Se tutto va bene siamo rovinati. Salvini definisce "un film dell'orrore" un eventuale governo Pd-Cinque Stelle? Allora proviamo a restare sul terreno del cinema per proporre (così, per gioco) un sequel della vecchia commedia di una trentina d'anni fa che portava quel tragicomico titolo. Ciak, si gira! Cade il governo, lo spread decolla, i mercati entrano in turbolenza, l'Europa allerta la troika, sul Paese si abbattono i calcinacci della mancata manovra di bilancio, a partire dalla stangata dell'Iva. Scoppia la più rovinosa, becera e virulenta campagna elettorale di sempre, con tutti contro uno (Salvini), farcita di un tossico mix tra promesse demenziali e accuse al vetriolo. Malgrado tutto o forse proprio per questo, quell'uno vince a man bassa, magari con qualche esile stampella utile solo per fare i numeri.
Il copione a questo punto entra nel vivo: comincia l'avventura per l'autoproclamato Capitano, assurto al rango di Condottiero Unico. Che si troverà privo del comodo scudo degli alibi dietro il quale si è trincerato finora, con un Parlamento figlio del voto dello scorso anno, espressione di una rappresentanza pentastellata doppia della sua. Senza più bersagli di comodo su cui scaricare le colpe, Salvini dovrà rinunciare alla sua polemica quotidiana da portuale della politica, e non avrà più santi né madonne cui votarsi. Da lì in avanti, gli toccherà di sfangarsela con il minestrone di fuffa propinato agli italiani in quest'anno di scalcinato governo, e servito in versione magnum durante la campagna elettorale prossima ventura, mescolando i più disparati ingredienti: immigrati respinti sul bagnasciuga, malfattori messi in fuga dalle artiglierie domestiche, tasse piallate senza preoccuparsi di trovare le coperture, Europa messa in riga a colpi di bacchettate sulle dita, spesa pubblica no-limits in cui le regole le detta il debitore. Il tutto cercando di mettere d'accordo per decreto due Paesi vistosamente contrapposti: il nord e il sud.
Peccato che, mentre il film viene proiettato in sala, fuori ci sia un Paese in piena recessione, dove l'economia arranca, il lavoro latita, la fiducia nel futuro si sfarina un giorno dietro l'altro. Un'Italia che dopo aver perso un anno, rischia di buttarne via un altro paio: ritrovandosi, al calar del sipario, con il titolo dell'inizio. Se tutto va bene... E l'ex Capitano autopromosso Condottiero? Come spesso accade in simili vicende, scoprirà a proprie spese che le spiagge su cui si costruiscono i momentanei consensi sono pur sempre fatte di sabbia. E magari dovrà affrontare la resa dei conti con i suoi oggi silenti colonnelli. Ma soprattutto, sperimenterà su se stesso la profonda verità insita nella lezione di un acuto teologo inglese, William Ralph Inge. Un uomo può certamente costruirsi un trono di baionette. I problemi cominciano quando ci si deve sedere sopra. --