Mentre in Europa i governi sono impegnati a fronteggiare la crisi energetica, sotto la pressione dell'invasione dell'Ucraina, e cercano soluzioni alternative ai combustibili fossili russi, un altro fronte si apre in Francia dove frena la produzione nucleare scesa al livello minimo dal 1998. La metà dei 56 reattori francesi è spenta. In un lungo articolo pubblicato sul Financial Times viene descritta la situazione. "Una serie di problemi di manutenzione, tra cui la corrosione in alcuni dei vecchi reattori francesi, le vicende del gruppo energetico Edf controllato dallo stato e l'assenza per anni di nuovi investimenti nucleari significativi, stanno indebolendo l'offerta e gettando dubbi sul fatto che il nucleare possa evitare alla Francia i problemi. L'anno scorso la Francia ha ricavato il 69% della produzione di elettricità dall'energia atomica. Le interruzioni lo hanno ridotto al 59%, colpendo le finanze del gruppo energetico Edf controllato dallo Stato" .
Tutto questo avviene mentre anche la Francia pianifica un futuro a minore intensità di carbonio, pur essendo in ritardo nella produzione di energia solare e eolica. Si legge ancora sul Financial Times: "Come i vicini dell'Ue, la Francia mira ad eliminare le emissioni di gas serra entro il 2050. Nonostante gli investimenti, tuttavia, è in ritardo rispetto al resto d'Europa nella costruzione di energia solare ed eolica a causa della burocrazia e della sua lunga dipendenza dall'energia nucleare".
La promessa della rinascita nucleare
Il presidente francese Emmanuel Macron, nel febbraio scorso, aveva promesso di riavviare "l'avventura nucleare" della Francia dichiarando che "i tempi sono maturi per una rinascita nucleare", svelando un piano da 52 miliardi per costruire nuovi reattori: sei nuovi Epr (reattori nucleari europei ad acqua pressurizzata) che sostituiranno i vecchi impianti, a cui ne potrebbero seguire altri otto "allo studio".
Macron ha annunciato anche un piano per estendere la durata della vita di tutti gli impianti nucleari oltre i 40 anni standard "abbandonando di fatto il suo precedente obiettivo di ridurre al 50% la dipendenza della Francia dall'energia nucleare entro il 2035", scrive ancora il Financial Times.
Spazio all'eolico
L'obiettivo di Macron è di accrescerne i volumi di energia nucleare di 10 volte entro il 2050, portando la capacità a 100 gigawatt. Ci sarà spazio anche per l'eolico, ha annunciato, illustrando il progetto di costruire 50 parchi eolici in mare e portare così la capacità degli impianti offshore a 40 gigawatt.
La sfida per il presidente francese è che, per mantenere la promessa della "rinascita nucleare", Macron deve avviare la costruzione di nuovi impianti entro la fine del suo secondo mandato, nel 2027. "Nel frattempo, [deve] assicurarsi un'altra maggioranza alle elezioni legislative di giugno, dove i candidati di sinistra, inclusi alcuni sostenitori dell'anti-nucleare, hanno formato un'alleanza" spiega ancora il Financial Times.
L'esportazione del nucleare francese
Tra domanda in aumento, produzione ridotta e guerra in corso è intanto aumentato il costo dell'elettricità. E non solo in Francia, anche in conseguenza dell'interconnessione crescente dei mercati elettrici tra i vari Paesi europei. Si legge ancora nell'inchiesta: "L'Europa dipende anche dalla produzione francese. La Francia è stata il più grande esportatore netto di energia del continente lo scorso anno, fornendo Paesi vicini come Italia e Germania, nonostante quest'ultima abbia chiuso la propria industria nucleare per problemi ambientali" - ha affermato Valérie Faudon, direttrice esecutiva di Sfen, un gruppo scientifico che promuove l'industria del nucleare - Avremo ancora più bisogno dell'energia nucleare francese nel sistema europeo entro il 2030".