
Il film "Billy"
Cinema al 100 per cento, ecco le recensioni dei film in sala dal 1° giugno
Arriva in sala l’opera prima di Emilia Mazzacurati, figlia del grande Carlo. “Billy” è una ballata di provincia al chiaro di luna. Woody Harrelson è un ex allenatore di basket chiamato a gestire una squadra “speciale” nel nuovo film di Bobby Farrelly “Campioni”

Il film "Billy"
Regia: Emilia Mazzacurati
Cast: Matteo Oscar Giuggioli, Carla Signoris, Alessandro Gassmann, Giuseppe Battiston, Roberto Citran, Sandra Ceccarelli, Carlotta Gamba, Benedetta Gris
Durata: 97’
“Billy”, esordio alla regia di Emilia Mazzacurati, è una ballata al chiaro di luna. L’eredità di papà Carlo non è un peso. Anzi. È come un mantice che soffia sul fuoco di una creatività giovane e vitale. Com’è lei: 27 anni e un’idea di cinema molto precisa. Ha scritto e diretto un film che ricorda il cinema americano indipendente, in un luogo/non luogo e in un tempo senza tempo, scandito dalle fasi lunari, calanti e crescenti come le vite dei protagonisti.
“Billy” (prodotto da Francesco e Paola Bonsembiante per Jole Film) è una storia di fughe e di resistenze, di attese e di fremiti che ha sempre l’umanità al centro di tutto. Il Billy del titolo (Matteo Oscar Giuggioli) è un ex bambino prodigio che, a 9 anni, ha inventato e condotto un podcast di musica di successo.
Oggi, diciannovenne, vive con la madre Regina (Carla Signoris), eccentrica e superficiale (ma solo per non perdersi negli abissi che ha dentro). I suoi unici amici sono dei bambini con i quali guarda un pezzettino di cielo dal buco sul soffitto di una roulotte abbandonata. Le strade dritte e tranquille di questo suo mondo che sembra un quadro di Hopper (la farmacia, la chiesa, la caserma di polizia) si accendono di una inedita ebbrezza quando Billy incontra Zippo (Alessandro Gassmann), ex rockstar allenato alla fuga dalle responsabilità, ospitato da un mite pompiere (Giuseppe Battiston) sulla chiatta del fiume. Billy e Zippo si specchiano l’uno nell’altro e, per la prima volta, si vedono per quello che, autenticamente, sono.
“Ci vuole coraggio ad andarsene”, dice il ragazzo; “Ci vuole più coraggio a restare”, risponde l’altro. Tutto è pronto per uno scambio di ruoli e, finalmente, le storie di chi resta e di chi parte si invertono, ritrovano il loro legittimo proprietario. Billy può finalmente salire sul tetto della sua roulotte e guardare il cielo senza più limiti d’orizzonte; Zippo può andarsene di nuovo ma per tornare e, pazienza, se il ritorno sarà solo simbolico.
La regista accarezza i propri protagonisti, prova un grande affetto per queste vite di cui sottolinea la precarietà: la roulotte, la corrente elettrica capricciosa, la chiatta sul fiume, i distributori di benzina come tappe di un coming of age al contrario. Il suo sguardo si apre e, infine, si stringe sugli occhi di Billy e di Zippo come se tra i due si instaurasse una connessione intima e ultima. “Billy” è uno di quei film a cui è difficile non volere bene: vien voglia di far parte di quella comunità che si muove come una marea influenzata dalla luna.
In questo sì, si avverte l’emolliente ispirazione di Carlo Mazzacurati che amava i suoi protagonisti sgangherati, lui che diceva sempre di scrivere storie di essere umani. E “Billy”, alla fine di questo viaggio da fermi un po’ surreale, è un cinema che sa esattamente dove stare: dalla parte di una umanità che cerca la radice profonda di sentimenti (l’amore e la fiducia) da custodire e portarsi dietro. Come un tubetto di maionese sempre pronto in tasca per condire vite un po’ nomadi e “stralunate”.
Voto: 7
***

Il film "Campioni"
Regia: Bobby Farrelly
Cast: Woody Harrelson, Ernie Hudson, Cheech Marin, Matt Cook, Kaitlin Olson
Durata. 124’
Torna Bobby Farrelly in una commedia graffiante, pur non caustica come altre sue prove passate, ma che nello stesso tempo non induce al buonismo dilagante sul tema. Il mix tra ironia e buoni sentimenti porta comunque a un buon risultato, anche se i tempi di “Scemo più scemo” e “Tutti pazzi per Mary”, diretti da Farrelly assieme al fratello Peter, sono lontani, superati a favore di un cinema più maturo o forse solo più consapevole.
“Campioni” è incentrato sulla figura di Marcus Marakovich, interpretato da Woody Harrelson, altro bel nome un po’ in disparte negli ultimi tempi dopo i fasti di “Proposta indecente”, “Natural born killer”, “Larry Flint” o “La sottile linea rossa”.
Marcus è un loser, il classico perdente di tanti film americani, assistant-coach di una squadra dello Iowa che milita in J League, che non è proprio la NBA. Il suo parere conta zero, nonostante di basket ne capisca, anche a causa di un carattere non facile che gli ha spesso tarpato le ali di una carriera promettente. Durante una partita, a pochi secondi dalla fine, spintona il coach che non vuole ascoltarlo e viene licenziato, esce e si fa beccare alla guida in stato d’ebbrezza dalla polizia.
Processato per direttissima, commuta la pena con un impegno nei servizi sociali: sarà il coach di una squadra di basket di giovani adulti con disabilità intellettive, i Friends. Il problema è che, dopo l’iniziale … disorientamento, l'allenatore si rende conto che, nonostante i suoi dubbi, questa squadra può andare più lontano di quanto abbia mai immaginato, insegnando molto allo stesso Marcus, che in fondo è il più immaturo e fuori posto di tutti.
Remake di un film spagnolo, distribuito in Italia col titolo di “Non ci resta che vincere”, “Campioni” vede protagonisti giovani con autentiche disabilità ed è stato doppiato in italiano da altri ragazzi con le stesse problematiche dei personaggi originali, il che connota il film in modo più corretto e meno grottesco. Più tradizionale e prevedibile dei film girati col fratello, meno politicamente scorretto, ma non privo ancora di qualche momento demenziale (dal punto di vista narrativo, ben s’intende), “Campioni” è tuttavia sincero e divertente. Non è poco, sul tema.
Voto: 6
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