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Che odore ha il Natale? I 5 profumi più evocativi delle feste

Che odore ha il Natale? I 5 profumi più evocativi delle feste
La perfume writer Roberta Deiana, autrice di un Atlante dedicato agli odori che solleticano la memoria olfattiva, ha elaborato per noi l'elenco dei profumi più evocativi delle festività. E per voi, che profumo ha il Natale?
3 minuti di lettura

Decine di poeti e scrittori hanno dedicato all’olfatto pensieri, riflessioni, aforismi, addirittura interi libri. Da Baudelaire (“Si trova, a volte, un flacone antico che conserva memorie, da dove sgorga ancora viva un’anima che ritorna”) a Pessoa (“L’olfatto è una vista strana. Evoca paesaggi sentimentali attraverso il disegno improvviso del subconscio”), passando ovviamente per Suskind (che ha dedicato al profumo uno dei più grandi romanzi della storia moderna) e Proust (proverbiali le sue evocative madeleine) fior fiore di letterati hanno raccontato quello che è unanimemente considerato il senso più evocativo e allo stesso tempo enigmatico.

È in particolare la cosiddetta memoria olfattiva ad essere da sempre oggetto di fascinazione, ovvero quella capacità di un odore di riportare alla mente ricordi, sensazioni, emozioni, sentimenti, in maniera del tutto incontrollabile, inconscia e inattesa.


Per certi versi, il nostro olfatto custodisce una sorta di ‘archivio’ delle esperienze vissute, e mentre alcune sono strettamente personali, altre sono largamente condivise.

Roberta Deiana, perfume writer e food stylist, ha raccolto in un volume edito da HarperCollins una lista di odori che appartengono alla memoria olfattiva di tutti noi, ed ha indagato come e perché hanno una tale eco nelle nostre vite. 'L’Atlante degli odori ritrovati' è un viaggio nella memoria delle emozioni: spaziando da profumi comunemente amati come quello del mare o del pane appena sfornato, agli odori dell’infanzia, come le matite temperate, l’autrice ha raccolto 40 aromi iconici, e per ciascuno ha cercato le origini, i legami letterari e culturali. Rivelandone anche alcuni aspetti sorprendenti, come il loro utilizzo nell’arte profumiera.


“L’olfatto è un senso diverso dagli altri... È senza dubbio ammantato di fascino e magia, ma ha anche una spiegazione fisiologica ben precisa: gli stimoli olfattivi finiscono nell’ippocampo e nell’amigdala, le zone del cervello responsabili rispettivamente della memoria e delle emozioni. L’olfatto è predestinato, insomma, a essere intessuto di memoria…”, spiega Roberta Deiana, alla quale abbiamo chiesto di elaborare per noi un ulteriore paragrafo del suo Atlante.

La scrittrice si infatti è prestata ad una riflessione sugli odori del Natale: di cosa profumano le feste? Quali sono gli odori che più comunemente associamo al periodo natalizio e qual è la loro storia? Ecco i 5 scelti dalla perfume writer: vi ci ritrovate?

Gli odori del Natale

di Roberta Deiana

La legna che arde nel camino. Il Natale iconico ha sempre la neve fuori dalle finestre e un ceppo che arde dentro casa, acceso per il piacere di sentire crepitare le fiamme, per bearsi di quell’aroma di legno e del profumo inconfondibile del fuoco, i sentori debolmente aromatici della fiamma, l’odore delle braci. Non è un profumo a cui è bene esporsi a lungo, non è salubre: ma in una sera d’inverno, sentire per strada il profumo di un camino che arriva da lontano è uno di quegli odori commoventi, che sanno scaldare il cuore.

Il vin brulè. Bevanda tipica dell’avvento, ha il profumo dei mercatini di Natale, dei primi veri morsi di freddo invernale, dei preparativi per le feste che verranno. Non è una novità: gli antichi romani si ritempravano con una bevanda a base di vino caldo dolcificato e profumato con spezie. Oggi è diffusa in tutta Europa: il vin chaud francese, il mulled wine inglese, il Glühwein tedesco e il glögg scandinavo sono tutte variazioni di questa ricetta dall’aroma inebriante. Non potrebbe essere altrimenti: alle note corpose del vino, di solito rosso, si aggiungono i sentori caramellati dello zucchero, il profumo delle spezie, cannella e chiodi di garofano, e l’aroma della scorza d’arancia. A volte compare anche la scorza di limone, qualche pezzetto di mela, anice stellato, pepe o noce moscata o un rinforzo di cognac, brandy o aquavite. Il risultato è sempre una bevanda che riscalda e ristora anche solo col suo aroma.

Il panettone. Dolce delle festività per eccellenza (con buona pace del team pandoro), il panettone ha qualcosa di antico e fuori dal tempo. Sarà che è sobrio ma profumato, elegante, mai sopra le righe, fatto di pochi semplici ingredienti che ne giustificano le ascendenze storiche sino a Ludovico il Moro e al brillante garzone Toni, che avrebbe salvato il suo cuoco dall’ignominia di un dolce bruciato, inventando su due piedi il pan del Toni, il panettone. Altre fonti parlano di un pan de ton, un “pane di lusso” coevo che i fornai producevano solo a Natale, fatto di farina, uvette e miele. Il suo profumo è inconfondibile e si sprigiona grazie a una caratteristica incantevole: prima di mangiarlo va lasciato scaldare una mezz’ora sul termosifone. Col calore, le molecole rilasciano nell’aria gli aromi agrumati e sciropposi dei canditi di arancio e cedro, le note mielate dell’uva sultanina, i sentori cremosi del burro, anticipando la delizia che verrà.

L'albero di Natale. Già i Celti decoravano gli abeti per il Solstizio d’inverno, sedotti dalla magia del manto sempreverde. Ma fu solo nel XIX secolo, grazie alla regina Vittoria e al suo germanico consorte ritratti su una rivista con un abete riccamente decorato che scoppiò la moda. Gli alberi di Natale di allora, decorati soprattutto con mele rosse, noci, biscotti di marzapane e panpepato, dovevano spandere nell’aria un meraviglioso profumo di spezie: cannella, noce moscata e chiodi di garofano dovevano fondersi all’odore mandorlato del marzapane, ai sentori cremosi di burro e fruttati delle mele, al profumo resinoso e canforato dell’abete. Oggi gli alberi di plastica hanno un odore vinilico più o meno intenso, enfatizzato da ghirlande e palle metallizzate e lucine colorate dal sentore molto simile.

La carta da regalo. Impreziosire i propri regali avvolgendoli in una bella carta è un’usanza antica: è attestata già in Cina nel II secolo a.C. contestualmente all’invenzione della carta stessa. La moderna carta da regalo variamente decorata arriverà invece solo all’inizio del XX secolo. Algida e metallizzata, oppure piacevolmente retro, con fantasie vintage da scrapbook vittoriano: a seconda della qualità, la carta da regalo può avere uno spiccato odore di plastica e inchiostro, oppure quello pastoso delle carte artigianali.