Il Pd veneto studia il caso-Vicenza. Camani subentrerà a Possamai
Il neosindaco ha trenta giorni per lasciare il seggio in Regione (a Luisetto) e la carica di capogruppo
Albino Salmaso
Trascinato dalla vittoria di Giacomo Possamai, il Pd veneto rialza la testa e convoca la direzione regionale a Vicenza per rendere omaggio al nuovo sindaco, che dovrà abbandonare la sua poltrona di capogruppo a palazzo Ferro Fini.
L’incompatibilità tra le due cariche impone la scelta entro 30 giorni e fino al 29 giugno Possamai può restare a Venezia ma il timing del cambio della guardia è affidato all’ufficio di presidenza guidato da Roberto Ciambetti. La procedura prevede che la lettera di dimissioni venga inserita all’ordine del giorno del consiglio regionale e poi approvata a maggioranza. Con la ratifica delle dimissioni, si aprono le porte a Chiara Luisetto che può subentrare a palazzo Ferro Fini, come prima dei non eletti nelle liste Pd.
Resta da sciogliere il nodo del capogruppo. I favori del pronostico sono assegnati a Vanessa Camani, “allenata” da quasi tre anni nel ruolo di vice-speaker: dovrebbe essere lei a guidare i 6 consiglieri Dem nelle dichiarazione di voto in aula.
Per completare il puzzle, più che alle logiche di corrente dell’ultimo congresso, si procede con l’analisi dei ruoli: Andrea Zanoni guida la IV commissione che si occupa di legalità, Francesca Zottis è vicepresidente dell’assemblea con il leghista Nicola Finco e per affiancare Vanessa Camani la scelta ricadrà tra Annamaria Bigon, Jonatan Montanariello e Chiara Luisetto, al suo debutto in riva al Canal Grande.
Prima di aprire il dibattito sul nuovo capogruppo, c’è da festeggiare lo strepitoso successo di Vicenza, che dopo quello di Tommasi a Verona, Giordani a Padova e Gaffeo a Rovigo consente al centrosinistra di guidare 4 importanti città e di rompere il monopolio della Lega.
Andrea Martella, segretario regionale, ha spedito gli inviti da tempo e venerdì alle 18,30 all’hotel Alfa a due passi dalla fiera di Vicenza, avvierà l’analisi del voto delle amministrative. Il Pd rialza la testa nella “sacrestia d’Italia” e consolida il successo a Piove di Sacco, ma cade nella polvere a Treviso, San Donà di Piave e nei piccoli paesi di provincia, dove il centrodestra conserva il monopolio anche quando si divide nelle liste civiche.
Che lezione trarre dalla vittoria di Giacomo Possamai, che non ha voluto a Vicenza nessuno dei big nazionali della sua larghissima coalizione? Che la qualità del candidato fa l’unica vera differenza nella scelta del sindaco.
La sfida da vincere oggi si chiama Tav, l’alta velocità con la nuova stazione dei treni e interi quartieri da rifare in 9-10 anni tra San Lazzaro, San Felice e Ferrovieri con un investimento da 2,2 miliardi di euro. «A Vicenza ha vinto una nuova generazione di politici, giovani appassionati, preparati, presenti sul territorio e amati dalla gente. Non improvvisati, non cooptati», scrive Alessandra Moretti.
Achille Variati, l’altro eurodeputato Pd della città berica, allarga l’analisi: «Da ex sindaco posso dire che ogni partita fa storia a sé. È chiaro che qui avevamo un candidato, Giacomo Possamai, che univa molti punti di forza. Ma il fattore fondamentale è stato la scelta di mettere al centro il territorio. Evitando le sirene della politica nazionale, dei leader in processione, delle polemiche romane, per restare ancorati alla concretezza delle sfide per Vicenza. È la stessa ricetta che misi in campo io nel 2008, quando vinsi per poche centinaia di voti (contro Lia Sartori, ndr)».
«Questo è il modello da cui il Pd nazionale potrebbe imparare qualcosa. Mettere al centro dell’agenda i temi che interessano ai cittadini non è populismo: è ricordarsi che siamo qui per servire il popolo, e per guidare le trasformazioni della società. Non per imporre la nostra agenda e la nostra visione del mondo», afferma Variati.
Il sasso è lanciato: il modello Vicenza si può esportare? Il dibattito animerà non solo lo stato maggiore del Pd, ma anche le feste dell’unità: Elly Schlein, scesa in piazza a Treviso l’8 maggio, è pronta a dialogare con Possamai, l’allievo prediletto di Enrico Letta
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