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"Così ho costruito la mia casa di legno a impatto zero"

"Così ho costruito la mia casa di legno a impatto zero"

La dimora autosufficiente al 100% sull'Altopiano dei Sette Comuni (Asiago). "Niente chimica, solo trattamenti naturali, nessuna barriera architettonica. Ho fatto tutto con le mie mani, escluso il divano e la cucina", racconta Maurizio Zovi, medico in pensione di 70 anni con la passione del bricolage

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La casetta di legno per giocare con gli amici l'abbiamo sognata in tanti, da bambini, anche se i più hanno dovuto accontentarsi... delle costruzioni in Lego. Ma c'è un uomo, sull'Altopiano dei Sette Comuni, che quel sogno infantile ha continuato a coltivarlo per tutta la vita: se da bambino si costruiva le capanne nei boschi dietro casa, ora vive in una splendida dimora tutta di legno di circa 240 metri quadri, realizzata con le sue stesse mani, in cui si incontrano praticità e bellezza, natura e tecnologia; una casa esemplare per le soluzioni costruttive adottate, che le consentono di essere completamente autosufficiente dal punto di vista energetico.


Ma prima di descriverla, qualche parola va spesa per lui, il proprietario-costruttore: Maurizio Zovi ha 70 anni, è stato primario ortopedico in un ospedale del posto e anche presidente della locale Cassa Rurale; è figlio di un maresciallo della guardia forestale di Roana e fratello di quel Daniele Zovi che dopo aver comandato per anni il Corpo Forestale del Veneto ora scrive libri di successo sui boschi, gli animali, la neve. Ma se si parla di lavorazione del legno è lui, Maurizio, a vincere a mani basse sul fratello. "Fin da bambino ho sempre avuto una grande manualità – racconta – Poi durante il liceo d'estate facevo dei lavori manuali: il boscaiolo, il posatore di pavimenti, anche il manovale edile".

Nel grande cortile tra la sua nuova casa - in una posizione panoramica sopra il paese natale, da cui si vede tutto l'altopiano - e quella, sempre di legno, costruita anni fa e che ha regalato al figlio Andrea, c'è anche una moderna falegnameria, dove l'ex ortopedico taglia, pialla, leviga il legno, proveniente dalle foreste circostanti devastate nel 2018 dalla tempesta Vaia, per realizzare mobili e sculture per sé e per gli amici. "In casa – spiega orgoglioso – escluso il divano e la cucina ho fatto tutto con le mie mani".


Zovi ha un'altra particolarità, che forse... spiega i suoi exploit nella carpenteria: non usa computer né telefonino, anche se non disprezza affatto la tecnologia: "Quando vedo i mei amici frugare freneticamente nelle tasche per rispondere al primo squillo dell'apparecchio, mi viene da ridere e sono contento della mia scelta: il cellulare non servirebbe a me, ma a chiunque avesse il mio numero per trovarmi quando vuole lui. A me il telefono fisso basta e avanza". Poi, certo, la moglie Norma e il figlio Andrea lo aiutano a restare in contatto anche virtuale col mondo esterno, e anche a cercare su internet gli attrezzi più moderni per il suo hobby e i materiali più avanzati per la sua casa. Ad Andrea in particolare, che ha fatto studi di architettura, si devono molte delle soluzioni tecnologiche applicate alla costruzione del fabbricato.


Ma accanto alla tecnologia a fare la differenza è stata la conoscenza del legno e delle modalità di lavorazione ereditate da generazioni di boscaioli e carpentieri altopianesi; prendiamo le scandole, ad esempio, con cui è realizzato il tetto, come nel passato. "Sono molto più impermeabili e durano di più se invece di essere tagliate vengono spaccate, seguendo le venature del tronco", spiega Zovi.

E poi ci sono i trattamenti a cui è stato sottoposto il legno utilizzato: "Zero chimica. Sarebbe stato un controsenso coprirlo di vernici, impregnanti o mordenti". Ma come evitarne il degrado? "Le tavole che rivestono le pareti esterne, le scandole stesse, i serramenti, sono stati sottoposti a un lungo essicamento in forni a 240°C, che ne ha rimosso parassiti, umidità e resina, rendendoli perfettamente resistenti alle intemperie e al passare del tempo". Inoltre il trattamento naturale coi sali di boro - che come spiega Andrea “vetrificano a temperature relativamente basse impedendo all'ossigeno di reagire nella combustione” - rende anche il legno assolutamente ignifugo.


 Ma ogni aspetto della casa – la cui realizzazione ha richiesto tre anni di lavoro – è stato studiato nel dettaglio per aggiungere alla sostenibilità estetica e comfort. Per rimanere all'esterno, ad esempio, l'orientamento dell'edificio e l'inclinazione del tetto (80 gradi) sono state pensate per ottimizzare l'esposizione solare, ricavando quindi il massimo di luce e calore. I pannelli fotovoltaici, montati in serie separate per evitare il black-out in caso di malfunzionamento di qualche elemento, forniscono 6 kw di energia, che viene immagazzinata da un accumulatore da 7,5 kw, che basta e avanza al fabbisogno della casa anche in caso di prolungati periodi di maltempo.

"La struttura del fabbricato – aggiunge Zovi - è una grande gabbia di travature di robustissimo larice da 16 cm di lato, che appoggia su fondamenta costituite da un sistema di cupolini che garantiscono la resistenza antisismica e la circolazione dell'aria nelle intercapedini, per assicurare l'isolamento termico ma impedendo la formazione di umidità e di condensa".

Le grondaie poi, raccolgono l'acqua piovana in una cisterna interrata da 9mila litri, che tramite un autoclave rifornisce i sanitari e lascia acqua sufficiente per l'irrigazione dell'orto e del giardino. Anche le pareti sono un mix di tradizione, natura e tecnologia: lo spessore complessivo è di 50 centimetri, e tra il tavolato esterno (montato con la tecnica a maschio-femmina alternati per evitare distorsioni e anche il ricorso ai chiodi) e la superficie interna di legno e fibrogesso (gesso naturale cotto e fibre di cellulosa) ci sono strati diversificati di isolanti naturali contro la dispersione termica, i vapori e i rumori.

Maurizio Zovi
Maurizio Zovi 

Anche l'interno dell'abitazione, composto da piano terra e sottotetto, è un trionfo del legno, che trasmette una sensazione di calore, serenità e comfort: travi a vista, pavimenti, soffitti, scale. Ma a troneggiare fra cucina e salone c'è una grande stube (naturalmente a emissioni super ridotte), a cui basta una quindicina di chili di legno secco d'abete rosso dei boschi vicini per riscaldare tutta la casa per 24 ore: "E' talmente efficiente – spiega il proprietario – che ci ha consentito persino in questo freddo inverno di non utilizzare l'impianto di riscaldamento a pavimento", a sua volta alimentato da una centrale che brucia cippato di legno e fornisce acqua calda a entrambe le abitazioni. Nei locali aleggia un profumo di resina e cera: sono le sostanze naturali, assieme alla trementina (derivata dalla resina), con cui Maurizio Zovi ha trattato i mobili nuovi e quelli vecchi, restaurati dopo averli recuperati in cantine o discariche: ad ogni antica madia, ogni armadio, ogni comò corrisponde il ricordo di una persona, un episodio, una storia, scritta nelle pieghe e nei nodi del legno. "Quello a cui sono più affezionato - racconta il proprietario - è questa scansia recuperata dal negozio di alimentari di mio nonno, e ora diventata - dopo un lungo lavoro di recupero - una libreria".


Molto altro ci sarebbe da dire della casa, dalle pareti di resina lavabile di cui sono foderati i bagni, all'impianto aspirapolvere col sistema vacuum (con le bocchette nelle pareti), all'assenza di barriere architettoniche ("nel mio lavoro ho visto troppe famiglie nei guai quando un congiunto si è ritrovato in carrozzina", commenta l'ex ortopedico); almeno una riflessione però va fatta sul perché di questa impresa, sui costi sostenuti e su quanto una costruzione del genere possa diventare uno standard a cui guardare, in tempi come questi in cui uno stile di vita ad emissioni zero sta diventando la condizione inderogabile per la sopravvivenza della nostra specie a fronte dei cambiamenti climatici.


"Da tempo volevo una casa col minimo impatto ambientale – spiega Maurizio Zovi – che si potesse riscaldare senza sentirsi in colpa per le emissioni prodotte. E poi ho voluto anche che fosse autosufficiente dal punto di vista energetico: per quanto mi riguarda arabi e russi possono anche chiudere i rubinetti del gas e del petrolio per sempre, non ne risentirei minimamente".

Quanto ai costi, "in realtà sono analoghi a quelli per una casa tradizionale - spiega il figlio Andrea - cioè sui 2 mila euro a metro quadro. Certo, se calcolassimo il lavoro che ci ha messo direttamente mio padre le spese sarebbero state ben altre. Ma ci sono sul mercato nuovi materiali e soluzioni industriali che consentono prestazioni analoghe a prezzi molto inferiori". Se infatti ogni costruzione fa storia a sé, per il contesto in cui sorge e le disponibilità di soldi, tempo, energie dei proprietari, questa casa è come un prototipo, che dimostra che le soluzioni per abitare al meglio senza devastare la natura ci sono già, e potranno essere sempre più alla nostra portata se avranno il supporto di politiche adeguate.