In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni
Storie

Benedetta Porcaroli e Maria Castellitto: due amiche, l'amore e il femminismo

Da sinistra, Benedetta Porcaroli e Maria Castellitto. Foto di Paolo Di Lucente
Da sinistra, Benedetta Porcaroli e Maria Castellitto. Foto di Paolo Di Lucente 
Conversazione tra un’attrice molto amata e una scrittrice il cui primo romanzo ha un titolo che è un auspicio: Menodramma. Benedetta Porcaroli, classe 1998,  l’attrice italiana più amata della sua generazione e Maria Castellitto, figlia di Sergio e della scrittrice Margaret Mazzantini, autrice del libro Menodramma si raccontano davanti a molti caffè
3 minuti di lettura

Trastevere, Roma. In un dicembre mite come la primavera, allo scadere di un anno di guerra e del lungo post-pandemia, due amiche parlano di futuro, sedute a un tavolo e ordinando un caffè dopo l’altro. Una è Benedetta Porcaroli, classe 1998, probabilmente l’attrice italiana più amata della sua generazione (Il colibrì, Amanda, La Scuola cattolica, 18 regali – una nomination al David di Donatello –, la serie Baby). L’altra è Maria Castellitto, figlia di Sergio e della scrittrice Margaret Mazzantini, che per Marsilio ha scritto Menodramma (160 pagine, 16 euro), il suo primo romanzo in libreria dal 24 gennaio (anche suo fratello Pietro, regista, ha esordito come scrittore: Gli iperborei, Bompiani, ha vinto il Premio Viareggio-Rèpaci Opera prima). Benedetta e Maria, 24 e 25 anni, sono diventate amiche sul set di Enea, di Pietro Castellitto (al cinema nel 2023) e dal loro incontro per d è nata una sorprendente conversazione e un proposito per il nuovo anno: meno dramma, appunto, e più ironia e leggerezza. Cercando connessioni, e recuperando relazioni, al di là degli schermi degli smartphone.

L’attrice e la scrittrice durante il loro incontro per d in un bar di Trastevere a Roma. Foto di Paolo Di Lucente
L’attrice e la scrittrice durante il loro incontro per d in un bar di Trastevere a Roma. Foto di Paolo Di Lucente 

Benedetta Porcaroli: «Menodramma mi è subito sembrato un titolo perfetto. Non pensi che la nostra generazione sia profondamente, irrimediabilmente, eccessivamente drammatica?».
(Maria sorride, con quel sorriso timido che pian piano si allarga restando garbato, come è lei, che delle due è quella introversa, mentre Benedetta è il vulcano).

Maria Castellitto: «Be’, sì. “Meno dramma” potrebbe essere il leitmotiv dell’anno».

Porcaroli: «Ma come è nato questo titolo?».

Castellitto: «È saltato fuori mentre scrivevo. Mi sono accorta che stavo andando verso una certa oscurità e allora mi sono detta: anche meno. Alla fine, che fosse il titolo mi è sembrato naturale. C’è dentro anche il bisogno profondo di non soccombere al superfluo».
Menodramma è la storia di Duna, che si è trasferita a Londra, si è laureata in Filosofia e per lavoro legge sceneggiature. Ha mollato il romanzo che stava scrivendo e si ritrova depressa e sola in una città, un mondo, che sembra non sentire la sua voce. Quando il desiderio di buttarsi giù dal Blackfriars Bridge sarà quasi irresistibile, si ritrova con una pistola tra le mani. Dopo quella notte la sua vita cambierà. In modo imprevedibile.

Porcaroli: «Io credo che Duna sia esattamente come siamo tutti noi: drammatici, soli, spaventati. Non ti sembra che ci venga chiesto di essere più presenti a noi stessi, nonostante i disastri che ci hanno lasciato?».

Castellitto: «È un’epoca difficile, tutti corrono verso qualcosa. I personaggi del libro vivono male questi tempi violenti».

Porcaroli: «I social hanno minato i rapporti umani. Non sappiamo più stare con gli altri, manifestare i sentimenti. Siamo terrorizzati dall’idea di non riuscire. Sui telefoni corre una violenza difficile da gestire».

Castellitto: «Il problema non è più nemmeno restare fedeli alla propria natura, ma è capire la propria natura. Oggi per far passare un concetto, anche giusto, è come se si dovessero eliminare le sfumature più ambigue. Ma questo intimorisce lo scambio e rende troppo prevedibile il pensiero».

Porcaroli: «Manifestare una propria idea è faticoso. Nessuno si sente più a suo agio a dire quello che pensa, anche se siamo una generazione piena di talenti, che fa cose interessanti ma siamo tutti un po’ spaventati di essere come siamo. C’è un giudizio spietato, che non prevede la diversità».

Castellitto: «Infatti, poi c’è l’autocensura. Oppure lo stereotipo: tutto diventa indignazione, ma a costo zero».

Porcaroli: «Dovremmo restare un po’ in silenzio. Sarebbe rivoluzionario, no? Si parla sempre, ognuno fa il suo tweet, ma niente lascia traccia».

Castellitto: «Prendiamo la protesta delle donne dell’Iran. Io le ammiro tantissimo, vanno in piazza, muoiono per la libertà: ma si può ridurre un tema così grande a un video in cui ci si taglia una ciocca di capelli? Ma sono necessari anche i gesti simbolici, spesso gli artisti possono tentare solo quelli. Non sono loro che hanno il potere».

Porcaroli: «Succede perché sembra vietato esprimersi in modo complesso. Pensa al fatto che in Italia un giornalista che mette la mano sul sedere di una collega, cosa oscena e inaccettabile per carità, diventi un argomento di discussione virale molto più che i femminicidi».

Castellitto: «Tu ti definiresti femminista?».

Porcaroli: «Non saprei come definirmi. Il femminismo in cui credo è quello che genera una frattura e quindi un’emancipazione».

Foto di Paolo Di Lucente
Foto di Paolo Di Lucente 

Castellitto: «C’è sicuramente il tema di un maschilismo ancora imperante: il grande regista è un uomo, il grande scrittore è un uomo e poi ci sono le donne che portano “la loro visione”».

Porcaroli: «Fanno le sezioni laterali delle produzioni come una specie di recinto per metterci i progetti al femminile e farci questa grazia. Io non voglio che un progetto vinca perché è “femminile”. Già la parola mi fa stare male».

Castellitto: «C’è un problema culturale enorme. Ma siamo anche tutti un po’ impauriti e l’insicurezza diventa aggressività anche nei rapporti. Solo l’ironia ci può salvare».

Porcaroli: «Come definiresti l’ironia?».

Castellitto: «Uno sguardo, un margine che lasci alla vita per farti sorprendere. I nostri nonni hanno vissuto la guerra, i genitori gli anni di piombo, la strage dell’eroina. Eppure, secondo me, sapevano ridere».

Porcaroli: «Assurdo che mia madre mi dica di prendere le cose alla leggera».

Castellitto: «Anche mia madre lo fa».

Porcaroli: «Dobbiamo capire in cosa credere. Tu ci credi in Dio?».

Castellitto: «Da ragazzina ho avuto una specie di vocazione. Oggi non so se credo, ma penso di essere una persona spirituale. Credo nelle energie».

Porcaroli: «Anche io, tantissimo. Non prego, ma credo a Dio come energia, destino. Di fronte al destino mi arrendo: se c’è un cartello con scritto “non proseguire”, io mi fermo. Senti, ma alla fine Duna a cosa spara? Uccide la morale?».

Castellitto: «Prende una posizione».

Porcaroli: «E rinasce: perché nella vita vince chi prende posizione».

Castellitto: «E chi abbraccia un imprevisto. Adesso è tempo di recuperare l’avventura».

Porcaroli: «E anche di tornare a emozionarci insieme. E poi c’è l’amore. L’amore è tutto».

Castellitto: «Ti dà fiducia. Ma te la può anche togliere».

Porcaroli: «Ma non avevamo detto meno dramma?».  

Castellitto: «Meno dramma, sì».