Il sindaco di Venezia: «Bene l’Unesco, ora avanti insieme»
L’intervista al sindaco di Venezia Luigi Brugnaro: «Vero, i problemi ci sono, ma vanno risolti in silenzio. Contro chi corre in laguna pronto un sistema satellitare. Abbiamo tolto le grandi navi dal Bacino di San Marco. Sul ticket procediamo e un grazie a Mattarella»
ALBERTO VITUCCI
«Mi scuso se qualche volta sono focoso. Ma se uno pensa di aggredirmi e mettermi in difficoltà reagisco».
Il sindaco Luigi Brugnaro commenta così la serata degli scontri verbali in Consiglio comunale. E la “vittoria” conquistata sul campo dell’Unesco. Nonostante le premesse, l’assemblea ha votato all’unanimità. Venezia non è a rischio, e resta tra i Siti Patrimonio dell’Umanità.
Se ne riparlerà a fine 2024, per verificare se gli interventi messi in campo siano sufficienti a salvarla. «Siamo orgogliosi che Venezia goda di tanta attenzione e sia considerata un bene dell’umanità», dice.
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Sindaco, ma allora perché tante polemiche alla vigilia di quel voto?
«Perché in estate, senza consultarci, i commissari dell’Unesco hanno firmato un rapporto pieno di inesattezze, ideologia pura. Diciamo uno scivolone, che adesso è stato corretto. L’Unesco svolge un ruolo importante di controllo. Ma deve restare in quell’ambito».
Invece?
«Hanno ascoltato tutti. E va bene. I comitati che svolgono un ruolo importante in questa città. Ma anche quelli che rappresentano solo se stessi. Due-tre persone, sempre i soliti. Poi nella bagarre non si capisce più niente e non si fa il bene della città. Si rappresentano le idee di qualcuno e non la realtà».
Lei però ha attaccato duramente in Consiglio comunale.
«Uno dei motivi della mia arrabbiatura è stato che per giorni le opposizioni hanno chiamato a raccolta “tutta la città” per protestare contro il ticket. In realtà sono arrivati in 150».
Dicono che il sindaco non li ha ascoltati.
«Ma dai! Li abbiamo fatti parlare, anche se non avevano titolo. Continuavano a interrompermi e a urlare. Forse speravano che sgombrassi l’aula. Ma non l’ho mai fatto e non lo farò. Certo, se urli io ti rispondo».
L’Unesco vi ha dato ragione.
«Dopo lo scivolone hanno rimediato. C’è stato un grande lavoro di squadra, abbiamo spiegato ai vari commissari che sono state rispettate le prescrizioni che ci avevano dato».
Quali?
«Abbiamo fatto il Mose per difendere la città dalle acque alte, dopo 40 anni di scandali. Ricordo che la mia elezione è arrivata proprio dopo lo scandalo del Mose. Abbiamo tolto le navi da San Marco, pensando a un’alternativa a Marghera. Solo le navi più piccole arriveranno in Marittima, le altre in canale Nord».
Quel progetto va avanti?
«Certo. Ed è stato risolto anche il nodo del protocollo fanghi che era bloccato da anni, adesso si potrà scavare. Poi sono state sistemate le rive, scavati i rii dopo decenni di blocco. Le fognature dai Giardini alla Certosa, poi al Lido e Malamocco con un tubo per depurare a Marghera. I bagni chimici che andremo a discutere. Se c’è da migliorare siamo qua, ma è un progetto di cui si parla da anni. È come i cassonetti in terraferma. Tutti li vogliono ma non davanti a casa. E poi la Control room al Tronchetto. Tecnologia di avanguardia. Ringrazio tutti i tecnici e i dirigenti del Comune e di Venis che hanno lavorato per questo».
Resta il fatto che il turismo sta soffocando Venezia.
«Per anni non si è fatto nulla. Adesso stiamo provando. I varchi ai pontili con gli ingressi riservati ai residenti li abbiamo fatti noi. E anche lì c’era chi protestava e non li voleva».
Diciamo che siamo un po’ in ritardo.
«Bisogna fare le cose bene, condivise, senza dar fastidio alla gente. Sperimentando. Anche quando abbiamo messo i varchi e i tornelli per limitare gli accessi c’era chi li ha sfasciati e diceva che non servono».
E siamo al ticket. Bagarre in Consiglio comunale per l’introduzione di questa misura. Basterà?
«Non lo so, ma intanto partiamo. Siamo i primi in Italia, potremo fare da esempio alle altre città d’arte. Questa resta una città aperta, prenotabile da tutti: 5 euro sono alla portata».
Forse era meglio la prenotazione con il numero chiuso…
«Ci arriveremo. Abbiamo pronto un sistema di App per questo. Ma durante il Covid non aveva senso, non c’erano in città nemmeno i colombi. Adesso ripartiamo».
E l’Unesco vi ha dato credito.
«Siamo contenti. Personalmente non ho mai attaccato l’Unesco. È un’istituzione prestigiosa, anche se il prestigio deriva anche dalle scelte che fai. Adesso verranno a controllare più avanti. Li faremo visitare la città. Vedere quello che c’è e che abbiamo fatto. Non i sopralluoghi di notte con qualche amico dell’opposizione».
Anche sul fronte del moto ondoso c’è tanto da fare. Lei si è arrabbiato con le remiere ma il problema è reale.
«Sì. Non ho capito perché se la prendono con noi che abbiamo giurisdizione solo sui rii. Abbiamo trovato un sistema assurdo e non omologato, Argos. Il Comune dava le multe e il giudice le annullava. Era come il gioco delle tre civettine. Uno fa, staltro non sa, il terzo non vede».
Non è cambiato nulla però.
«Non è vero. Adesso è pronto il nuovo sistema. Il governo ci ha promesso che ci darà l’omologazione. Siamo pronti. Intanto in canale della Giudecca, acque marittime, c’è l’Ais».
Cos’è?
«Un sistema satellitare per controllare la velocità che sarà reso obbligatorio sui barconi Gran Turismo. Stiamo facendo. Onda zero me la sono inventata io, andando a controllare in barca a San Marco che non corressero. Non ci sono salvatori della patria».
Lei si è arrabbiato con le remiere che chiedevano di essere ricevute.
«Perché invece di proporre hanno preferito la protesta clamorosa. Alla Mostra del Cinema e alla Biennale, per avere visibilità».
Qualcosa bisogna fare però. Alla svelta.
«Sì è vero. Ma bisognerà anche affrontare il tema delle barche. Alle 9.30 di mattina di lunedì nel canale della Giudecca, che è un canale marittimo, c’era un tipo che attraversava vogando alla vallesana. Occorre un Piano regolatore, con gli orari per tutti. Se vogliamo che la città viva e funzioni. Consulteremo tassisti, trasportatori, gondolieri, remiere, poi decideremo. È una questione culturale. Bisogna insegnare ai ragazzini il rispetto per l’ambiente. Guardarsi in faccia. In terraferma se uno guida manda a quel paese i pedoni, se attraversa la strada se la prende con l’automobilista. Si chiamano “contraddizioni”. Bisogna invertire la rotta, vivere tutti».
Anche dal punto di vista ambientale siamo indietro.
«Ho fatto il Salone Nautico, con i motori elettrici, il primo distributore a idrogeno. È difficile, perché qui non è come per le auto. Il Rina autorizza a circolare anche i vecchi motori inquinanti. Chi è senza peccato scagli la prima pietra».
Sul ticket allora si va avanti.
«Certo, è un primo passo importante. Anche qui lo possiamo fare grazie a norme nazionali. E ringrazio sempre il presidente Mattarella che ama Venezia e in silenzio, senza clamori, ci ha sempre supportato in questi anni».
C’è anche il calo dei residenti, l’emergenza casa…
«Sì. Ma non si può dire che non abbiamo fatto nulla. Guardate il progetto della nuova stazione di Mestre, lo stadio. Tutto senza aumentare il debito che quest’anno scenderà ancora. Un disegno ce l’abbiamo. Magari non è quello che piace a loro, ma andiamo avanti».
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