È già partita la corsa alla fascia tricoloreIl Pd: una cabina di regia sul programma
Comunali di Venezia, il segretario Scaramuzza «Non cacciamo nessuno, sarà chi non condivide l’agenda ad autoescludersi»
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VENEZIA. Il centrosinistra ha un obiettivo in comune: non ripetere un altro 2005. Veleni, divisioni, fratture. E due candidati del centrosinistra contrapposti al ballottaggio, Cacciari contro Casson. Ma erano altri tempi, e la destra dava allora per persa in partenza la roccaforte rossa della laguna. Oggi è diverso. Un centrodestra sempre più aggressivo punta a Ca’ Farsetti, dopo aver riconquistato il governo nazionale e anche la Provincia. Lega nord in aumento, voglia di cambiare, vento di destra che soffia in tutta Europa.
Per la prima volta dopo 17 anni il Comune di Venezia è «a rischio». E per i partiti del centrosinistra suona la campanella. C’è da rimettere insieme una coalizione sfasciata dopo le elezioni del 2005. E rilanciare l’amministrazione e la politica per il dopo Cacciari, che (quasi) certamente non si ripresenterà. E anche ieri ha ribadito: «Io ho già dato». Totosindaco che impazza, nomi che passano e durano lo spazio di un mattino, trattative in corso. «Molto presto, forse già la prossima settimana», annuncia il segretario provinciale del Pd Gabriele Scaramuzza, «convocheremo una riunione di tutte le forze del centrosinistra veneziano per creare una cabina di regìa e lavorare sul programma». Non soltanto Pd, Verdi e socialisti che fanno parte della giunta Cacciari. Ma anche i due partiti che non sono al governo, Rifondazione e Italia dei Valori, che insieme fanno quasi il 15 per cento.
E poi i movimenti, le liste civiche, l’Udc. «Noi non escludiamo nessuno», scandisce Scaramuzza, «se mai sarà chi non condivide il programma ad autoescludersi. Siamo divisi? E’ vero, ma mi pare che nel Pdl i problemi e i rapporti tra alleati siano molti di più». Grandi manovre, dunque. Lobby e «poteri forti» che esprimono le loro preferenze, prove di alleanze e di scenari futuri. Non ancora delineati, in attesa della conclusione del congresso del Pd, con l’elezione del nuovo segretario il 25 ottobre.
Gli scenari per ora sono due. Candidato unico del centrosinistra, e programma condiviso tra tutti gli alleati. Oppure divisi al primo turno. Pd con le civiche di centro (e forse l’Udc, con cui sono in corso contatti) da una parte, la sinistra con Rifondazione, Verdi, Pdc, una parte dei Democratici dall’altra, e possibile alleanza al secondo turno. Scenario ancora confuso. Perché le carte sono coperte, in attesa di vedere chi comanderà nel Pd veneziano. Uno «stallo» che l’altro giorno un gruppo di volti noti della politica - Vanni, Bettin, D'Agostino, Alessio Vianello - hanno provato a smuovere lanciando il loro programma. La corsa è partita.
Per la prima volta dopo 17 anni il Comune di Venezia è «a rischio». E per i partiti del centrosinistra suona la campanella. C’è da rimettere insieme una coalizione sfasciata dopo le elezioni del 2005. E rilanciare l’amministrazione e la politica per il dopo Cacciari, che (quasi) certamente non si ripresenterà. E anche ieri ha ribadito: «Io ho già dato». Totosindaco che impazza, nomi che passano e durano lo spazio di un mattino, trattative in corso. «Molto presto, forse già la prossima settimana», annuncia il segretario provinciale del Pd Gabriele Scaramuzza, «convocheremo una riunione di tutte le forze del centrosinistra veneziano per creare una cabina di regìa e lavorare sul programma». Non soltanto Pd, Verdi e socialisti che fanno parte della giunta Cacciari. Ma anche i due partiti che non sono al governo, Rifondazione e Italia dei Valori, che insieme fanno quasi il 15 per cento.
E poi i movimenti, le liste civiche, l’Udc. «Noi non escludiamo nessuno», scandisce Scaramuzza, «se mai sarà chi non condivide il programma ad autoescludersi. Siamo divisi? E’ vero, ma mi pare che nel Pdl i problemi e i rapporti tra alleati siano molti di più». Grandi manovre, dunque. Lobby e «poteri forti» che esprimono le loro preferenze, prove di alleanze e di scenari futuri. Non ancora delineati, in attesa della conclusione del congresso del Pd, con l’elezione del nuovo segretario il 25 ottobre.
Gli scenari per ora sono due. Candidato unico del centrosinistra, e programma condiviso tra tutti gli alleati. Oppure divisi al primo turno. Pd con le civiche di centro (e forse l’Udc, con cui sono in corso contatti) da una parte, la sinistra con Rifondazione, Verdi, Pdc, una parte dei Democratici dall’altra, e possibile alleanza al secondo turno. Scenario ancora confuso. Perché le carte sono coperte, in attesa di vedere chi comanderà nel Pd veneziano. Uno «stallo» che l’altro giorno un gruppo di volti noti della politica - Vanni, Bettin, D'Agostino, Alessio Vianello - hanno provato a smuovere lanciando il loro programma. La corsa è partita.
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