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Bimbo morto a Portogruaro, spunta l’ipotesi retromarcia

La pista battuta dagli inquirenti è quella di un investimento accidentale da parte di un’auto avvenuto in ambito familiare

Rosario Padovano
2 minuti di lettura

È giallo sulla morte del piccolo Bilal Kurtesi, 18 mesi appena, di origine serba

 

Si delineano i contorni del dramma che ha portato alla morte, in ospedale, dopo almeno un’ora di agonia, del povero Bilal Kurtesi, il bambino di origine serba di 18 mesi, rimasto ucciso dopo un incidente avvenuto di fronte a casa, in via Loredan, nella frazione di Mazzolada, lunedì nel tardo pomeriggio.

Si esclude il dolo, ma i contorni della vicenda sono ancora poco chiari e farraginosi.

Per questo gli inquirenti sono al lavoro per fare luce e temono che qualcuno voglia sottrarsi alle possibili responsabilità.

I carabinieri hanno di fronte a loro un muro di silenzio. Il piccolo potrebbe essere stato ferito a morte da una manovra in retromarcia di una macchina, una Fiat Punto grigia.

Questa è l’ipotesi ritenuta la più verosimile. Dopo i rilievi eseguiti dal Sis, arrivato sulla scena della tragedia, l’automobile è stata posta sotto sequestro dai carabinieri della compagnia di Portogruaro, che hanno provveduto a trasferirla in un deposito giudiziario della zona.

Gli inquirenti hanno anche acquisito l’audio della prima telefonata fatta dai parenti del piccolo al Suem 118, dopo l’incidente, e in cui raccontano proprio questo: cioè che il bambino era stato investito in retromarcia. Anziché attendere l’arrivo dell’ambulanza hanno fatto una corsa disperata verso l’ospedale.

La versione della retromarcia contrasterebbe con quanto i familiari avrebbero raccontato in caserma dell’Arma di via Castion a Portogruaro.

Sono stati convocati tutti, anche i bambini che abitano nella abitazione in una zona popolare e periferica, immersa nella campagna della zona a ovest di Portogruaro.

La tesi della caduta accidentale dall’auto non convince né gli stessi carabinieri, né gli operatori sanitari del Suem, 118 di Portogruaro. Il bambino presentava un profondo ematoma nella parte posteriore del capo e alcune tracce sul collo.

Il volto invece è sano, così come la parte frontale del viso. Gli sviluppi stessi della vicenda porterebbero a escludere la possibilità di un investimento del piccolo da parte di un un’auto pirata.

Via Loredan è una strada stretta, senza grosse vie di fuga e soprattutto è lontana diverse decine di metri dalla strada principale, cioè la Triestina.

Si sta quindi indagando prevalentemente in ambito familiare. La ricostruzione dei familiari che parlano di una caduta accidentale del bimbo dall’alto contrasterebbe con le risultanze dell’ispezione cadaverica esterna svolta lunedì sera con un esame Tac - total body dal medico legale Antonello Cirnelli, cui è stato affidato anche l’incarico di eseguire l’autopsia, fissata per la tarda mattinata di giovedì.

Rispetto alle gravissime ferite riscontrate, che hanno provocato il cosiddetto “sfacelo cranico”, sarebbe più probabile uno schiacciamento da parte di uno pneumatico o comunque di un veicolo, piuttosto che una caduta dall’alto.

Sull’audio invece c’è la convinzione che in quei frangenti concitati abbia prevalso la versione più verosimile, piuttosto di una ricostruzione “artefatta” per nascondere eventuali responsabilità colpose. Manca, però, ad oggi, la collaborazione da parte dei parenti del bimbo morto a un anno e mezzo.

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