C'è un nome che negli ultimi due anni è riuscito a suscitare l'interesse al contempo degli addetti ai lavori della moda e del jet set hollywoodiano. È quello di Daniel Del Core, designer italo-tedesco classe 1989, fondatore e direttore creativo della maison che porta il suo nome. Fin dal suo esordio nella fashion week milanese, nel febbraio del 2021, si è fatto notare con la sua Collection Zero: la sfilata fu uno dei pochissimi eventi dal vivo in calendario quell'anno, in una tornata di sfilate ancora fortemente condizionata dalla pandemia di Covid-19 che aveva improvvisamente traghettato gli show di moda nel mondo digitale, abbandonando per un paio di stagioni gli eventi in presenza. "Il debutto è stato un momento veramente speciale, non solo per me, ma anche per il mio team e credo per tutte le persone presenti. Soprattutto dopo la sfilata, nel backstage ci sono stati grandi festeggiamenti, tante lacrime, abbracci... è stata una cosa molto, molto vera".
I red carpet e il lavoro con le star


Haute Couture e Prêt-à-porter: la costruzione delle collezioni
La realtà Haute Couture sembra essere dunque il suo campo da gioco naturale ed è da lì infatti che parte il suo processo creativo caratterizzato, come spiega lui, da un background fortemente italiano (oltre a Gucci nel suo passato lavorativo si incontrano i nomi di Dolce&Gabbana e Versace): "Il Prêt-à-porter e la Haute Couture sono due cose molto diverse, è quasi come parlare di due mondi distinti, proprio a livello di progettazione. L'alta moda richiede veramente tanto tempo: magari torno da un viaggio con un fungo e penso a come posso tradurlo in un abito; da lì inizio con le ricerche e con il disegno, poi c'è un passaggio in atelier, che è il cuore dell'azienda, dove vengono fatte prove e studi su come possiamo realizzarlo, anche perché alcuni capi hanno delle costruzioni davvero complesse. Parallelamente c'è tutto un altro ramo di studio sui materiali, sui ricami, sui tessuti. Alla fine, con il materiale e con la progettazione della forma nasce il capo. Nel Prêt-à-porter è un pochino più immediato: quello che facciamo noi è partire dall'alta moda, che richiede più tempo, e poi da lì prendere delle informazioni e trasmetterle nel Prêt-à-porter".

Mutant Glamour
Quello che lega entrambi i lavori è un'estetica che reinterpreta forme, colori, architetture che vengono dall'osservazione dell'ambiente naturale al quale Daniel Del Core guarda come fonte d'ispirazione pressoché infinita: "Quando avevo fatto le prime ricerche per la mia collezione di debutto era andato in una direzione un po' diversa. Poi ho pensato: 'Ma in realtà a me che cosa piace?'. E la risposta era: stare in mezzo alla natura. Quindi mi sono chiesto come riuscire a fare qualcosa che fosse contemporaneo, ma allo stesso tempo che avesse delle forme e delle ispirazioni che vengono da lì". La sintesi è stata trovata in due parole che definiscono lo stile Del Core: Mutant Glamour. "Descrive molto bene quello che sto cercando di fare: qualcosa che muta, che è in cambiamento, in evoluzione e non è mai statico. Questa è una cosa che mi attira molto: è come andare nello stesso posto in natura e trovare due ambienti completamente diversi, semplicemente perché ci sei andato in momenti diversi".