"Respiriamo la stessa aria, beviamo la stessa acqua viviamo sotto lo stesso cielo. Le ricadute del cambiamento climatico saranno in ogni angolo del pianeta: non lasciamo indietro nessuno". Le parole di Ineza Umuhoza Grace, la giovane ambientalista del Rwanda, si alzano nella notte di Roma dedicata alla Terra. "Earth For All, una Terra per Tutti", il festival di Green&Blue ha scelto un luogo, il Tempio di Venere davanti al Colosseo, che è già il simbolo del legame tra passato e futuro. E con Ineza, che ha fondato due ong che aiutano i giovani africani a crearsi un futuro con la sostenibilità e ha chiesto il risarcimento dei danni compiuti in Africa dal cambiamento climatico, sul palco c'erano altre tre giovani donne.
Rappresentano un nuovo modo di dire al mondo che il climate change si può fermare, l'uomo e la Natura possono vivere in sintonia. Sono giovani e giovanissime come Licyprya Kanguyam nata in India, ha appena 12 anni ed è già in grado di parlare con i leader politici.
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Grazie ai suoi sit-in il presidente dell'India ha firmato una legge contro l'inquinamento atmosferico. E Sophia Kianni, iraniano-americana rappresentante del Youth Advisory Group of Climate Change dell'Onu. Il suo obiettivo è tradurre in tutte le lingue le conoscenze necessarie perché tutti combattano la battaglia contro il riscaldamento globale. Con loro sul palco anche Maya Gabeira, la campionessa brasiliana delle onde giganti scelta dall'Unesco: "L'oceano è la mia casa. È magico e potente. Cavalco le sue onde e sono felice se con la mia tavola da surf posso aiutare a salvarlo". Star delle Biggest Wave, ha deciso di intrecciare la sua vita alla salvaguardia accettando di diventare Campionessa Unesco per l'Oceano e i Giovani. In prima linea per mobilitare le nuove generazioni. Da dove prenderà ispirazione? Dalle onde e dal vento. Sono venute a Roma insieme anche ad Espen Stoknes, economista norvegese e direttore del Centre for Sustainability.
Per sostenere la proposta di un team di esperti del Club di Roma che si concentra sulle soluzioni e non sui problemi: "Earth For All", un manuale di sopravvivenza della Terra, appunto, e la forza del messaggio è nel considerare il contrasto al cambiamento climatico non soltanto come legato al mix energetico, che pure è indispensabile; ma come qualcosa che passa dalla fine della povertà, la riduzione delle diseguaglianze, un nuovo ruolo nella società per le donne e una trasformazione del sistema con cui produciamo e consumiamo cibo. Sostenibilità ambientale e giustizia sociale. A raccontare "Earth for All: a survival guide for Humanity" è Sandrine Dixson-Declève, un'altra donna che combatte per il clima, copresidente del Club di Roma, che ha detto chiaramente: "Dobbiamo porre fine all'ossessione della crescita". Sappiamo come invertire la rotta? "Per la prima volta nella storia sappiamo come porre fine alla povertà estrema sulla Terra. Viviamo in un tempo straordinario".
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Per Espen Stoknes ha partecipato alla stesura del rapporto: "Cinque inversioni di marcia per costruire nuove economie entro il 2050 per non essere travolti dalle emergenze che incombono: energia, cibo, povertà, diseguaglianze, questione femminile". È possibile. Ma nella notte di Roma si alza anche la musica di due pianiste di eccezione: Beatrice Rana e Frida Magoni Bollani. E quando Carlo Petrini, dal palco, dice che "non può esserci giustizia ecologica senza giustizia sociale" e Carlo Ratti, direttore del Senseable City Lab del Mit, descrive le città sensibili dove natura, architettura e cittadini si armonizzano, si ritorna a quello che disse il fondatore del Club di Roma, Aurelio Pecci. Era il 1972: "L'uomo è il problema, ma anche la soluzione". Dal festival di Green&Blue a Roma questo sembra davvero possibile.