Maltrattamenti in asilo, ex direttrice a processo
La decisione del tribunale di Trento dopo le denunce presentate all’Hoplà Iuhu di Mirano. A giudizio Elisa Barbara Stella di Padova
eugenio pendolini
Rinviata a giudizio l’ ex direttrice ed insegnante della scuola materna “Hoplà Iuhu” di Mirano, la 53enne padovana Elisa Barbara Stella, accusata di cinque episodi maltrattamenti nei confronti di alcuni dei bambini che le erano stati affidati. Lo ha stabilito il tribunale di Trento, competente per il caso dal momento che uno dei genitori coinvolti nella vicenda è un magistrato a Venezia. Esultano le parti civili che, dopo una prima richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura, si vedono riconosciute le argomentazioni portate a sostegno dell’accusa. Dal canto suo la difesa, con l’avvocato Tommaso Politi, si dice pronta ad andare davanti al giudice per dimostrare l’innocenza dell’ex direttrice.
La Procura contesta all’insegnante «una pluralità di condotte di violenza morale e talvolta fisica, con continue, immotivate e spropositate punizioni, ingiustificati strattonamenti e stringimenti al collo, invitando gli altri insegnanti ad adottare analoghi comportamenti e ingenerando all’interno della classe un clima di paura e ansia nei minori».
Allo stato - va ricordato - tutte accuse presunte. Si parte con l’aver rimproverato i bambini con frasi, definite nel capo d’imputazione, «certamente inadeguate all’età dei minori, facendo ad esempio riferimento al fatto che i loro quaderni facessero schifo». Ancora, «a fronte del pianto dei bimbi si avvicinava al loro viso urlando: “Non devi piangere, smettila di piangere” e, se non smettevano, li collocava nella stanza della nanna senza nessun educatore a sorvegliarli, lasciandoli addormentare per sfinimento».
Oppure - scrive ancora il pm - «imponeva che ai bambini venisse cambiato il pannolino pochi minuti prima che fossero prelevati dai genitori» e che non bevessero troppo, per non fare pipì. Poi la punizione chiamata Time out: se un bimbo era disubbidiente - sostiene la Procura - veniva fatto sedere sopra un banco, in attesa delle scuse. Infine, contesta la Procura, «preoccupata di sminuire rimproveri ed accadimenti durante le ore di scuola, forniva ai bambini una versione “preconfezionata” delle risposte da dare ai genitori».
Episodi che, già in fase di indagini, la difesa aveva definito come «spiegabili e contestualizzabili». Questo fino al settembre 2019 quando alcune ex colleghe presentarono una denuncia ai carabinieri di Mirano. Inizialmente indagò la Procura di Venezia, ma anche il pm Andrea Petroni chiese l’archiviazione ritenendo che si fosse trattato di modi bruschi del tutto sporadici.
Sei famiglie, con l’avvocato Graziano Stocco, e una con l’avvocato Maurizio Paniz, impugnarono la decisione, passata per competenza a Trento. Anche la Procura trentina aveva chiesto l’archiviazione, poi il gip aveva ordinato l’imputazione coatta.«Le nostre argomentazioni hanno fatto breccia», esulta l’avvocato di parte civile Graziano Stocco. «La mia assistita è certa della sua innocenza», ribadisce l’avvocato difensore Tommaso Politi,«come documentato dalle indagini difensive. Non abbiamo accettato alcun rito alternativo e questo ci ha portato davanti alla necessità di andare davanti a un giudice per chiarire la nostra posizione». Prima udienza fissata per il prossimo 16 novembre.
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