
Al questionario online, i cui risultati sono stati illustrati oggi al ministro nel corso di una seduta del Comitato centrale della Fnomceo e in parte già anticipati alcune settimane fa, hanno risposto più di 5000 professionisti sanitari, nel 73% dei casi medici (ospedalieri, del territorio, liberi professionisti, di strutture pubbliche e private). Dai dati, forti ma che ricalcano i risultati di analoghe indagini sul tema, emerge che più del 56% di chi ha subito violenza ritiene che l'aggressione potesse essere prevista, ma il 78% non sa se esistano o meno procedure aziendali per prevenire o gestire gli atti di violenza. Oltre il 38% si sente poco o per nulla al sicuro e più del 46% è preoccupato di subire aggressioni. "Uno dei dati più allarmanti - spiega il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli - è la rassegnazione che emerge: il 48% di chi ha subito un'aggressione verbale ritiene l'evento 'abituale', il 12% 'inevitabile', quasi come se facesse parte della routine".
Questa percezione "falsata e quasi rassegnata del fenomeno porta con sé gravi effetti, come la mancata denuncia alle autorità, l'immobilismo dei decisori, ma anche il burnout dei professionisti, con esaurimento emotivo e demotivazione nello svolgimento della professione". Di qui l'appello: "È necessario accelerare il più possibile l'iter legislativo del ddl, ora fermo in Parlamento. Per questo abbiamo chiesto ai presidenti di Camera e Senato e ai capigruppo di calendarizzare il testo, per giungere in tempi brevi ad una approvazione". Un'approvazione rapida che torna a chiedere anche il ministro Grillo. "Sappiamo - ha concluso - che i pazienti arrivano spesso alle strutture sanitarie in situazioni di particolare stress emotivo" ma è "nell'interesse di tutti che gli operatori sanitari siano tutelati e non siano più vittime di aggressioni e minacce, come ora succede".