Cento pastori kirghisi per la Sardegna
Un modello di immigrazione ideale: arriveranno con documenti in regola grazie a un accordo fra Coldiretti e la repubblica asiatica ex-sovietica
LUIGI GRASSIACreato da

Quando si parla di immigrazione, il modello che mette tutti d’accordo è questo: in una zona definita d’Italia c’è un numero preciso di posti di lavoro che in loco non si riesce a coprire, allora ci si accorda con lavoratori all’estero, che arrivano da noi nel preciso numero necessario, con le esatte qualifiche richieste e con tutti i documenti in regola. È roba da mondo dei sogni? A volte succede, e un esempio è quello che si sta realizzando in Sardegna, dove mancano i pastori ed è appena stata organizzata l’immigrazione di cento pastori dal Kirghizistan, sotto gli auspici dell’associazione Coldiretti. Questo avviene nell’ambito di un progetto di medio-lungo periodo, che in prospettiva mira all’inserimento di migliaia stranieri, a seconda della domanda, con interventi in tre distretti rurali: Sassari, Barbagie e Sarrabus, e con l’aiuto di mediatori culturali.
Fra i tanti mestieri lavori che gli italiani non vogliono più fare c’è quello del pastore. Per salvare gli allevamenti e la tradizione agroalimentare della Sardegna, e anche per ripopolare zone di campagna a rischio di desertificazione, è in arrivo sull’isola un primo nucleo giovani pastori kirghisi insieme alle loro famiglie. È questo il risultato di un accordo firmato dalla Coldiretti presso il ministero del Lavoro della repubblica asiatica ex-sovietica del Kirghizistan. Il contingente comprende kirghisi di età fra i 18 e i 45 anni, con capacità professionali specifiche nel settore, e destinati a seguire un percorso di formazione e integrazione nel tessuto economico e sociale della Sardegna, offrendo opportunità anche alle mogli nell’attività dell’assistenza familiare.
In Kirghizistan sono attività tradizionale, e tutt’ora fiorenti, l’allevamento di pecore e la produzione di formaggi. “L’accordo – spiega la Coldiretti – prevede contratti di apprendistato e poi contratti a tempo indeterminato con la possibilità di occupare le tante case sfitte nei piccoli centri dell’asola. Una prima selezione verrà fatta inizialmente dal ministero del Lavoro kirghizo che preparerà i bandi per l’individuazione di personale per la Sardegna”. Ancora la Coldiretti sottolinea che “l’immigrazione legale è un valore per un Paese come l’Italia, dove un prodotto agricolo su quattro viene raccolto da mani straniere, con 358 mila lavoratori regolari provenienti da ben 164 Paesi diversi che sono impegnati regolarmente nei campi e nelle stalle, fornendo più del 30% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore”.
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