Chiunque abbia letto Moby Dick sa che le balene sono creature magnifiche, intelligenti e sociali. Anche pacifiche, almeno finché qualcuno non le disturba. Ma ora un nuovo straordinario studio ha dimostrato che i capodogli hanno persino modificato il loro comportamento per sfuggire agli attacchi dei balenieri nel XIX secolo: hanno studiato il problema e trovato soluzioni efficaci, che hanno comunicato a ogni membro della loro specie.
E’ per questa ragione che, improvvisamente, le balene uccise nel Nord del Pacifico sono diminuite del 58% nel giro di pochi anni. Non è che ci fossero, come si pensava, meno cetacei nell’area. E’ che avevano imparato a individuare il nemico e a sfuggirgli per tempo. I capodogli hanno il cervello più grande di ogni altra specie terrestre e anche loro lo usano per ragionare e condividere le loro esperienze. Imparano dagli errori come facciamo noi: dopo molte perdite, hanno trovato il modo di sopravvivere agli attacchi di una specie aliena armata di arpioni legati a lunghe cime e a veloci barche da inseguimento.
Lo studio, pubblicato a Londra dalla Royal Society, è stato condotto da Hal Whitehead e Luke Rendell, due scienziati che sanno tutto dei cetacei, e da Tim D. Smith, analizzatore di dati. Qualche tempo fa i registri che minuziosamente elencavano i risultati delle cacce nel Pacifico settentrionale sono stati digitalizzati, rendendo possibile un più agevole studio del loro contenuto. "I capodogli - ha detto al Guardian Hal Whitehead - hanno un modo tradizionale di reagire agli attacchi delle orche. Prima degli umani, le orche erano i loro unici predatori. Per difendersi dai loro attacchi, i capodogli formano cerchi con le potenti code tenute verso l'esterno per tenere a bada gli aggressori. Ma queste tecniche hanno reso più facile per i balenieri massacrarli".
E’ stato uno scontro di culture: quella occidentale importata in luoghi intatti che mai avevano visto prima un esponente della specie umana, e quella delle balene, da milioni di anni dominatrici degli oceani, giganti che hanno vissuto la storia del mondo ed esplorato luoghi che noi non vedremo probabilmente mai. Anche Melville si chiedeva se sarebbero sopravvissute a una caccia così spietata e si era risposto che se ci sarà un altro diluvio, gli uomini moriranno e le balene saranno ancora lì, felici di tutta quell’acqua in più nella quale nuotare.
I capodogli parlano e si associano in tribù unite dal modulo dialettale delle loro espressioni vocali. Nei loro gruppi comandano le femmine, che organizzano la protezione dei nuovi nati e comunicano al gruppo dove dirigersi per trovare cibo. Allo stesso modo le femmine hanno organizzato la difesa dalle baleniere, comprendendo che i sistemi usati per le orche con gli esseri umani non avrebbero funzionato. Le balene, hanno scoperto gli scienziati, all’avvistamento di una nave hanno così cominciato a nuotare controvento, l’andatura alla quale le imbarcazioni dell’epoca a vele quadre avanzavano con maggiore fatica. "E’ stata una evoluzione culturale, avvenuta in un tempo troppo breve per essere considerata una evoluzione darwiniana", ha detto Whitehead.
La cultura delle balene è di migliaia di anni più vecchia della nostra e forse avremmo molte cose da imparare da loro. Invece continuiamo ad ucciderle per ragioni futili e assolutamente prive di cultura, come il fatto che in Giappone sono ancora considerate un piatto prelibato. Oggi ai capodogli non basta più nuotare controvento. Le navi che li cacciano hanno un motore, gli arpioni sono lanciati da cannoni, e vengono uccisi con granate. L’inquinamento acustico del mare, dovuto ai sonar civili e militari, è un’altra grave minaccia alla loro esistenza.
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Ma gli scienziati che le osservano hanno scoperto che ancora una volta le balene si stanno adattando: cercano nuove forme di alimentazione in sostituzione di quelle depredate dagli umani, fanno fronte con coraggio a ogni nuova circostanza negativa, e si è notato che persino i canti delle megattere hanno subito modificazioni, forse per arrivare più lontano o per dire cose nuove che il nostro piccolo cervello non comprenderà mai. Le balene sono eterne, ha scritto Melville dopo avere contribuito a ucciderne molte. E fra un milione di anni, quando non ci saremo più, si racconteranno di come minuscoli esseri più crudeli delle orche, che non sapevano neppure nuotare bene, hanno una volta provato a sterminarle.
Biodiversità

Moby Dick più intelligente di Achab: "Così imparò a sfuggire ai balenieri"
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