In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Cambiamento climatico: la grave siccità del Po è dovuta per un terzo all’assenza di nevicate

Cambiamento climatico: la grave siccità del Po è dovuta per un terzo all’assenza di nevicate
(ansa)
Per il Grande fiume è la magra invernale più grave degli ultimi trent'anni, provocata a cascata dallo stato di sofferenza dei ghiacciai. Rischi per l'idroelettrico e l'agricoltura. Registrate morìe di pesci autoctoni. Ecco cosa dicono gli esperti
4 minuti di lettura

PADOVA. "Temiamo che la crisi dello stato idrologico che perdura ormai da diverse settimane, aggravata dalla forte carenza-assenza di precipitazioni nevose, potrebbe rendere piuttosto difficile la stagione primaverile all'agricoltura e all'habitat dell'intero Distretto Padano": è l'allarme lanciato dall'Autorità Distrettuale del fiume Po-MiTE e dal Segretario Generale Meuccio Berselli a causa del protrarsi della situazione di sofferenza del Grande Fiume, considerata la conseguenza di un inverno particolarmente avaro di precipitazioni e la cui relativa scarsità di risorsa idrica accumulabile preoccupa fortemente in vista dell'avvio della stagione irrigua.
 

Il totale della riserva idrica invasata nei grandi laghi, negli invasi artificiali e sottoforma di manto nevoso è infatti diminuito ancora rispetto alla settimana precedente (-5.2%) e oggi risulta inferiore alla media del periodo 2006-2020 di -51%; ma un'anomalia più marcata è quella del fattore denominato SWE (acronimo di Snow Water Equivalent, cioè l'entità del manto nevoso) che, su tutto l'arco Alpino, è prossimo ai minimi (-55% rispetto le medie), con punte in alcune zone che toccano -80%.

A 2000 metri dove nasce il Po, le immagini desolanti: la sorgente è irriconoscibile

Dunque la condizione di magra invernale del fiume Po persiste pesantemente, con una diminuzione del -25% sulle portate mensili di Gennaio. Alla sezione di chiusura del bacino di Pontelagoscuro (provincia di Ferrara) il valore puntale di portata rilevato è di 765 m3/s, -32% sul valore di portata medio; mentre la sezione di Piacenza risulta esser quella con valori maggiormente negativi, con una portata di 369 m3/s, prossimo alle minime mensili.
 

"Un simile quadro, con tempi di ritorno di circa cinque anni, si presenta quando si instaurano condizioni meteorologiche con inverni particolarmente secchi e può annoverarsi ad una condizione iniziale di moderata siccità idrologica - aggiunge Berselli - che, se perdurasse, potrebbe generare un "conflitto" futuro tra le logiche di rilascio non sovrapponibili tra produzione idroelettrica e fabbisogno agricolo".

 

Sembra infatti che le prossime settimane possano seguitare ad essere caratterizzate da un regime marcatamente anticiclonico, con precipitazioni al di sotto della media climatologica e temperature decisamente al di sopra.
 

Si aggiunga, infine, la non rosea situazione dei Grandi bacini regolatori: il volume invasato nei laghi lombardi, rispetto la settimana precedente, è diminuito sia per il lago Maggiore che per il lago d'Iseo, è rimasto costante per i laghi di Como (-9 cm) e di Garda, ma in tutti i laghi deflussi sono maggiori degli afflussi. Particolarmente in crisi il lago Maggiore, dove l'idrometro di Sesto Calende segna un -5 cm sullo zero idrometrico ed un ammanco di circa 100 milioni di m3. Anche nei bacini montani, seppur con differenziazioni più marcate da sito a sito, la riserva dall'inizio del mese è in diminuzione mediamente del -30%.

L’immagine che ritrae il minor innevamento sulle montagne che circondano il Lago di Como (fonte: Copernicus Sentinel)
L’immagine che ritrae il minor innevamento sulle montagne che circondano il Lago di Como (fonte: Copernicus Sentinel) 

Malgrado la perturbazione di queste ore, la crisi idrica manifestata fino ad oggi e l'aridità dei suoli, unita alle temperature fino a ieri decisamente sopra la media e alla perdurante mancanza di precipitazioni sulle catene montuose (Alpi e Appennini) hanno generato criticità evidenti che potrebbero comunque manifestarsi nel lungo periodo incidendo soprattutto sugli equilibri degli habitat e dell'agricoltura.
 

In Piemonte (come reso noto dall'ente parco) si sono già registrate morie di pesci autoctoni, sottoposti a notevole stress di approvvigionamento dei flussi nelle zone umide e anche numerose tipologie di piante mostrano evidenti segni di difficoltà. Ma molti sono i dati tecnici significativi che arrivano all'Osservatorio dell'Autorità di Bacino del Po-MiTE dai territori e comunicati direttamente dai partner istituzionali come le agenzie regionali che monitorano l'andamento meteo idrologico climatico, dai gestori dei grandi laghi alpini e da quelli dell'idroelettrico fino ad Anbi che raggruppa i Consorzi di bonifica, chiamati tra pochi giorni a distribuire la risorsa alle principali colture della pianura Padana.

Il torrente Po, dove nasce il fiume più lungo d'Italia, a Pian del Re, sul Monviso 17 febbraio 2022. Jessica Pasqualon
Il torrente Po, dove nasce il fiume più lungo d'Italia, a Pian del Re, sul Monviso 17 febbraio 2022. Jessica Pasqualon 

L'analisi dettagliata ha mostrato che il gennaio 2022 si è palesato come il sesto più caldo di sempre a livello globale e il distretto del Po non fa differenza con le anomalie sopracitate che lo pongono in uno stato di incipiente siccità. "Le anomalie sono decisamente marcate per molti indici - ha commentato Berselli - , ora finalmente è arrivata una perturbazione, ma sono 60 i giorni senza pioggia significativa in molte aree del distretto, le temperature massime sono state costantemente superiori alla media di 2-3° C ed i venti che hanno sferzato la pianura hanno ulteriormente asciugato i terreni e incidono nel medio lungo periodo".

 

"I cambiamenti climatici -  dice il meteorologo e docente di Unimore Luca Lombroso - non solo fanno calare la nevosità media ma provocano anche scarsa affidabilità nella presenza di neve. Inverni con carenza di neve si alternano a inverni con nevicate straordinarie che provocano poi rischio di valanghe e altri problemi. Oltre alla riduzione dei gas serra per salvare la neve in futuro, occorre ripensare il turismo invernale in modo più sostenibile e meno dipendente dalla nevosità".
 

Il problema è realmente globale. "Gli effetti del riscaldamento globale -  spiega l'esperto cileno Alejandro Sepúlveda, collaboratore di meteored.cl  -  non si riflettono solo nelle temperature del pianeta. L'attuale cambiamento climatico sta lasciando le grandi catene montuose del Nord e del Sud America prive del loro bianco manto invernale, sia per la diminuzione delle nevicate - nella stagione invernale sempre più breve - sia per l'aumento degli eventi di precipitazioni liquide piuttosto che solide, e lo scioglimento accelerato delle poche nevicate con l'arrivo della primavera. Studi recenti indicano che le nevicate sulle catene montuose degli Stati Uniti occidentali hanno i giorni contati, se non riusciamo a fermare il riscaldamento globale: si stima che nei prossimi 40-60 anni gli inverni possano passare senza che un fiocco di neve cada sopra le sue cime montuose".
 

Il Po soffre grandemente per l'assenza di nevicate. Lo spiega bene Renato Colucci, ricercatore dell'Istituto di scienze polari del CNR e docente di glaciologia all'Università di Trieste.
 

GRANDI LAGHI. Continua la situazione di sofferenza dei grandi laghi alpini, mentre solo negli invasi artificiali la riserva e? aumentato rispetto alla settimana precedente (+5.6%) ma risulta molto inferiore alla media del periodo 2006-2020 (-27%) e le precipitazione attese potranno solamente alzare i livelli idrometrici di pochi centimetri. Anche nei bacini montani, seppur con differenziazioni più marcate, la riserva dall'inizio dell'anno è in diminuzione mediamente -35%, lo scarso apporto nevoso e l'assenza di piogge, non permettono l'attuale rimpinguamento della risorsa stoccata.

NEVE. L'anomalia più marca rimane quella del SWE (snow water equivalent - entità del manto nevoso) su tutto l'arco Alpino che è prossimo ai minimi, con punte del - 80 % rispetto le medie, mentre sull'Appennino resiste una scarsa quantità di neve. In Val d'Aosta ed in Piemonte il valore di SWE è il più basso degli ultimi 20 anni. L'assenza di precipitazioni e le temperature al di sopra delle medie hanno determinato una sostanziale scarsità di neve sulle zone montane.
 

In generale assistiamo ad un inverno secco che ha inciso non solo sulle portate ridotte del fiume Po e dei suoi affluenti, ma anche sul tenore di umidità del suolo (Soil Moisture Anomaly - SMA) che segnala anomalie molta marcate su tutto il comprensorio distrettuale ed è un indicatore che presto, anche altri indici legati all'agricoltura, per adesso ancora stabili, come la risposta della vegetazione o il quantitativo di radiazione assorbita dalla fotosintesi, convergeranno verso valori negativi. Non solo il comparto agricolo potrà trovarsi in sofferenza, ma è già marcata la mancata produzione idroelettrica, che ad oggi è in linea con gli anni peggiori degli ultimi decenni a causa dello scarso accumulo di risorsa nei bacini montani e che se perdurerà una situazione di magra del fiume Po nei mesi estive, potrebbe anche intaccare la produzione da altre fonti.
 

Tra gli animali la siccità e il cambiamento dei cicli stagionali mettono sotto forte stress l'habitat fluviale, le specie più fragili o più legate all'abbondanza d'acqua soccombono o rallentano la riproduzione, compromettendo fortemente la biodiversità, nonostante le numerose aree di interesse naturalistico e le riserve.
 

L'Autorità Distrettuale del Po segnala lo studio di approfondimento pubblicato proprio di recente da Nature Climate Change che ha rilevato che il periodo dal 2000 al 2021 è stato il più secco degli ultimi 1200 anni e che la gravità del fenomeno "eccezionale" registrata lo scorso anno 2021 proseguirà, viste le condizioni, anche per il 2022.

 

Il Mattino di Padova