione di una Scuola di Specializzazione universitaria che formi alle Cure Primarie, alla Medicina Generale e alla Medicina di Comunità.
L’interazione culturale tra Università e professionisti del territorio permetterà di contaminare il sapere accademico con l’esperienza pratica quotidiana di chi lavora a contatto con le comunità promuovendo così lo sviluppo di nuove competenze indispensabili per comprendere la complessità dei processi di salute/malattia ed elaborare strategie di intervento efficaci nel favorirli o nel contrastarli, come spiega il penultimo punto del manifesto. Che si conclude giustamente parlando, nel capitolo 12, di riforma delle diverse cornici contrattuali in cui sono inseriti i professionisti delle Cure Primarie al fine di superare molte criticità che attualmente ostacolano il processo di sviluppo dell’assistenza territoriale.