Eni Rewind accelera, via alle osservazioni. Può smaltire l’80 per cento dei fanghi del Veneto a Porto Marghera
Avviso della Regione, l’azienda convocherà un incontro pubblico entro il 6 aprile, pronto un corteo di protesta
Francesco Furlan
L’impianto per lo smaltimento di fanghi da depurazione civile che Eni Rewind vuole realizzare a Porto Marghera sarà in grado di «assicurare il trattamento dell’80% del potenziale fabbisogno di smaltimento relativamente ai fanghi di depurazione della Regione Veneto».
L’impianto
È uno degli elementi di dettaglio che emerge dalla nuova documentazione sull’impianto che la società intende realizzare in via della Chimica 5, nella cosiddetta isola 46 del Petrolchimico.
Un impianto che avrà una capacità di bruciare 190 mila tonnellate l’anno di fanghi «provenienti dalla depurazione delle acque reflue civili (classificati come rifiuti speciali non pericolosi)» depurati, anche, negli impianti che fanno capo al Consorzio Viveracqua che riunisce i gestori del servizio idrico integrato con sede in Veneto.
Accelera quindi il percorso per la realizzazione dell’impianto dopo che nei giorni scorsi è stato pubblicato dalle Regione Veneto l’Avviso pubblico, l’atto che dà il via al confronto, e apre alla possibilità, per comitati, associazioni e residenti, di presentare le osservazioni al progetto.
Assemblea e osservazioni
In base alla legge ora Eni Rewind deve convocare un’assemblea pubblica entro il 6 aprile, anche se una data non è ancora stata fissata. Per presentare osservazioni al progetto invece c’è tempo fino al 15 aprile.
L’assemblea sarà, per Eni, l’occasione per spiegare con maggiore dettaglio il progetto e cercare di rassicurare i comitati contrari al nuovo impianto in un’area già fortemente penalizzata come quella di Forte Marghera.
Le osservazioni sarano invece, per i comitati, lo strumento per cercare di bloccare l’iter per il nuovo impianto, che ha comunque la copertura politica della Regione e del Comune di Venezia. «Già da due mesi siamo al lavoro per studiare la grande quantità di documenti tecnici, alcuni anche molto complessi. Non è un lavoro semplice, ma l’esperienza maturata con la vertenza contro Veritas si dimostra molto utile».
«Progetto obsoleto e nocivo per la salute»
«Stiamo facendo il “pelo e il contropelo” a questo progetto obsoleto e nocivo, entro il 15 aprile presenteremo migliaia di osservazioni con l’obiettivo di smascherare lacune, sotterfugi e soprattutto l’occultamento dei rischi ambientali e sanitari derivanti dell’incenerimento di fanghi»,
fa sapere il comitato che se la prende anche con il silenzio della politica e in particolare dei sindaci di Venezia, Luigi Brugnaro (centrodestra) e di Mira, Marco Dori (centrosinistra), i due comuni coinvolti dal progetto.
La manifestazione
«La decisione su questo progetto è tutta politica non tecnica», aggiunge il comitato, «la partecipazione dei cittadini non può essere ridotta a una formalità anche questa volta. È necessario che si apra fin da subito una discussione nei territori, nei consigli comunali e in consiglio regionale dove dovranno prendere parola comitati, associazioni ambientaliste e medici».
Il timore più grande dei comitati è che nell’impianto confluiscano anche i fanghi contaminati da Pfas. Anche se nei documenti presentati da Eni non ve n’è traccia. L’incontro che la società dovrà convocare aiuterà a comprendere anche questi aspetti.
La mobilitazione dei comitati inizia il 31 marzo alle 18 al teatro Kolbe di Mestre con la proiezione del docufilm “Chemical Bros” del regista Massimiliano Mazzotta che indaga proprio sul ciclo dei Pfas. Per inizio maggio poi è prevista una grande manifestazione per «dire basta agli inceneritori e sì alla transizione ecologica».
Dove vanno oggi i fanghi?
Il fabbisogno di smaltimento complessivo dei fanghi di depurazione per il Veneto è di 273 mila tonnellate l’anno dai quali vanno esclusi i36 mila fanghi industriali prodotto dal distretto conciario della valle del Chiampo che per l’alto contenuto di inquinanti e in particolare di cromo esavalente vengono trattati a parte.
Oggi i fanghi vengono in minima parte e sempre meno utilizzati come fertilizzanti per l’agricoltura, in parte vengono smaltiti nelle discariche (le venete sono quasi piene), e in parte bruciati in impianti fuori regione.
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