Anica morta il giorno della scomparsa. Parenti e amici sentiti dai carabinieri
Il giallo di Spresiano. Al setaccio tabulati telefonici e telecamere di videosorveglianza. L’ipotesi: qualcuno ha gettato il cadavere nel Piave
Marco Filippi
Anica Panfile, 31enne rumena trovata morta a Spresiano
È morta il giorno stesso della sua scomparsa Anica Panfile, la 31enne rumena che viveva in via Ronchese a Treviso con i suoi 4 figli, il compagno e la mamma malata. Lo ha stabilito l’autopsia effettuata, lunedì pomeriggio, dall’anatomopatologo veneziano Antonello Cirnelli. «Siamo di fronte a un caso che non si può liquidare come un suicidio da annegamento», ha detto il capo della procura Marco Martani, confermando che l’ipotesi investigativa che la donna trovata morta in un’ansa del Piave, a centinaia di metri di distanza dal viadotto autostradale dell’A27, è stata uccisa.
Del resto, il primo responso diretto dell’autopsia sul cadavere di Panfile (anche se saranno decisive le analisi di laboratorio) dice che sul corpo non sono state trovate tracce di asfissia da annegamento e le ferite riscontrate al volto e sul cuoio capelluto sono colpi inferti da un oggetto contundente alla donna quando era ancora viva.
Come, dunque, ci è arrivato il cadavere di Panfile, nell’ansa del Piave, a quasi un chilometro a sud del cavalcavia dell’A27 a Spresiano? L’ipotesi è che qualcuno l’abbia portato nel fiume per simulare l’annegamento. Ma come? Arrivando in auto di notte dall’autostrada e gettandolo dal cavalcavia, lasciandolo poi in balia della corrente per simulare il suicidio? Oppure arrivando da terra, in una zona particolarmente impervia, da raggiungere a piedi? Il che farebbe presumere che chi l’abbia eventualmente fatto conosce bene la zona.
Ipotesi su cui stanno lavorando gli investigatori dell’Arma. Quello che è certo è che i carabinieri hanno sentito o sentiranno tutta la cerchia di persone che ruotavano attorno alla vita della 31enne rumena, in Italia da una decina d’anni. Perché ogni singolo dettaglio della loro preziosa testimonianza potrebbe essere utile per ricostruire le ultime ore di vita della donna e per risolvere il giallo della sua morte.
L’ex marito, da cui Anica s’è separata 5 anni fa e che vive in Romania. Il compagno Luigi De Biasi, che per primo ha dato l’allarme della sua scomparsa. Le amiche e i colleghi del centro cottura Ract di Santa Bona, dove lavorava di mattina. E Franco Battaggia, il “re del pesce”, l’imprenditore, con attività a Spresiano, nella cui casa ad Arcade saltuariamente la donna andava a fare le pulizie. C’è un testimone che ha visto la donna passeggiare in via Trieste, verso le 16.30 di giovedì, davanti al negozio “Arcade Bike” di via Trieste. Era sola. Anche lui sarà sentito dai militari dell’Arma.
Panfile ha incontrato qualcuno che conosceva mentre camminava? Aveva un appuntamento? Oppure ha accettato un passaggio da uno sconosciuto? Per sciogliere questi interrogativi, i carabinieri del nucleo investigativo stanno cercando un responso dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza sparsi tra Arcade e Spresiano.
Saranno incrociati anche i tabulati telefonici del cellulare della vittima (che manca ancora all’appello) e dalle celle dei ripetitori si cercherà di tracciare il percorso della donna nel pomeriggio di giovedì per vedere come possa essere arrivata da Arcade all’ansa del Piave a Spresiano dove è stato trovato il cadavere.
Nella zona genitale, inoltre, non sono state trovate tracce di violenza sessuale né fratture alle mani che in genere si riscontra in coloro che volontariamente si gettano dall’alto per farla finita. Altri due riscontri significativi che sono arrivati dall’autopsia.
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