PARIGI. È sotto gli occhi di tutti: per quanto cerchi di reinventarsi, da troppi anni ormai la città soffre. Parigi soffre di carovita, sperequazioni immobiliari, turbocapitalismo bulldozer, gentrificazione spietata, turismo pigliatutto, degrado, e soprattutto traffico: un nodo scorsoio che non smette di soffocarla, mantenendola nel gruppo di testa delle capitali europee col più alto tasso di ingorghi giornalieri. Questo nonostante le massicce eco-politiche “doppioruotiste” (ciclabili, bike sharing, monopattini elettrici…) intraprese dal sindaco socialista Anne Hidalgo.
Riconfermata l’anno scorso per un secondo mandato all’Hôtel de Ville, Hidalgo ha premuto sull’acceleratore del “green”, ma lasciando molti neri di rabbia. L’ultima polemica si è risvegliata pochi giorni fa, nel torpore agostano, e riguarda un contestato progetto di semi-pedonalizzazione di quattro storici arrondissement nel cuore della capitale (I°, II°, III° e IV°), più altri tre altrettanto centrali (V°,VI°, VII°), che ne verrebbero coinvolti più tangenzialmente. La Ztl della discordia sarebbe dovuta entrare in funzione nel 2022, ma il piano è stato congelato.

In sostanza per due motivi. Il primo elettoralistico. Prende sempre più corpo infatti l’ipotesi che “la sindaca” possa essere schierata dal Partito socialista come sfidante di Emmanuel Macron nella corsa all’Eliseo dell’anno prossimo. La seconda ragione, connessa alla precedente, è che più ci si avvicina al voto e più è consigliabile addormentare i dissensi procrastinando, decidendo di non decidere. Il piano di pedonalizzazione è stato così rinviato sine die. Forse all’inverno. Se non al 2023. Hidalgo ha oggi gatte più urgenti da pelare.
Con l’approssimarsi della minacciata Ztl, le proteste si erano riaccese su spinta dei comitati civici, che ritengono la chiusura al traffico sinonimo di desertificazione sociale, eutanasia dei quartieri: "Non vogliamo l’automobile a qualunque costo" hanno ribadito. "Ma nemmeno che Parigi diventi una città totalmente pedonale". La Maire non avrebbe finora controbilanciato il progetto di chiusura al traffico con valide alternative alla circolazione-auto (parcheggi, rafforzamento dei trasporti pubblici, rilancio economico e compensazioni per le attività più penalizzate…). L’aspetto più singolare della fronda anti-Hidalgo è la sua composizione sociale: si va dai residenti comuni e ai negozianti fino agli antiquari chic o ai grandi galleristi d’arte.
Shopping, cibo, trasporti: la nostra quotidianità che può fermare il cambio climatico

Le scelte del sindaco socialista sono da tempo prese di punta, non solo, com’è naturale, dai suoi avversari politici, ma anche da cittadini, associazioni e intellettuali esasperati. L’anno scorso Benoît Duteurtre, fine scrittore e saggista, dedicava ad Anne Hidalgo un pamphlet molto divertente intitolato Les dents de la Maire, “I denti della sindaca” (gioco di parole con I denti del mare che era il titolo francese de Lo squalo di Spielberg). Nel libro l’autore denunciava con perfida ironia le sofferenze inflitte ogni giorno a un pedone parigino come lui. Dall’eco-arroganza di quelli che sfrecciano impuniti sui marciapiedi a bordo dei monopattini elettrici, all’aggressività dei ciclisti quando per sbaglio invadi il loro territorio: "Attento, connard (stronzo, ndr), sei su una pista ciclabile!". Per tacere dei continui eventi festivi – dalla Techno Parade al “Carnevale caraibico” – che invadono regolarmente strade e piazze della capitale, come d’altronde le continue manifestazioni di protesta. Tra feste, cortei, cantieri, traffico e sirene spiegate per dribblarlo, l’inquinamento acustico supera spaventosamente i livelli di guardia. Certo – si obietterà – Duteurtre è un dandy senza patente di guida, un privilegiato che vive sull’esclusiva Île Saint-Louis. Ma duole ammetterlo: quello che scrive è verissimo.