Le connessioni. Di questo, dovremmo parlare qui. Un tema molto ingombrante, perché se è vero che il Covid ha accelerato di un paio d’anni molti dei processi che erano più o meno nascostamente già in atto, l’ambito su cui ha esercitato la maggiore spinta (o pressione?) è stato proprio quello della trasformazione digitale.
In un Paese dall’alfabetizzazione informatica ancora molto bassa, l’accelerazione impressa dalla tormenta sanitaria che ci sta sballottando qua e là ha trovato una società impreparata a gestire un cambiamento così repentino, invasivo e e complicato.
Una blanda rivoluzione al piccolo trotto, senza farsi troppo male. E poi scopri che un altro mondo è già lì, nell’hic et nunc che avanza come i treni della Tav con la potenza del 5g, e come sempre non è per tutti.
I servizi pubblici, l’informazione, la scuola, le aziende private, la sanità: dovremmo quasi stupirci del nostro stupore, perché era tutto già lì, dietro l’angolo. Ma non a queste velocità, non con questa forza. E adesso, pensateci, ci sembra quasi normale passare agevolmente da zoom a teams, da streamyard a skype.
È tutta una chat, un live streaming, una riunione a distanza. Connessioni ovunque. Scopri nuove modalità d’interazione, i vantaggi e gli svantaggi di lavorare da remoto, tutto quello che perdi ma anche quello che guadagni. E scegli da quale parte pende la bilancia, anche se non sarai tu a decidere.
Come sempre.
Certo, sembra cambiato poco dalla telefonata che ti allunga la vita - spot Sip del 1993 con Massimo Lopez condannato a morte - alla videochat che ti fa sentire meno solo, ma in realtà è l’esatto opposto.
Abbiamo tanta tecnologia ma non sappiamo usarla, non ancora: il tema è questo. Imparare, studiare, apprendere di continuo: bisognerà pur dire che l’educazione permanente è un pugno in faccia per quelle generazioni che hanno vissuto la certezza del lavoro per sempre, e che ora si scoprono insicure e a rischio.
Tanta tecnologia, ma anche una vita perennemente connessa, le giornate scandite dalle notifiche sul cellulare, esposti a rischi che nemmeno avevamo mai preso in considerazione, come le fake news diffuse sotto forma di messaggi vocali (in dialetto) su whatsapp, per dirne una.
E poi la polarizzazione isterica di un’opinione pubblica confusa e frastornata, che reagisce d’impulso all’algoritmo, come il ginocchio al colpo di martelletto. Prima ti indigni, metti la “reaction” (faccino rosso incavolato va bene? ), condividi, fai girare. Poi, a volte capita, ti chiedi cosa è davvero quella roba lì, chi è la fonte, perché hai reagito senza pensare e adesso che ci pensi, forse non era proprio così ma ormai...
La telemedicina, la scuola da remoto, il delivery che viaggia sulle app, gli open data per interpretare il presente a colpi di curve, torte e istogrammi: e in tutto questo, la convinzione di trovare la quadra, convinzione che si fa speranza. Ogni crisi genera nuove opportunità, a noi coglierle: chance, non disperata resilienza.
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