La Piovra cinese, 113 milioni di “nero”
Zilio presenta il rapporto Unioncamere: «Asiatici due prodotti contraffatti su tre. Una comunità che per lo Stato è un costo»

PADOVA. La contraffazione parla cinese. È il risultato emerso da uno studio del Centro Studi di Unioncamere del Veneto su «I cinesi in veneto. Una stima dei costi economici tra contraffazione e criminalità», che attraverso l'analisi di alcuni dati ha quantificato il costo sommerso della comunità cinese nella nostra regione. E' venuto a galla un vero e proprio tesoretto di 113 milioni di euro che mancherebbe all'appello della contabilità delle famiglie cinesi. Una cifra enorme, che mette in luce l'esistenza di una realtà economica nascosta.
L'analisi di Unioncamere, presentata ieri dal presidente Fernando Zilio, insieme all'assessore regionale al Lavoro, Elena Donazzan, si è concentrata su due livelli, quello "macro" e quello "micro". Se per il primo viene dimostrato come la comunità cinese rappresenti a livello regionale più un beneficio che un costo, diverso è quando si passa ad un analisi "micro" e cioè familiare, dove i conti faticano a tornare. Parlando di comunità cinese infatti i dati mostrano come le entrate pubbliche generate dal popolo asiatico in Veneto, quindi tasse, contributi, eccetera, superino le uscite che lo Stato o gli enti locali mettono a disposizione della comunità cinese, quindi spese per l'istruzione, sanità, previdenza.
In pratica a fronte di 137 milioni di euro in termini di "entrate regolari", si calcolano 124 milioni di euro di "uscite regolari", con un avanzo dunque di quasi 13 milioni di euro. Ma ecco l'altra faccia della medaglia, quello che cioè non torna. Dalle tasche di una famiglia cinese in Veneto ogni anno escono in media 32 mila euro, mentre le entrate ufficiali, sempre in media, sono di appena 18 mila euro. Un disavanzo familiare di quasi 14 mila euro che moltiplicato per il numero di famiglie cinesi nella nostra regione, circa 9 mila e 500, arriva a 113 milioni di euro all'anno.
Per non parlare poi di criminalità e contraffazione. Per quanto riguarda quest'ultima il valore stimato in Veneto è di 430 milioni, quasi lo 0,3% del Pil regionale, che se fosse legale creerebbe sui 10 mila posti di lavoro a tempo pieno. E si pensi che su 3 prodotti contraffatti sequestrati 2 sono cinesi.
«Una vera piovra che sta mettendo in seria difficoltà non solo il commercio legale ma la stessa economia italiana con miliardi di euro drenati a favore di un paese straniero», ha detto Zilio. «Un sistema che purtroppo gode di coperture che evidentemente sono politiche, economiche ma anche culturali».
Per ostacolare tutto ciò da novembre di quest'anno c'è però un nuovo protocollo: «Un protocollo d'intesa tra Regione, Prefetture e Unioncamere che, primo in Italia nel suo genere, è volto alla lotta alla contraffazione e alla pericolosità dei prodotti, a tutela della concorrenza leale e della sicurezza e salute dei consumatori», ha ricordato l'assessore Donazzan. Che,insieme a Zilio, ha poi visitato il centro Ingrosso Cina in zona industriale. E ha comprato alcuni addobbi natalizi: senza regolare scontrino...
Alice Ferretti
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