È Catania e l'area orientale della Sicilia, la zona più umida d'Italia, avamposto di una progressiva tropicalizzazione del clima. Ma dove si registra invece nel nostro Paese il maggiore tasso di siccità? In Valle d'Aosta, a causa delle brevi nevicate e dell'assenza di piogge. Non va meglio al Nord Est dove è stato messo un bollino rosso da "siccità severa" alle province di Venezia, Padova e Rovigo. È un'Italia capovolta quella che arriva dal report sulle "Risorse Idriche" redatto dall'Osservatorio Anbi (l'Associazione nazionale consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue) sulla base dei dati annuali del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr Ibe Climate Service).
A rischio è soprattutto l'agricoltura proprio in un momento che il settore sta affrontando una crisi energetica a causa della guerra. "Le conseguenze dell'emergenza idrica, che si sta evidenziando nel Nord della Penisola, rischiano di impattare pesantemente su due criticità, evidenziate dalle emergenze pandemica ed ora bellica: l'autosufficienza alimentare ed energetica - spiega Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - per questo sono necessarie politiche di coesione per garantire il miglior utilizzo dell'acqua disponibile, mentre bisogna avviare investimenti per nuovi invasi multifunzionali".
Manca l'acqua e il Po si svuota
In attesa, dunque, che si formino consorzi per la gestione delle acque e si creino nuovi invasi, la lettura dei dati sulla siccità in Italia sono sconfortanti. Senza contare che anche sulle Dolomiti si registra un meno 30% di neve e sulle Prealpi un meno al 45%. In questa situazione critica, i livelli di tutti i fiumi inevitabilmente precipitano addirittura sotto i livelli del siccitoso 2017. Anche i grandi laghi decrescono: così il Garda ma anche l'Iseo, cui mancano all'appello 83 milioni di metri cubi d'acqua rispetto alla media storica.
Più che dimezzate rispetto all'anno scorso le portate dei fiumi in Piemonte: a febbraio le precipitazioni sono calate dell'87,1% sulla media (con punte anche oltre -90%) dopo un gennaio, che aveva registrato addirittura -92,7%. Le temperature massime, nel mese scorso, in quasi tutta la regione sono state tra i 4 e i 5 gradi superiori alla media. Minime sono state le precipitazioni nevose nei bacini di Ticino, Cervo, Stura di Lanzo, Maira e nei settori delle Alpi Pennine, Graie e Cozie. Si parla addirittura di siccità estrema per il Canavese, dove è prosciugato il lago di Ceresole ed il fiume Orco ha una portata pari a 2,7 metri cubi al secondo contro i mc./sec. 6,6 dell'anno scorso ed i mc./sec. 10,8 del 2020.
Il caso Valle d'Aosta
I minimi livelli di nevicate in Valle d'Aosta accompagnati all'assenza di precipitazioni, sta avendo riflessi netti sul calo di portata della Dora Baltea, che scende sotto il livello dello scorso anno. Almeno stando ai dati registrati dal Centro Funzionale Regionale Valle d'Aosta. Situazione idrica largamente deficitaria anche in Lombardia, dove le riserve di neve secondo l'Arpa regionale segnano -53,5 % sulla media ed il fiume Adda tocca il minimo del decennio.
Al centro
Idricamente aggregata al Nord Italia è ormai la Toscana, dove i fiumi soffrono da molti mesi e hanno portate ridotte a meno del 25% della media (Arno: mc/sec 24,10 contro uno storico mensile pari a mc/sec 104,94). Un caso di studio sta diventando l'Ombrone (a lungo l'anno scorso sotto il minimo deflusso vitale), nel cui bacino le precipitazioni scarseggiano anche quando il resto della Toscana è interessato da perturbazioni. Esemplare il caso della località grossetana di Rispescia, dove dall'inizio dell'anno sono caduti solo 33,4 millimetri di pioggia (-76,66%), contro i mm. 161,2 dell'anno scorso.
Al Sud situazione positiva
Smentendo la storia idrologica del Paese, al Sud si incontra una situazione sorprendentemente positiva. In Basilicata, bagnata da abbondanti piogge, le disponibilità idriche sono aumentate di quasi 16 milioni di metri cubi in una settimana, pur rimanendo complessivamente al di sotto dell'ottimo 2021. In Puglia (a febbraio sono caduti 84 millimetri di pioggia contro una media di mm. 38).
Il volume d'acqua, trattenuto nei serbatoi, è cresciuto di 22,6 milioni di metri cubi in 7 giorni. Confortanti e in media con gli anni scorsi sono i volumi idrici, trattenuti negli invasi della Calabria. Infine, è sostanzialmente in media con gli anni scorsi la situazione della Sardegna dove, dopo un gennaio particolarmente asciutto (-50% di piogge con punte di -75% in Nurra, Olbiense ed aree centrali dell'isola), le disponibilità idriche sono comunque calate di oltre 200 milioni di metri cubi rispetto a un anno fa. E in Sicilia? Qui la situazione idrica è migliore, ma il problema riguarda le infrastrutture. "Incrociando i dati - commenta Francesco Vincenzi, presidente Anbi - emerge in grande evidenza la priorità del problema infrastrutturale per l'isola, dove è necessario non solo raccogliere l'acqua piovana, riducendo il rischio idrogeologico, ma poterla trasferire in quelle zone, che sono paradossalmente a rischio desertificazione".