La lettera del pediatra a Leonardo, bimbo morto nell’incidente: «Cosa avrei dato per salvarti»
Giorgio Cuffaro ha rianimato il piccolo dopo l’incidente avvenuto lungo la Postumia il giorno di Pasqua: «Mi consola il fatto che i tuoi genitori hanno avuto un po’ di tempo per parlarti e accarezzarti»
Rosario Padovano
Il pediatra Giorgio Cuffaro e il piccolo Leonardo Savian, morto a seguito dell'incidente avvenuto il giorno di Pasqua sulla Postumia
Una lettera struggente, intensissima, sensibile sull’amarezza e il dolore.
Giorgio Cuffaro, il pediatra che il pomeriggio di Pasqua ha rianimato il piccolo Leonardo dopo l’incidente, facendogli battere ancora il cuore, si è rivolto direttamente a lui, ora che non c’è più, con una sorta di riflessione postuma.
«Non ho perso un attimo, sai? Quando ho capito che non respiravi e il tuo cuore non batteva, ti ho preso in braccio, messo in sicurezza, valutato rapidamente e iniziato a massaggiare e ventilare senza perdere un istante, come da linee guida. Il tuo papà mi ha detto che erano passati solo pochi secondi dall’incidente. Che fortuna, ho pensato. Ero fiducioso.
Ce l’ho messa tutta, sai? In quel momento eri improvvisamente diventato un mio paziente, anzi, IL mio paziente ed io il tuo pediatra. E ai miei pazienti, credimi, cerco sempre di dare il meglio.

A dire il vero eri un po’ paziente e un po’ figlio perché coi miei pazienti, in genere, non mi viene da piangere quando mi prendo cura di loro e con te, a tratti, dovevo trattenere le lacrime e concentrarmi su ciò che dovevo fare, perché andava fatto subito e bene, e così è stato».
Cuffaro ricorda un fatto inedito, quello di aver avvicinato Marco Savian, il padre, e di avergli tenuto la mano.
«So che ne aveva bisogno, ne avevate bisogno, ne avevamo bisogno. Ci siamo fatti forza a vicenda fino all’arrivo dell’ambulanza».
Non manca l’amarezza, purtroppo. «Tutto sembrava davvero andare per il meglio ma, purtroppo, qualcosa era già andato storto, e io non potevo saperlo. Non sai cosa avrei dato per salvarti per davvero e un giorno, magari, sì, poterti abbracciare. O guardarti giocare, correre, saltare, anche solo in silenzio e da lontano.
La mia sola piccola grande consolazione è aver dato a te e ai tuoi portentosi genitori un po’ di tempo, per parlarti, accarezzarti, coccolarti. Sono certo tu, con loro, abbia fatto un bel pieno di Amore, dopo il nostro incontro».
C’è l’amarezza per il fatto che la notizia della morte di Leonardo non sia rimasta nascosta, dolore riservato ai familiari. E c’è anche la speranza «che i nostri politici, nei loro programmi acchiappa-like, trovino spazio per rendere i corsi di primo soccorso obbligatori e capillari, dalle scuole medie inferiori in poi» in modo da poter diffondere il più possibile le nozioni di primo soccorso. Non poteva mandare la firma finale: «Il tuo pediatra. Dottor Giorgio».
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