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H-Campus, Padova si candida

Il sindaco “offre” la caserma Romagnoli: «Sarebbe perfetta. Meglio di Milano»

di Claudio Malfitano
2 minuti di lettura

PADOVA. «L’H-Campus di Riccardo Donadon starebbe benissimo nella caserma Romagnoli di Padova ormai dismessa: siamo disponibili ad attivare subito le procedure urbanistiche. Sarebbe un peccato che andasse a Milano, vorrebbe dire perdere un patrimonio del Veneto». Il sindaco di Padova Sergio Giordani e il suo vice Arturo Lorenzoni buttano la proposta sul tavolo come fosse una cosa da nulla. In realtà hanno prima avviato una serie di contatti a largo raggio con il rettore del Bo, Rosario Rizzuto, con lo stesso Donadon e con la proprietà dell’ex caserma, la società di gestione del risparmio Invimit, interamente riferibile al Ministero dell’Economia.

Perché l’idea di portare a Padova il progetto di campus ad alto tasso di innovazione disegnato per l’area tra Roncade e Quarto d’Altino, è piuttosto ardita. Ma era stato proprio il fondatore di H-Farm (l’incubatore di imprese a trazione digitale fondato nel 2005) a sbottare dopo l’ennesimo stop arrivato dalla commissione regionale chiamata a valutare l’impatto ambientale: «Troppa burocrazia, stanno bloccando un progetto da 65 milioni. Valuteremo se spostare l’investimento nell’area di Milano», aveva spiegato Donadon.

«Non vogliamo essere secondi a Milano, né drenare asset veneti verso altri lidi. Quindi se ciò può favorire processi virtuosi è bene che si sappia che Padova c’è: guardiamo con interesse a una prospettiva del genere», dicono i due amministratori padovani.

«È un’operazione che darebbe a Padova la possibilità di ridare vita a uno spazio fondamentale per il quartiere. E che avrebbe ricadute importanti sotto il profilo economico», prosegue il sindaco. Mentre il “professore” leader del movimento arancione, sottolinea l’importanza della «rigenerazione» dei luoghi dismessi, «per restituire valore alla comunità». Lorenzoni, tra l’altro, è docente proprio di quell’area di Ingegneria che il rettore del Bo Rosario Rizzuto vuole trasformare in Politecnico del Veneto unendola al polo dell’innovazione in Fiera.

«È ovvio che a Padova un punto di eccellenza c’è già e si chiama Università degli Studi – sottolinea – Resta quindi la nostra collaborazione con il rettore per creare un grande polo delle tecnologie e dell’innovazione in parte degli spazi del complesso fieristico. Questa resta per noi una priorità».

Da una parte la solida realtà dell’innovation hub in Fiera, su cui il presidente della Camera di commercio Fernando Zilio lunedì scorso ha “puntato” ben 5 milioni di euro della sua “Padova 4.0”. Dall’altra il sogno dell’H-Campus. «Padova è una città estremamente attrattiva e sempre più simbolo di innovazione: H-Farm è interessante per fare massa critica e essere competitivi a livello internazionale», sottolinea Carlo Pasqualetto, consigliere delegato all’innovazione.

Perché qui questo è un terreno è più fertile che altrove? «Qui c’è il “limo” di un capitale umano di qualità formato dall’ateneo e di un’impressionante numero di aziende di servizi innovativi, su cui siamo secondi solo a Milano – risponde Pasqualetto – C’è densità di ingredienti per permettere alle aziende una ricetta di buona innovazione».

Non si possono fare, però, i conti senza l’oste. Cioè i padroni di casa di Invimit, che gestiscono le caserme dismesse. Ma vuole farlo in relazione forte con il territorio: «Poche settimane fa sono stata a trovare il sindaco Giordani e gli ho proposto di fare un concorso di idee su cosa fare alla Romagnoli – racconta Elisabetta Spitz, advisor esperta di cartolarizzazione di beni pubblici e di partnership pubblico-privato, oggi amministratore delegato di Invimit – Se ora abbiamo un'idea mi sembra una grande opportunità». Certo bisognerà valutarne la sostenibilità finanziaria. «Tutto verrà valutato – chiarisce Spitz – Non è detto che Treviso non ci ripensi: di fronte a tutte queste manifestazioni di interesse per H-Campus penso che qualcosa si muoverà per sbloccare lì la situazione».

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