In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni
Il caso
La Ferrari e l'impegno alla decarbonizzazione. "Ma le nostre auto non si riciclano"

La Ferrari e l'impegno alla decarbonizzazione. "Ma le nostre auto non si riciclano"

Citando il famoso slogan dei diamanti "una Ferrari è per sempre" la casa di Maranello svela le strategie sul fine vita delle sue supercar

2 minuti di lettura

C’è una sola casa automobilistica al mondo che non fa nulla per riciclare le sue auto: la Ferrari. Al grande evento di presentazione per le strategie 2022-2026 la casa di Maranello è stata chiarissima: “Il fine ciclo vita dei veicoli – hanno spiegato - non viene preso in considerazione perché una Ferrari è per sempre".

La citazione dello slogan pubblicitario più famoso del mondo è evidente (“un diamante è per sempre” coniato nel 1947 dal coprywriter Frances Gerety, dell'agenzia pubblicitaria N.W.Ayer&Son per la De Beers), ed è una finezza di comunicazione unica. Che ovviamente abbina le Ferrari ai diamanti.

Abbandonare il mondo del riciclo delle auto però ovviamente non vuol dire abbandonare l’ambiente. Anzi. Ferrari si è impegnata a raggiungere la totale neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2030, dando il proprio contributo al raggiungimento degli obiettivi fissati nel 2015 dagli Accordi di Parigi.

Nello specifico, la casa di Maranello punta a raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio nelle proprie attività con la riduzione di almeno il 40% delle stesse emissioni per vettura entro il 2030, concentrandosi principalmente sui materiali e sulla fase di uso del veicolo. Senza contare poi il forte impegno in progetti rilevanti con positivi risvolti in ambito sociale e climatico a livello globale.

Ma, per capire la portata delle rivoluzione sul tema del non riciclaggio delle proprie auto a fine vita, basta partire da un piccolo fatto di cronaca: alla fine di marzo la polizia di Torino ha arrestato due ladruncoli di 20 anni, carrozzieri professionisti, specializzati nel furto di plance d'auto, rigorosamente Bmw. In circa 120 secondi i due riuscivano ad aprire l'auto, smontare l'intera plancia e darsi alla fuga. E’ solo un piccolo fatto di cronaca ma la dice lunga su come sono cambiate le auto oggi. Solo una decina di anni fa per tirar giù la plancia di una Serie 3 ci voleva mezza giornata di lavoro.

E’ il simbolo di come l’obbligo di riciclare le auto a fine vita abbia imposto una diversa progettazione di tutte le componenti che nascono proprio per essere facilmente smontate. E’ stata la Bmw, fra l’altro (sarà un caso?), a inaugurare negli anni Ottanta la prima “catena di smontaggio” delle auto per avviarle ad un nascente sistema di riciclaggio delle varie parti. Ci si rese subito conto però di due enormi problemi: non si sapeva cosa diavolo ci fosse in quei pezzi (e quindi quasi tutti ad eccezione di vetri e acciaio finivano in discarica) ed era complicatissimo smontare l’auto.

Si arrivò così a cambiare tutto. Fino a realizzare quella che oggi è una scienza esatta: con pezzi marchiati uno ad uno per riportare la composizione dell’oggetto e vetture progettate fin dall’inizio per essere un giorno fatte a pezzi. Perché – ed è un concetto filosofico che dimostra ancora una volta come l’auto sia una “cosa” che sconfina nel sociale – tutto ha un inizio e tutto ha una fine. E nulla è per sempre. Tranne una Ferrari.