Tre orsi investiti in poco meno di tre giorni. L'ultimo episodio sulla A25 in Abruzzo dove un orso bruno marsicano è stato centrato e ucciso da un veicolo in direzione Pescara (Km 94+700) tra gli svincoli di Avezzano e Celano. Soltanto il 15 ottobre, in Trentino Alto Adige, nella zona di Ragoli, un'auto aveva investito un altro animale provocandogli ferite mortali. Il 18 ottobre mattina, attorno alle sei, in zona Ponte Pià sempre in Trentino un altro orso era stato colpito da un mezzo in transito: per fortuna in questo caso l'animale è riuscito a recuperare le forze e allontanarsi verso il fiume Sarca.
Tre episodi che, dal Trentino all'Abruzzo, zone dove gli orsi convivono con l'uomo, accendono nuovamente i riflettori sulla mancanza di corridoi ecologici in Italia, quei passaggi naturali o artificiali come ponti, zone e strutture che - come già avviene altrove - garantiscono la possibilità di attraversamento per gli animali e la connettività degli habitat, evitando rischi sia per loro che per gli umani.
L'ultimo incidente, che segue di pochi mesi uno simile accaduto in Abruzzo sulla SS17 a Pettorano sul Gizio, è avvenuto alle tre del mattino: lungo la A25 un veicolo ha impattato contro un orso maschio di circa 3-4 anni, poi il conducente ha proseguito senza fermarsi. I responsabili del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise hanno successivamente scoperto che si trattava di un esemplare non marcato e non dotato di radiocollare. Il primo esame necroscopico, fanno sapere dall'ente Parco, ha evidenziato che l'orso "riportava gravi traumi addominali e toracici, inoltre aveva fratture a entrambi i femori e al bacino".
Strada dei parchi, l'ente che gestisce la A25 dove è avvenuto l'incidente, insiste sulla necessità governativa di approvare il Piano economico finanziario, rinviato da 9 anni, che prevede misure per migliorare la sicurezza dell'autostrada. Tra gli interventi previsti anche "un accordo tra Strada dei parchi SpA e il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PALM) per l’installazione di 83 km di nuove recinzioni, appositamente disegnate per impedire l’attraversamento della fauna delle locali riserve naturali, di ogni taglia", come spiega l'ente in una nota.
Tra orsi uccisi, altri feriti, o semplicemente dopo la constatazione che in più occasione famiglie con cuccioli hanno tentato di attraversare la carreggiata, da tempo il Parco nazionale in collaborazione con associazione animaliste ha denunciato l'importanza di trovare soluzioni al problema. L'ultima morte infatti, in punti simili della A24 / A25, è la terza dopo quella di un orso investito nel 1991 a Cocullo e un altro nel 2013 a Tornimparte.

Una accelerazione in tal senso - verso la predisposizione di corridoi o sistemi per preservare la salute di orsi e persone - c'era stata dopo la primavera scorsa, quando fu avvistata l'orsa Amarena - uno dei simboli del Parco - attraversare l'autostrada tra Pescina e Carrito insieme ai suoi quattro cuccioli. Il Parco aveva così "nuovamente sollecitato la Strada dei Parchi all’adozione di misure adeguate a ridurre il rischio di incidenti e prevenire episodi del genere".
Da lì, dopo dialoghi in Prefettura e tentativi di soluzioni, l'ente aveva proposto un progetto per la messa in sicurezza del tratto A25 nella zona di Carrito e successivamente "Strada dei Parchi ha risposto provvedendo alla progettazione di un intervento di messa in sicurezza di circa 87 km lungo la A24 e A25, ora all’approvazione del Commissario Straordinario di Strada dei Parchi" scrivono i responsabili del Parco.
Ma mentre l'iter per la realizzazione con le sue lunghe tempistiche prendeva forma, negli ultimi mesi si è reso necessario comunque un intervento urgente per tentare di proteggere gli animali. "In poche settimane - spiegano dall'ente - il Parco metteva in sicurezza, sostenendone i costi, 4 km di tratto autostradale con una recinzione elettrica di 2 metri di altezza". Un tratto che non copriva la zona dove è avvenuto l'ultimo incidente, sebbene quel segmento della A25 sia comunque uno di quelli interessati dalla futura messa in sicurezza.
Un'autostrada della biodiversità nella valle del Ticino, dalla Svizzera al Po

In un'Italia che soffre dell'abbandono di pascoli e spopolamento delle montagne, i boschi non gestiti o controllati stanno aumentando sempre di più, mettendo in connessione territori di regioni differenti e amministrati da parti diverse. Confini che gli animali, e in particolare i predatori che si spostano, non conoscono: anche per questo sono necessarie "autostrade della natura", passaggi sicuri per l'uomo e gli animali. Di esempi nel mondo ce ne sono già tanti, da quelli per elefanti, tigri e rinoceronti tra India e Nepal (come il Terai Arc), sino ai ponti e sottopassaggi per alci e orsi del Canada nel parco nazionale di Banff, oppure strutture ad hoc pensate persino per granchi come a Christmas Island in Australia o per le api nella Bee Highway di Oslo.