In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Antonia, che ha visto per la prima volta il mare a 96 anni: «Mi ha insegnato che non è mai troppo tardi»

Antonia Bordignon racconta la gita organizzata a Jesolo dalla casa di riposo di Treviso Israa: «Prima d’ora mai avevo visto una spiaggia: emozione unica»

Erano 96 anni che la signora Antonia Bordignon attendeva il momento di vedere il mare.

Ha realizzato il suo sogno pochi giorni fa ed è stata un’emozione che le regala una lacrima di felicità. Sorride con gli occhi vispi, nella stanza luminosa della Rsa Zalivani dell’Israa di Treviso, dove è ospite da quattro anni, e inizia a raccontare di quella esperienza che tante volte aveva immaginato e che finalmente è divenuta realtà.

Al suo fianco il nipote Antonio e la dottoressa Emanuela Capotosto facente funzione come capo-sede dello Zalivani. «Non avevo mai visto il mare, non ero mai stata sulla spiaggia. Quando è capitato ho pensato solo ad una cosa: che nella vita di ognuno di noi, non è mai troppo tardi» racconta Antonia.


A tutte le amiche con cui condivide le chiacchiere e dispensa consigli di moda (vista l’esperienza di sarta) racconta di quanto le è accaduto quando è arrivata fino alla sabbia, a due passi dalle onde, durante la gita al villaggio Marzotto a Jesolo. Cosa ha provato nel trovare davanti a sé quell’immensa distesa salata?
«Ho ascoltato il rumore del mare, ho visto il sole riflettersi nell’acqua, ho sentito il vento sulla pelle. Il cuore mi si è riempito di gioia. Una meraviglia per me che ho trascorso una vita tra il lavoro nei campi e l’attività di sarta. E poi ho visto tante signore in costume da bagno».

Ci racconta della sua famiglia?
«Sono nata a Padernello, mio padre si chiamava Luigi e mia mamma Emma, da lei ho preso la timidezza. I miei genitori facevano i mezzadri, coltivavano la terra, un’esistenza dura, fatta di tanto lavoro, fatica e sacrifici. Non c’era tempo per le feste. In casa eravamo tanti, anzi tantissimi. Nove fratelli in tutto. Antonio, Giuseppina, Margherita, Giulio, Giuseppe, Beniamina, Elisa che è morta quando era piccola a causa della meningite, e poi c’ero io. Antonio è stato disperso in Polonia, un lutto enorme per tutta la nostra famiglia. Le donne di casa vestivano in nero. Porto tutti nel mio cuore».

I ricordi più toccanti della sua gioventù?
«Gli anni della guerra, coprivamo le finestre di casa e tenevamo le luci spente quando passava Pippo il caccia bombardiere. Ricordo che poi mia sorella Beniamina è andata a lavorare alla caserma di Istrana. Eravamo così diverse io lei. Io introversa, lei un’ottima cuoca. Quando andavamo a “provvedere” - come si dice in Veneto - in centro a Treviso, io mi fermavo davanti ai negozi e andavo a comperare i figurini per la sartoria, lei invece guardava tutti i banchi delle gastronomie».

C’è ancora qualcosa che vorrebbe fare e che ancora non ha fatto?
«La gita al mare è stato il massimo della felicità. Sono stata di recente al controllo dall’oculista e mi ha dato appuntamento tra due anni, ci vedo ancora bene e lavoro con ago e filo, sistemo anche i vestiti per le amiche che sono qui allo Zalivani e mi chiedono una mano. Qualche tempo fa sono stata a fare visita a Sant’Antonio alla basilica di Padova, se ci penso, avrei voglia di andare in montagna. Dopo il mare mi piacerebbe salire lassù tra le cime. Spero di poterlo fare un giorno. Sono speranzosa perché la vita mi ha confermato che non è mai troppo tardi per essere felici con le piccole grandi cose».

I commenti dei lettori