Consorzi di bonifica e partecipazioni: in Veneto parte l’esposto alla Corte dei Conti
L’Adige Euganeo ha deciso l’uscita dalle società contestate: «Si verifichi se per tutti gli altri non ci sia un danno erariale»
Enrico Ferro
Palazzo Calbo Crotta a Venezia
Consorzi di Bonifica e partecipazioni societarie che nulla hanno a che fare con l’irrigazione, adesso c’è un esposto alla Corte dei Conti.
Dopo aver messo al corrente della situazione l’Autorità anti corruzione (l’Anac), i consiglieri di minoranza del Consorzio di Bonifica Adige Euganeo hanno deciso di interessare l’organo deputato al controllo della spesa pubblica.
Diego Boscarolo (Lista Cittadini nei Consorzi) e Bruno Mori (Lista Futuro per il Consorzio) chiedono se non sia ravvisabile l’ipotesi di reato di danno erariale. Invitano poi la Corte dei Conti a vigilare sui procedimenti di razionalizzazione.
Ma andiamo con ordine. Nella Regione Veneto operano 9 Consorzi di Bonifica: Veronese, Adige Po, Delta Po, Alta Pianura Veneta, Brenta, Adige Euganeo, Bacchiglione, Acque Risorgive e Piave. Dagli anni Cinquanta, detengono quote di partecipazione in due società: Boniter Srl e la Società di Via Santa Teresa Srl. La Boniter Srl gestisce una proprietà a Venezia nel palazzo Calbo Crotta in via Canareggio 122: 350 metri quadrati al primo piano, dove ospita la sede regionale di Anbi Veneto, che raccoglie i consorzi di bonifica veneti.
«La società non svolge attività di produzione di servizi a favore del Consorzio Adige Euganeo, il quale però possiede il 16,70% delle quote della società, pari a 57 mila euro.
Ci sono un dipendente e un amministratore unico: Giuseppe Romano, presidente di Anbi Veneto, eletto nel 2018 nel consiglio direttivo della Coldiretti di Treviso», denuncia Boscarolo. Sotto la lente d’ingrandimento è finita anche la Società di via Santa Teresa Srl, che gestisce la proprietà di un immobile a Roma, la sede Nazionale di Anbi.
Ha due dipendenti e un consiglio di amministrazione con 5 consiglieri, retribuiti nel 2018 con 20 mila euro. Presidente della società è Giorgio Piazza, che risulta essere anche presidente Enpaia (Ente nazionale di previdenza per gli addetti in agricoltura) e nel consiglio direttivo di Snebi (Sindacato nazionale degli enti di bonifica), già presidente di Coldiretti Veneto. Dopo che è stato acceso il faro su queste partecipazioni, il Consorzio Adige Euganeo ha deciso di procedere con la razionalizzazione delle quote, è uscito quindi dalla partecipazione in queste due società.
Un atto di grande valore, che ha spiazzato i responsabili degli altri Consorzi. Ma soprattutto un atto che crea un precedente importante, non a caso riportato nell’esposto con cui Boscarolo e Mori chiedono alla Corte dei Conti di verificare. «Nel corso delle assemblee abbiamo più volte segnalato come i Consorzi di Bonifica non rispettino quanto previsto nell’articolo 24 del Decreto Legislativo n. 175 del 19 agosto 2016, che vieta la costituzione o permanenza delle partecipazioni a società aventi per oggetto attività di produzione di beni e servizi non strettamente necessari per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali», lamentano i due.
Chiedono quindi di verificare se i Consorzi veneti abbiano rispettato gli obblighi imposti dalla legge e se la mancata applicazione delle nome di legge possa configurare l’ipotesi di danno erariale.
Si chiede infine alla Corte dei Conti di vigilare sui procedimenti di razionalizzazione delle due società, in modo che non comportino una penalizzazione economica. Insomma, la breccia ora sembra aperta. Resta da capire se quanto rilevato avrà delle conseguenze o meno. «Il fatto che l’Adige Euganeo sia l’unico a compiere questa scelta di uscire dalle partecipate, sta scatenando malumori e interrogativi nei Cda degli altri consorzi» conferma Boscarolo. «La scelta però ormai diventa obbligata, viste anche le prese di posizione della Corte dei Conti a livello nazionale. Vedremo quali saranno le conseguenze».
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