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Sport e scaramanzia: dalle mutande fortunate alle bottiglie, tutti i riti raccontati da una sportiva

Michael Jordan giocò per tutta la carriera indossando sotto la divisa ufficiale dei Chicago Bulls i pantaloncini dell’università del North Carolina. Il racconto della cestista dell’Umana Venezia Sara Madera

SARA MADERA
Aggiornato 2 minuti di lettura

La cestista dell'Umana Reyer Sara Madera racconta la scaramanzia nello sport. Tra i più grandi scaramantici Michael Jordan

 

Quest’oggi vorrei iniziare ponendomi e ponendovi una domanda: perché nella vita quotidiana si è scaramantici? In particolare, perché gli sportivi e i tifosi lo sono?

La superstizione può trovarsi in ogni persona, a volte senza rendercene conto compiamo dei gesti e dei riti scaramantici affinché un particolare evento possa andare nei migliori dei modi. Secondo i superstiziosi, se pensiamo ai numeri considerati sfortunati troviamo il 13 e il 17: ad esempio, il numero 13 non si troverà nei posti di un aereo, oppure consigliano di non sedersi a tavola in 13 o uscire di casa il 17.

Eppure, la scaramanzia non è una scienza, non esiste alcun nesso causale tra i nostri comportamenti e l’evento a cui vengono collegati ma, nonostante ciò, in molti vi credono. Nel mondo dello sport la scaramanzia, a tutti gli effetti, è questione di abitudine, ovvero ripetere sempre lo stesso gesto o lo stesso rito associandolo poi, in un secondo momento, a prestazioni particolarmente buone cercando di stabilire un rapporto di causa-effetto.

Lo sportivo, dunque, si guaderà indietro e assocerà la propria gara al suo pasto, a cosa aveva indossato in quella partita, gli spostamenti e i gesti compiuti e proverà quindi a ricrearle prima di ogni competizione.

Per citarne alcuni: Michael Jordan, giocò per tutta la carriera indossando sotto la divisa ufficiale dei Chicago Bulls i pantaloncini dell’università del North Carolina.

Maradona ai mondiali del 2010 seguì ogni partita con un rosario nella mano sinistra. Valentino Rossi non permette mai che il casco tocchi terra.

Nadal gira sempre le etichette delle bottiglie d’acqua verso il campo. La cosa buffa è che le superstizioni non riguardando soltanto gli atleti, ma anche i tifosi che seguono la propria squadra del cuore.

Molti appassionati, infatti, durante una partita indossano le stesse magliette, sciarpe o cappelli, simbolo proprio di portafortuna nei confronti della squadra, come segno di supporto. Per alcuni fan, in qualche modo tutto questo si evolve in un rituale superstizioso in cui la persona crede che se non indossa quella determinata maglietta o non porta con sé quel determinato oggetto, la squadra perderà, anche se la persona non ha oggettivamente alcun modo di influire su un qualsiasi aspetto dell’evento.

Durante la mia carriera ho incontrato molte giocatrici e allenatori scaramantici: alcune di loro indossavano sempre la stessa biancheria durante le gare, talmente tante volte che alla fine erano diventati dei veri e propri stracci.

Altre invece non volevano essere le prime ad uscire dallo spogliatoio oppure le prime a tornare in panchina dopo il riscaldamento perché “portava sfortuna”.

Altre invece avevano posizioni fisse, sia in spogliatoio o in panchina. Io personalmente non sono scaramantica, ma alcuni gesti sono talmente abituali che io per prima non li associo alla scaramanzia. Prima di entrare in campo, ad esempio, fascio sempre per prima la caviglia destra oppure durante il riscaldamento eseguo sempre lo stesso tipo di stretching prima di iniziare la preparazione con la palla. Non lo ritengo un gesto scaramantico, ma semplicemente di abitudine in quanto viene svolto sempre, anche nel caso in cui la partita non andasse nel verso giusto.

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