Casa di riposo a Santa Maria di Sala, sei arresti per tangenti: tra loro ex sindaci di Coraggio Italia e manager della sanità veneta, tutti i nomi
Ai domiciliari gli ex sindaci Nicola Fragomeni e Ugo Zamengo. L’indagine nasce dalla denuncia di un cittadino che doveva vendere un terreno e si è sentito chiedere un “extrabusta” da funzionari del Comune per autorizzare il cambio d’uso da agricolo a edificabile
Roberta De Rossi
Un momento della conferenza stampa in cui Bruno Cherchi ha illustrato i dettagli dell'operazione che ha coinvolti funzionari pubblici e professionisti
Terremoto nel Comune di Santa Maria di Sala. Un’indagine dei carabinieri del Nucleo investigativo di Venezia ha portato all’esecuzione di sei misure cautelari nei confronti di funzionari pubblici, imprenditori, e liberi professionisti. I reati contestati sono tutti contro la pubblica amministrazione.
Coinvolto anche l’ex sindaco di Santa Maria di Sala, Nicola Fragomeni che ricopre attualmente l’incarico di presidente del Consiglio comunale e coordinatore provinciale di Coraggio Italia.
Nel mirino della Procura un altro ex amministratore, Ugo Zamengo, ingegnere, ex sindaco dal 2002 al 2007, attuale consigliere delegato del sindaco per affari generali.
I due ex amministratori sono agli arresti domiciliari.
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Gli arresti sono stati chiesti dalla Procura della repubblica di Venezia, e sono stati eseguiti nelle province di Venezia e Padova.
Gli imprenditori padovani arrestati sono Battista Camporese e Mauro Cazzaro.
L’altro arrestato è il direttore dell’ufficio tecnico del Comune di Santa Maria Di Sala, Carlo Pajaro.
Infine Marcello Carraro: Carraro è un architetto con studio a Santa Maria di Sala, specializzato in case di riposo e residenze per anziani.
Le indagini: compensi illeciti da imprenditori compiacenti
Nel corso dell'indagine, svolta tra il 2019 ed il 2022 mediante servizi di osservazione e pedinamento, analisi incrociata dei tabulati telefonici e attività tecniche, sono stati raccolti gravi indizi di reità nei confronti degli indagati in ordine alle modalità, ritenute irregolari, con cui sarebbero stati stipulati gli accordi per la realizzazione di strutture ed interventi di interesse pubblico, da parte dell'allora primo cittadino del Comune di Santa Maria di Sala attuale Presidente del medesimo Consiglio Comunale.
Da tali dinamiche avrebbero tratto vantaggio, oltre all'allora Sindaco, un componente del consiglio comunale, che in precedenza aveva anch'esso ricoperto l'incarico di primo cittadino salese, un dirigente comunale, il titolare di uno studio di architettura e degli imprenditori.
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Gli amministratori pubblici, in concorso con il dirigente comunale, avrebbero posto essere atti contrari ai doveri d'ufficio e rivelazioni di segreti d'ufficio volti a favorire la realizzazione di strutture ed interventi di interesse pubblico in cambio di compensi illeciti versati loro da imprenditori compiacenti, che sarebbero stati preferiti ad altri concorrenti poiché disposti ad accettare le richieste economiche degli amministratori comunali.
«I soldi spartiti tra gli amministratori comunali»
Gli indagati, in particolare, avrebbero attivato una stretta collaborazione al fine di mettere in contatto gli imprenditori con un privato cittadino per l'acquisto di un terreno, per il quale sarebbe stato sottoscritto un contratto preliminare di acquisto subordinato alla modifica della destinazione d'uso, con lo scopo di realizzarvi una nuova Residenza Sanitaria Assistenziale. Per l'approvazione della delibera comunale relativa al cambio di destinazione del terreno e del relativo bando per la realizzazione dell'opera, sarebbe stata richiesta una rilevante somma che avrebbe dovuto essere spartita tra gli amministratori comunali.
La realizzazione dell'opera non sarebbe al momento iniziata, poiché a sua volta subordinata ad uno specifico provvedimento della Regione Veneto, Ente estraneo all'indagine che, per ragioni del tutto indipendenti dai fatti oggetto dell'indagine, non avrebbe deliberato l'assegnazione di posti letto per la specifica esigenza per l'anno 2022.
L’indagine sull’acquisto delle mascherine
Ulteriori gravi indizi di reità contestati agli indagati riguarderebbero l'acquisto di presidi sanitari, soprattutto mascherine, che l'allora primo cittadino di Santa Maria di Sala avrebbe richiesto, con il meccanismo dell'affidamento diretto, ad uno stretto familiare che, con l'ipotizzata condotta illecita, si sarebbe assicurato unitamente al congiunto un ingente guadagno personale illecito stimato in 60.000 euro.
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Il procuratore Cherchi, il sistema dell’”extrabusta”
Il procuratore Bruno Cherchi: «Questa indagine nasce - come non sempre accade - dalla presentazione di un cittadino di una segnalazione ai carabinieri: doveva vendere un terreno e si è sentito chiedere un “extrabusta” da funzionari del Comune per autorizzare il cambio d’uso da agricolo a edificabile. Sia il dirigente che Usl nulla sapevano. Il cittadino si è rifiutato.
Quando questo cittadino non ha accettato di pagare per cambio di destinazione, questi ufficiali pubblici si sono rivolti ad altri proprietari per rendere identificabile un altro lotto, per realizzazione casa di accoglienza per anziani.
Secondo l’ipotesi, alcuni imprenditori nel campo sanitario avrebbero dato disponibilità a dare ai pubblici amministratori quantum 10-15 per cento dell’operazione.
Non solo intercettazioni, fondamentale per acquisire elementi gravi indizi, accompagnata gravi indizi sia per incontri trai soggetti e controllo tutto quello che seguiva».
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