A Roma ha aperto senza clamore da qualche settimana un hotel dai contenuti clamorosi. Parliamo dell’Hotel W del gruppo Marriott. Un grosso progetto di hotellerie nel Rione Ludovisi, a cinque passi di numero da Via Veneto in due signorili palazzi tardo ottocenteschi.
Perché questa novità è interessante e da seguire? Per tanti motivi. Innanzitutto, in questo fazzoletto di isolati, bisognoso di svolta e rilancio, nei prossimi anni apriranno hotel a raffica (dall’Edition al Rosewood passando a quanto pare per il Mandarin) e dunque il nuovo W ci anticipa, da pioniere, lo scenario di quel che succederà. Poi questo W è il primo W che segna un cambio di tono di voce per il brand del gruppo Marriott: non più hotel impostati in maniera smaccata sul giovanilismo casual e sporty, ma strutture che puntano maggiormente verso il lusso. Insomma un W diverso dagli altri W in giro per il mondo. E, in più, il primo W in Italia in attesa che arrivino quelli di Milano, Firenze e Napoli.
IL NUOVO HOTEL W DI ROMA: UN RISTORANTE CON CAMERE
“Qui al W di Roma non siamo un albergo con ristorazione; siamo piuttosto un ristorante con camere!”. Eccolo, al di là di tutto quello detto sopra, il motivo per cui ci interessa l’apertura del W nella Capitale. Si tratta di un hotel che punta sul mangiare e sul bere in maniera decisa, scommettendo molto, investendo convintamente, con l’ambizione di aprirsi alla città oltre che dare un servizio agli ospiti in casa. Uno spirito che anima da tempo le nuove aperture di hospitality a livello internazionale, ma che in Italia fatica molto.
La definizionie del “ristorante con camere” è di Nicola Zamperetti il quale, non ancora trentenne, è uno dei protagonisti di questa multi-offerta gastronomica del W. Nicola è il cuoco di Giano, il ristorante concepito per l’Hotel W da chef Ciccio Sultano. Sultano, dopo essere sbarcato a Vienna sempre nel gruppo Marriott col ristorante Pastamara del Ritz Carlton, debutta in questi giorni a Roma con un format inusuale per un hotel di lusso: scontrino medio per il cibo addirittura al di sotto dei 50 euro, una cucina divertente coinvolgente e coinvolgente anche per un target giovane, “vengono i ragazzi di 25 anni il venerdì e in mezzo alla settimana si siedono qui i loro genitori” racconta chef Sultano felice di come stanno andando le cose nonostante si sia scelto per il momento di non fare alcuna comunicazione. “Facciamo una proposta smart, elegante, che tiene in mezzo la Sicilia ma non possiamo definirlo un ristorante siciliano. Immaginatevi la Sicilia come centro del compasso e poi girate tutto attorno dal Portogallo al Medioriente passando per il nordafrica”. Nel menu di Giano in effetti il Mediterraneo straborda: sarde alla beccafico (12 euro), tartare di tonno e pesto trapanese (20), pasta con le sarde (15), pacchero fuori norma (16). Sui secondi si punta assai sulla griglia con ad esempio un pollo ruspante (32 euro per due persone) che già sta facendo ritornare i primi clienti nelle affascinanti sale arredate dal designer Meyer Davis. “Per noi l’importanza è tutta sulle materie prima, ci stiamo puntando talmente tanto che ci sentiamo nelle condizioni di non poter sbagliare” insiste Zamperetti.
IL RISTORANTE DI CICCIO SULTANO, LA PASTICCERIA DI FABRIZIO FIORANI
Sulle materie prime punta in maniera decisa anche Fabrizio Fiorani. Dopo esperienze internazionali soprattutto a Tokyo dove ha fatto faville al Bulgari, il 35enne Fiorani è entrato nel 2020 nel team di Ciccio Sultano nel ristorante principale del gruppo, il Duomo di Ragusa Ibla. Col progetto dell’Hotel W, Fiorani torna nella sua Roma dove aveva in passato lavorato alla corte di Heinz Beck a La Pergola. “Facciamo tutto in casa, l’hotel è un laboratorio sotto ogni punto di vista: compriamo solo farina, burro, uova e zucchero. Anche i pop corn produciamo qui” racconta assieme al suo braccio destro Cesare Murzilli. Oltre a occuparsi delle colazioni e dei dolci del ristorante, Fiorani ha dato il suo nome ad uno dei luoghi più speciali dell’albergo: la boutique di pasticceria Zucchero. Una piccola caffetteria affacciata anche su strada (“forse metteremo anche i tavolini sul marciapiede”) con all’interno tutta la produzione dolce dell’albergo: “oltre al kit per farsi il cannolo a casa, alle monoporzioni, alla cioccolateria, abbiamo anche una linea di biscotti secchi a cui tengo molto. Comunque tra ristorante, colazione e produzione per il punto vendita alla fine abbiamo in linea centinaia di referenze” spiega Fiorani dal piccolo laboratorio adiacente alla cucina.
HOTEL W A ROMA: I COCKTAIL DI EMANUELE BROCCATELLI
Un ristorante con identità firmata da uno dei più influenti chef italiani. Una linea di pasticceria impostata da un pasticcere autorevole e talentuoso. Basta così? Neanche per idea. Sebbene ancora l’hotel sia aperto per metà delle sue dimensioni, gli outlet gastronomici di questo “ristorante con camere” non finiscono qui. C’è il ristorante all’aperto nella corte, incassato nello spazio tra il lounge bar e il ristorante e dotato di un lungo bancone, poi c’è il roof appoggiato in vetta all’edificio con tanto di piscina (ne parleremo dopo) e naturalmente il lounge bar dove incontriamo il responsabile di tutta la parte liquida di questa articolata offerta: Emanuele Broccatelli. Anche il noto barman romano non è chiamato ad un compito lineare tra le mura del W: “Seguo tutto quello che non è cibo: dalla carta dei vini fino ai cocktail. Per ora abbiamo aperto il lounge bar dove si è subuto creata ogni sera un’atmosfera magica con una clientela che mi sta sorprendendo, ma la primavera sarà intensa: ci sarà la veranda qua fuori e poi sul tetto apriamo un bubble bar basato su bollicine, fermentati, sidri, kombuche”. La carta per ora anche qui è accessibile: cocktail a 15 euro, “ma quando apriremo il bar all’aperto nella corte, voglio proporre anche qualche drink a cifre ancora inferiori” sottolinea Broccatelli confermando l’attitudine inclusiva dell’albergo.
IL ROOF DEL W DI ROMA: PISCINA E PIZZE DI PIER DANIELE SEU
Ma oltre a bere, cosa si farà sul tetto del W al cospetto di una peculiare vista di sguincio sul centro di Roma dal Vittoriano a San Pietro? Si farà il bagno in piscina, certo, ma si mangerà anche. “Ci saranno una serie di tavoli bassi e conviviali, l’idea è di portare tutto al centro del tavolo, in condivisione, che si tratti di crudi, di insalate, di griglia” racconta Ciccio Sultano che con Nicola Zamperetti ha la totale responsabilità sul cibo dell’albergo, incluso il servizio in camera. “Ovviamente l’offerta sarà pensata ad hoc per una fruizione all’aperto, diversa da quella del ristorante Giano. E poi… ci sarà la pizza!”. Pizza? Già, la notizia ancora non è ufficialie, ma ci sarà uno dei più acclamati pizzaioli capitolini davanti al forno quassù. Proprio lui, Pier Daniele Seu. A completare quello che è un autentico dream team goloso tra le mura di uno stesso albergo. In effetti aprire una struttura ricettiva in questo periodo e in una zona da rigenerare come quella di Via Veneto necessitava non solo di coraggio, ma di visione e di tanti tanti contenuti. E qui sembrano proprio esserci. “Abbiamo una fortuna che non dobbiamo sottovalutare, che dobbiamo sfruttare e che non dobbiamo deludere: una proprietà che ci sta credendo e investendo molto” ci confessa chef Sultano. Ma tanti galli in un pollaio riusciranno davvero a cantare in armonia? “Per ora c’è uno spirito di squadra che neppure ci immaginavamo” rispondono in coro dal W.