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«Venezia e tutto il Veneto sono sorvegliati speciali»

Il ministro Alfano assicura massima attenzione dopo gli attentati di Parigi «Nessuna legge vieta il burqa». Nella regione quest’anno reati in calo del 12,6%

di Carlo Mion
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VENEZIA. Venezia e il Veneto rappresentano per il Governo una priorità nazionale per la sicurezza. Soprattutto dopo gli attentati di Parigi. Lo ha detto ieri il ministro dell’Interno Angelino Alfano, in Prefettura, al termine della riunione con i prefetti delle province venete, le forze dell’ordine, il Procuratore della Repubblica di Venezia, il Procuratore generale della Corte d'Appello e il procuratore distrettuale Antimafia per avviare il “Progetto Venezia Sicura”. Un incontro, durante il quale il Prefetto di Venezia Domenico Cuttaia, rappresentante del Governo in Veneto, ha presentato una relazione di 110 pagine sullo stato della sicurezza nella nostra regione. Una relazione che tratta vari aspetti: dalla minaccia terroristica alla criminalità organizzata a quella diffusa. Senza dimenticare il tema dell’immigrazione. Ha detto Alfano: «Non esistono luoghi a rischio zero, né all'interno dell'Italia, né purtroppo in altri luoghi del mondo, come dimostra la drammatica cronologia del terrore degli ultimi 15 anni». Ha poi aggiunto: «Nel Veneto sono diminuiti i reati nel 2015 del 12,6 per cento, mentre i furti sono calati del 14 per cento, cioè in misura superiore alla media nazionale».

La relazione del prefetto è servita per fare il punto sulle misure antiterrorismo applicate nella nostra Regione e che naturalmente ricalcano quelle applicate nel Paese. La lista degli obiettivi sensibili potrebbe essere aggiornata dalle singole Prefetture, le quali possono valutare, durante i Comitati Provinciali per l’Ordine e la sicurezza pubblica, nuove metodologie di sorveglianza degli obiettivi.

«Per combattere il terrorismo serve più cooperazione tra gli Stati dell'Ue, abbandonando le gelosie nazionali, e per questo è stato proposto a Bruxelles l’estensione del modello italiano», ha spiegato il ministro Alfano. «Da noi le forze antiterrorismo collaborano molto bene insieme all'interno di un comitato di analisi strategica contro il terrorismo. Abbiamo proposto l'estensione del modello italiano a livello europeo e stiamo lavorando per ottenere questo obiettivo sul piano della cooperazione dell’intelligence a livello dell'Unione». Poi ha ribadito sull’uso del burqa: «Non abbiamo in questo momento iniziative legislative. In Italia si è liberi di pregare ma non di inneggiare all’odio. Abbiamo già provveduto all’espulsione di 60 persone di cui 4 Imam. Proprio in queste ore abbiamo già espulso e reimpatriato il tunisino nel suo Paese che aveva simpatizzato con chi ha sparato a Parigi. E a Carnevale a Venezia le maschere non saranno vietate». Dall’inizio dell’anno la prevenzione del terrorismo ha voluto dire il controllo di 56 mila persone e di 8000 veicoli.

«Tutta l’Italia è considerata a rischio che, con le misure adottate, vogliamo ridurre al più basso livello possibile. Fino ad adesso ci siamo riusciti e speriamo di poter continuare in questo modo», ha detto il capo della Polizia, Alessandro Pansa, presente all’incontro con i prefetti. «Questo terrorismo si combatte ma non in Italia. È un terrorismo che viene dall’estero; il coordinamento dell’azione antiterroristica è nelle mani della diplomazia, della politica internazionale soprattutto in quelle della politica estera europea».

Sul fronte criminalità organizzata, dalla relazione di Cuttaia emerge come le mafie stiano tentando, in maniera forte, di penetrare il tessuto economico in particolare nelle province di Venezia, Padova e Verona.

Carlo Mion

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