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Il teatro Stabile del Veneto diventa fondazione

Lo Stabile abbandona lo status di associazione e diventa fondazione: significa poter accedere ai fondi dei privati, e quindi ampliarsi ancora di più. I tre soci fondatori sono la Regione Veneto e i Comuni di Venezia e di Padova

Laura Berlinghieri
Aggiornato alle 2 minuti di lettura

Le baruffe chiozzotte messe in scena dal teato Stabile del Veneto

 

Il Teatro Stabile del Veneto diventa fondazione, abbandonando lo “status” di associazione. Lo statuto è stato approvato dalla Giunta regionale e il 30 settembre troverà l’ufficializzazione notarile, sancendo il classico passaggio di forma che diventa sostanza.

«Perché diventare fondazione significa entrare nel grande club delle istituzioni culturali. Significa pensare a un futuro in crescita, con nuovi investimenti» ha spiegato il presidente Luca Zaia.

Significa, in poche parole, poter accedere ai fondi dei privati, e quindi ampliarsi ancora di più. I tre soci fondatori sono la Regione Veneto e i Comuni di Venezia e di Padova: a rotazione, avranno il diritto di nominare il presidente, che rimarrà in carica per i successivi quattro anni.

Ma poi il progetto coinvolgerà anche il Comune di Treviso, la Fondazione di Venezia, le Camere di commercio e Confindustria Veneto-Est. Ieri la presentazione a palazzo Balbi, sede della Giunta regionale, con Luca Zaia, accanto al presidente dello Stabile Giampiero Beltotto e all’assessore alla Cultura Cristiano Corazzari.

I NUMERI

La scorsa stagione, lo Stabile ha totalizzato 100 mila biglietti venduti.

E già, a un mese dalla fine della nuova campagna di vendita, si registrano 4 mila abbonamenti (+30% in un anno), “ma contiamo di arrivare a 5 mila” dice Beltotto. Numeri destinati a crescere ancora, sotto le vesti di fondazione. Un passaggio che è il punto più alto della faticosa risalita dello Stabile, rinato dopo la profonda crisi. Basti un numero: 7 milioni di euro l’introito, quattro anni fa, per uno Stabile sull’orlo del precipizio. Ma è passato remoto. Ora l’associazione - adesso fondazione - gestisce quattro teatri: il Goldoni a Venezia, il Verdi e le Maddalene a Padova e il Del Monaco a Treviso.

Ma è anche circuito regionale, che punta a superare le singole strutture. Il bilancio, invece, è di 10 milioni di euro di valore da produzione. La programmazione del 2023 si concluderà con 183 spettacoli, ai quali aggiungere le 376 recite di produzioni e co-produzioni proprie, per un totale di 22 mila giornate lavorative retribuite ad artisti e tecnici. Infine, lo Stabile può fregiarsi di importanti collaborazioni con le istituzioni principali del territorio: con le quattro Università venete, con Arteven, con il Comune di Verona e L’Estate teatrale veronese, per fare alcuni esempi.

IL PASSAGGIO A FONDAZIONE

«Quando siamo diventati teatro nazionale, la Regione ci ha finanziato per tre anni, persino con un supplemento di denaro. Questo, mentre altrove si continuava a tagliare» ha detto Beltotto, «Siamo stati bravi a convincere le istituzioni che i soldi investiti nel nostro teatro sono soldi ben spesi. E adesso la forma della fondazione ci consentirà di approdare al mercato del mecenatismo. Ma senza chiede l’elemosina, semplicemente perché il nostro è un prodotto di valore e, di conseguenza, i privati ci credono».

È questa la novità principale portata dal passaggio in fondazione: la possibilità di reperire fondi privati, da mettere in circolazione per la produzione teatrale.

Altra novità formale: con la nuova forma giuridica, lo Stabile si doterà di una direzione generale e di una direzione artistica. Ma, domanda delle domande, lo Stabile che diventa grande, resterà il teatro dei veneti? «A noi i teatri elitari non piacciono. L’investimento nella cultura è un investimento per tutti i cittadini», la rassicurazione di Zaia.

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