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Donna muore in ospedale. I medici: errore umano

Mariagrazia Rossato, 50 anni, residente a Mestre, è morta martedì nel Centro Gallucci di Cardiochirurgia di Padova dopo un intervento al cuore. Il direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera, Giampietro Rupolo: "Errore umano"

Massimo Scattolin e Simone Varroto
2 minuti di lettura
Il Centro Gallucci di cardiochirurgia a Padova 
Servirà un'indagine della Procura per stabilire le cause del decesso di Mariagrazia Rossato, 50 anni, deceduta martedì nel Centro Gallucci di Cardiochirurgia di Padova. La donna, responsabile dei Servizi demografici della Municipalità di Mestre e residente a Spinea in via Unità 6, è spirata circa 30 ore dopo un intervento chirurgico.

Il terzo in una settimana, dovuto a complicanze in seguito ad un'operazione legata ad una patologia valvolare. Il direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera padovana, Giampietro Rupolo, ha ammesso la temporanea sospensione dell'erogazione di ossigeno alla paziente avvenuta dopo l'intervento, nelle fasi di trasporto dalla sala operatoria al reparto di Terapia intensiva. Il sostituto procuratore Benedetto Roberti, incaricato dell'indagine, dovrà chiarire il nesso tra questo fatto acclarato - una sospensione dell'ossigenazione durata alcuni secondi - e la morte della paziente, che secondo il dirigente sanitario presentava problematiche cardiache significative. Dopo l'intervento, perfettamente riuscito, Mariagrazia Rossato era stata collegata all'Ecmo, un macchinario di supporto cardiovascolare che ossigena il sangue dei pazienti che non riescono a respirare autonomamente. Nel passaggio dall'alimentazione a bombola, utilizzato in sala operatoria, al sistema centralizzato della terapia intensiva l'ossigenazione è stata interrotta per qualche decina di secondi. Poco più di un giorno dopo la donna è spirata.

Assieme alla documentazione sul caso clinico, l'ospedale ha messo a disposizione del magistrato il corpo della paziente per l'autopsia. «Siamo profondamente addolorati per la scomparsa della paziente e rispettiamo il comprensibile desiderio dei parenti di fare piena luce - ha detto Rupolo - Siamo a disposizione della Procura assumendoci tutte le eventuali responsabilità per questa mancanza di ossigenazione:al momento non possiamo dire se sia collegabile, né direttamente né in parte, al decesso. Abbiamo avviato un'indagine interna per capire da cosa sia dipesa la temporanea interruzione dell'ossigenazione, che non è senz'altro attribuibile ad un problema del macchinario bensì ad un errore umano».

I familiari, stravolti dal dolore, preferiscono non parlare. Una collega la ricorda così. «Era un funzionario capace, integerrimo. Una persona pronta all'ascolto e a cogliere le novità - dice Elisabetta Meneghel, direttrice della Municipalità di Mestre, diretta superiore della donna. Con Mariagrazia ho lavorato 6 anni: era responsabile dei Servizi demografici centrali, in via Cappuccina, e della sede di Carpenedo. Per ragioni professionali la conoscevo bene». Non vorrebbe parlare con la stampa, la dottoressa Meneghel. Preferisce «fare» più che commentare. Ma per Mariagrazia fa un'eccezione: «Perché se lo merita. Lei aveva sempre una parola buona per tutti, sapeva motivare le persone. Un lavoro come il suo, di front office, non è sempre facile. Mariagrazia, oltre che capace, era sempre serena. E poi era una persona innovativa. Quando il ministro Brunetta ha proposto l'emoticon (le famose faccine per giudicare il servizio della pubblica amministrazione, ndr) lei è stata una dei pochissimi che ha raccolto subito la provocazione dicendo "facciamolo, misuriamoci con il parere dei cittadini"». Nonostante lavorasse in Comune da un ventennio non smetteva mai di voler imparare. «Era sempre attenta all'aggiornamento professionale - conclude Meneghel - Nel campo della formazione era un riferimento per tutti».
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